Giulia’s Mother è un duo che in questo ottobre ha pubblicato il proprio secondo album. Here. Una sola parola per descrivere un mondo immenso nel quale perdersi riscoprendo la curiosità di un ascolto sincero. Un mondo musicale eterogeneo e fresco, forse disordinato, ma originale e inusuale. Li abbiamo incontrati appena prima di poterli ascoltare dal vivo nel tour che sta per iniziare.
Il vostro secondo album, Here, è uscito da pochissimi giorni. Un disco molto appassionato e vario, capace di stupire nei dettagli ma anche con alcune splendide soluzioni d’insieme. Ora che è disponibile al pubblico, vi è giunto all’orecchio qualche commento che più degli altri vi ha stupito?
Siamo contenti dei messaggi ricevuti da chi già ci aveva conosciuto con il nostro primo album Truth. Abbiamo un pubblico di cui siamo orgogliosi. Molti si sono soffermati su brani come Here, Consciousness, Past che pensavamo potessero essere quelli più difficili al primo ascolto ma che sentiamo completi da un punto di vista compositivo e di scrittura, viaggi interiori a tutti gli effetti, ci hanno stupito i loro commenti.
Vorrei fare un passo indietro e chiedervi di parlarci della vostra zattera. Qualche mese fa avete deciso di intraprendere un viaggio folle: da Torino alla foce del Po a bordo di una zattera. Come mai questa idea? Cosa cercavate e cosa avete trovato?
Volevamo dare un’immagine di noi che ci rappresentasse come la nostra musica: una musica “da viaggio”, in ogni senso che un viaggio può avere. È accaduto tutto molto spontaneamente ed è stato magico sognare questa impresa, affrontarla con tante persone al nostro fianco, eravamo una vera e propria ciurma! Dai registi al cuoco, dal fotografo ai giornalisti. È stato emozionante, qualcosa che ancora non comprendiamo a pieno: a vedere le foto e i filmati non ci sembra vero. Abbiamo cercato di raccontare bene cos’è per noi Giulia’s Mother e abbiamo trovato un lato bellissimo del nostro progetto. Perché Giulia’s Mother non sono due persone: Giulia’s Mother è chiunque abbia voglia di sognare e crede che cose come costruire una zattera e navigare per 500 km per arrivare al mare sia possibile, a prescindere che ce la si faccia o meno.
Un bel video su YouTube riassume l’avventura. Due immagini mi hanno colpito: la pioggia battente sui vostri volti sorridenti; l’incontro con il mare e l’emozione nei vostri occhi. C’è (o ci sarà) una canzone per raccontare tutto ciò?
Quando siamo arrivati al mare abbiamo registrato Memory, sul pontile di una famiglia la quale ci ha confidato che desiderava organizzare un concerto proprio lì… e guarda caso siamo arrivati noi! Su quel pontile abbiamo registrato con un’emozione autentica mai provata prima. Ogni canzone che verrà sarà comunque frutto di questo viaggio magnifico.
Il rapporto tra la vostra creatività e la dimensione live è legato a doppio filo. Here è stato registrato negli studi Andromeda di Maurizio Borgna e Max Casacci (Subsonica). E’ stata scelta una registrazione in presa diretta, vero? Per quale motivo?
La nostra musica per come è stata composta finora, è la descrizione di un’emozione. Fatta di pause, respiri, cambi di intenzioni più che di velocità. Più che ascoltare un metronomo preferiamo ascoltarci tra noi, ed essendo solo in due riusciamo a gestire bene questo tipo di esecuzione. Come accade nei live.
Ascoltandovi, però, viene da pensare che i vostri riferimenti musicali non siano propriamente affini ai Subsonica. Da critica e uffici stampa siete stati affiancati a nomi quali Bon Iver e James Blake, ma in verità quali sono i riferimenti che voi ritenete più vicini?
Abbiamo sempre ascoltato di tutto. Ultimamente forse hanno preso il sopravvento sonorità più nordiche, Sigur Rós in primis. Ma anche il mondo dei Beirut o degli Alt-J, o la scrittura dei Baustelle. Come vedi non abbiamo un’omogeneità nei nostri ascolti. Questo è un bene, crediamo: etichettare e definire in musica finisce per creare schemi. L’arte non ha schemi.
All’interno di Here mi è sembrato di scovare anche reminiscenze grunge e post rock: sono molto lontano?
No, vicinissimo anzi, certe cose in Here le ricollego sicuramente a un’influenza forte dei Nirvana. Personalmente adoro la sporcizia di certi suoni, necessaria a descrivere un certo tipo di stato mentale.
Che ruolo hanno i testi nei brani dei Giulia’s Mother? Vengono partoriti in funzione della musica o accade il contrario?
Per noi arriva sempre prima la parte musicale, istintivamente. Ci ritiriamo in Casina (una casa che abbiamo in collina isolata dal mondo) e schiacciemo REC. La musica è la traduzione delle nostre emozioni, dopo arrivano i testi che sono un’ulteriore traduzione, più consapevole, spesso guidata da metafore legate alle letture o argomenti che ci appassionano particolarmente in quel determinato periodo.
Oltre è il brano che non ci si aspetta, la chicca che sconvolge la realtà. Al suo ascolto la sensazione che ho avuto è di ascoltare un brano senza tempo, lontano dall’ “oggi”, dall’attualità. Un brano alieno, puro. Potete dirci qualcosa di vostro su questo brano?
Che bello, grazie. “Fuori dal tempo” è una condizione alla quale ogni opera dovrebbe tendere. La lingua italiana è una sfida forte per noi che abbiamo un’attitudine da musicisti piuttosto che da cantautori. Oltre è nata spontaneamente chitarra e voce una sera sul letto, avevo la chitarra con un’accordatura aperta in Mi (bemolle) e per gioco anziché cominciare a cantare in inglese ho provato in italiano… avevo quella melodia che mi girava in testa da giorni.
Voi siete giovani, ma comunque il secondo disco è considerato un po’ un passaggio al periodo della maturità. Come vi vedete in questo momento? Come osservate il precedente lavoro con gli occhi di oggi?
Questo disco è sicuramente più consapevole e lo amiamo molto. Il primo ha dalla sua quella magia irreplicabile di non sapere ancora cosa era Giulia’s Mother, il nostro suono, le cose bellissime che ci avrebbe portato, era in tutto e per tutto una scoperta. Here è un’evoluzione, come deve essere ed è bellissimo spingersi oltre, conoscersi un po’ di più.
Come vi ponete, invece, nei confronti del vostro futuro che inizierà fra pochi giorni con il release tour in partenza all’Off di Bologna?
Siamo impazienti di rincontrare persone che ci avevano conosciuto con il primo album e di conoscerne di nuove. A Bologna non abbiamo mai suonato però c’è chi farà chilometri per venire a sentirci e questo è meraviglioso. Speriamo di regalare un bel concerto e bei momenti a chi ascolterà questo disco ovunque questa persona si trovi. Il senso della musica per noi sta nel lasciare qualcosa, è il gesto più importante al quale possiamo ambire.