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Prendere le distanze da tutto: intervista a Stella Maris

bandstellamarisAl di là delle mode, fuori dagli schemi dell’industria musicale italiana nasce il progetto Stella Maris, dal sapore nostalgico verso quegli anni ottanta di pop post-new wave. Dietro questa idea ci sono Umberto Maria Giardini, Ugo Cappadonia, Gianluca Bartolo (Il Pan del diavolo), Emanuele Alosi (La banda del pozzo) e Paolo Narduzzo (Universal Sex Arena). Un disco d’esordio denso di canzoni sul tema dell’amore più scomodo, quello omossessuale, proprio a sottolineare un modo di pensare la musica in maniera diversa da tutto quello che passa per i media italiani di questi ulitmi giorni.

Come è nato il nome di questo nuovo progetto?
Umberto, quando ancora ci vedevamo senza un’idea precisa di cosa fare, prese l’incarico di pensare a qualcosa di originale, lontano da tutto ciò che tristemente si sente in giro. Volevamo qualcosa di classico, ma non austero. Stella Maris era il nome del convitto dove sua madre trascorse alcuni anni della sua giovinezza attorno agli anni  quaranta. Ci è subito sembrato adatto a noi, adatto alla nostra musica e al nostro immaginario.

La principale cifra distintiva di questo progetto è il sound marcatamente ispirato al pop anni ottanta, un post-new-wave revival, soprattutto nel suono delle chitarre. Citando e parafrasando due canzoni, ti pongo due domande. Cosa è rimasto di quegli anni ottanta? Allora si esce vivi dagli anni ottanta e forse anche con un po’ di nostalgia per quel modo di pensare il pop rispetto ad oggi?
Di quegli anni è rimasto poco, oppure tanto per chi musicalmente li amati così intensamente. Erano anni ingenui e ancora non del tutto intaccati dal marciume puzzolente della nostra epoca attuale, fatta di tv becera e da musicisti con sempre meno da dire. “Si esce vivi dagli anni ottanta” è una citazione estremamente banale e strasentita a cui non ci sentiamo di rispondere nulla, perchè non abbiamo nulla da dire a riguardo. Se ci si guarda indietro invece la nostalgia è tanta, ma non per l’eroina che ha lasciato dietro tante vittime, bensì per un’epoca che non tornerà più, dove le cose accadevano con una semplicità oggi imbarazzante. Oggi quello che conta davvero è il cattivo gusto e la televisione, vanno a braccietto, un po’ come la radio e la pubblicità.

A livello di scrittura dei testi sembra riemergere il primo Moltheni. Il tema dell’amore è affrontato in una maniera particolare come sempre ed in tutte le sue sfumature. Qual è l’amore raccontato nei testi di Stella Maris?
L’amore a cui fanno riferimento i testi di questo primo album di Stella Maris sono esclusivamente riferiti all’amore omosessuale.

Come è nata Coglierti nel fatto?
Come le altre, suonando e girando attorno ad un giro di voce e accordi.

Come è stata l’intesa tra i vari membri di questo super-gruppo? E’ vero che molte canzoni sono nate sul divano di casa?
C’è stata subito una grossa intesa, dettata da un’idea di base di Umberto, soprattutto su ciò che dovevano essere il suono e le atmosfere del disco. Il resto è venuto da sè, esperienza, voglia di stare assieme e suonare hanno chiuso il cerchio. Molti pezzi sono nati sul divano, sì, strimpellando riff con Umberto che si lamentava, il resto è stato un lavoro minuzioso ma velocissimo. In tre mesi i pezzi c’erano quasi tutti.

Questo disco sarebbe uscito anche senza centrare la campagna di crowdfunding?
Chi può dirlo? forse sì, forse no…

Riuscirete a portare questo progetto in versione live?
Assolutamente sì, siamo musicisti, è il nostro lavoro.

Umberto, cosa pensi dei talent-show e del modo di fruire la musica via spotify?
Non li seguo e non mi piacciono. Non ascolto musica da Spotyfy ma non ho nulla contro chi lo fa.

Cinque dischi degli anni ottanta-novanta che in un qualche modo hanno ispirato questo disco?
Questo lavoro non è stato ispirato da nessun disco, è stato ispirato da un suono e dall’atmosfera che in quegli anni si ascoltava in progetti come Lotus Eaters, Smiths, Pale fountains, Echo and the bunnymen, Lloyd Cole and the commotions e tanti tanti altri. Una sorte di testimone mai raccolto da nessuno, se non altro in Italia dove oggi il rap (mi correggo, quello che chiamano rap ma che rap non è) detta legge fuori misura, in un mercato fisionomicamente bruttissimo, senza ricerca del bello, insomma italiano. Stella Maris prende le distanza da tutto questo e respira.

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