“Un uomo è ricco in proporzione al numero di cose delle quali può fare a meno” (H. D. Thoreau – Walden ovvero vita nei boschi, 1854)
Questa verità urla e si libera, mentre il tempo e lo spazio assumono nuovi ritmi e contorni diafani nel verde intenso dei castelli di Jesi. Un verde che sembra ingoiare le anime belle che lo scelgono. Le ingoia per intonare con ogni sua vigna, con ogni suo fiore, con ogni suo respiro quella verità. È fisico e, al tempo stesso, trascendente l’abbraccio della natura che fa da sfondo ad uno dei festival più particolari della Penisola. Ed è rigenerante, poiché riporta ad un contatto vero e sincero con una forma di disobbedienza che dal singolo si fa collettiva. Il Festival Musica Distesa dei fratelli Corrado e Giuliano Dottori (vignaiolo ribelle il primo, cantautore e produttore musicale il secondo) ha accolto nelle sue specialissime giornate persone arrivate da svariate città, anche molto lontane. Persone che hanno consapevolmente scelto di partecipare ad un evento culturale ricco di significato, schierarsi vuol proprio dire “esserci” dentro un’alternativa al sistema socio-politico odierno in discesa libera sulle rovine dell’egoismo e dell’individualismo. Siamo ricchi quando insieme ci bastiamo, lontano da ruoli e frenesie fasulle di un’economia che tutto consuma, l’anima in primis.
La cultura e la cura del buon vino e del buon cibo, il contatto con la campagna, l’importanza dell’incontro con l’altro ovvero la centralità del dialogo e del confronto, l’originalità della proposta musicale sono tutti elementi che rendono il festival un appuntamento fondamentale con quella verità di cui sopra. Quella verità di cui Musica Distesa è eco profonda e categorica. Le quattro serate sono state possibili grazie alla passione e alla professionalità di uno staff affiatato ed efficiente; puntuale e attenta la cura dei suoni ad opera di P. Perego e F. Campanozzi (Casa Medusa); poetico e sapiente l’occhio di Claudio Del Monte, che ha firmato le immagini fisse e in movimento di ogni attimo del festival e l’ideazione degli allestimenti dei palchi; impeccabile e coerente la direzione artistica di Giuliano Dottori; imprescindibili la visione eclettica e il coraggio di Corrado Dottori.
La nona edizione ha goduto di un’anteprima il 28 Giugno presso il MIG (Musei In Grotta di Cupramontana) con il set del cantautore cremasco Nicola Savi Ferrari. Poi il seguito si è svolto presso l’Agriturismo La Distesa, tra fiumi di verdicchio e pasti genuini (apprezzatissime le postazioni di Apescheria “gamber”, I Fritti di Anna Rosa, Cucina Ribelle CSA Sisma), tra l’esaltazione dell’universo femminile e del ritmo meticcio, nell’alternarsi delle performance tra il palco principale e quello più piccolo in zona piscina. Il 29 Giugno Mèsa, Eleviole?, I’m Not a blonde e Cristina Donà, indiscussa regina del cantautorato nostrano, hanno ammaliato e conquistato i presenti; sul fienile ha trovato spazio l’installazione Provviste per l’inverno di Beatrice Pucci, un’occasione di meditazione per rientrare in contatto con se stessi tra le trame della natura. Il 30 Giugno l’incontro con il filosofo del gusto Gaetano Saccoccio ha spinto riflessioni tra vino, birra, sake e musica. Splendide e coinvolgenti le incursioni targate Mitoka Samba, orchestra di percussioni e prima scuola di samba in Italia. I due palchi hanno visto protagonisti Balera Favela, Phoenician Drive, Les Enfants, Deux Alpes. Menzione speciale per la grazia e la raffinatezza di Franco e La repubblica dei mostri. Altra menzione speciale per la carica groove e l’energia afro funk / tropical rock degli Hit-Kunle, trascinati dalla giovanissima italo-nigeriana Folake Oladun. Luglio inizia nel segno del relax, scandito da tre interessanti laboratori: VinYoga – Un viaggio per scoprire l’essenza del vino”, un percorso a cura dalla yogini e sommelier Amy Wadman; “Acid Trips – Dal Lambic alle Italian grape ales”, a cura del titolare del Jack Rabbit di Jesi Marco Tombini e dal giudice BJCP Cristiano Spadoni,un excursus sul mondo delle birre acide; “Just Like a Woman – Quando il vino parla al femminile”, una degustazione sui generis tra Bob Dylan, le donne e il vino naturale: quattro storie di vignaiole raccontate da Stefano Amerighi. E ovviamente pranzo disteso e festa finale con bagno notturno in piscina, dopo lo scaramantico saluto all’ultima edizione! Non è stata l’ultima, non lo sarà. Sperarlo fa sorridere, fa bene. Perché riporta alla verità di Thoreau. Musica Distesa, come ogni forma di resistenza culturale, ricorda la linea netta di divisione tra il superfluo e l’essenziale, tra ciò che ci impoverisce e ciò che ci rende combattenti di cuore.
Foto di Claudio Del Monte