L’infaticabile Paul mette a segno un altro colpo, il diciassettesimo da solista. La biografia di McCartney ha un che di frenetico, di inarrestabile vitalità: nei cinque anni trascorsi tra New e il nuovo album di inediti Egypt Station sir Paul ha suonato in tour in giro per il mondo, è stato autore di colonne sonore e collaboratore di altri progetti, come quello del vecchio amico Ringo, ma ha anche scritto brani per Charlotte Gainsbourg e perfino suonato la batteria in Sunday rain dei Foo Fighters, giusto per capirci. Ed è proprio il produttore di quell’album, Greg Kurstin, che Macca ha voluto al suo fianco per ottenere quel sound sempre attuale e aggiornato che arricchisce in studio l’assetto granitico della sua band ‘americana’, con i versatili Rusty Anderson e Brian Ray alle chitarre e Abe Laboriel Jr. alla batteria, che lo accompagnano dal famoso concerto a New York seguito agli attentati dell’11 settembre. Il concept che ne è scaturito, ispirato da un vecchio disegno dello stesso Paul, rimanda al passato, ma senza nostalgia e soprattutto senza inutili ripetizioni. Con Opening Station si entra in stazione come nel teatro immaginario di Sgt. Pepper’s, dove troviamo ad accoglierci il piano malinconico di I Don’t Know, con quella voce al miele che non perde fluidità, anzi, acquista col tempo aromi e sapori, sulla collaudata cadenza andante che risale a Let ’em in da Wings at the speed of sound (1976). Un disegno discendente sui timpani di Abe Laboriel Jr. è il marchio tonante di Come On to Me, brano tutto giocato su ritmo energico, dinamismo rock, coretti alla Simpathy for the devil dei (presunti) rivali Stones, fiati motown (vecchia passione), piani acidi e saturazioni. Happy with You è una ballata proveniente dall’immaginario bucolico di Macca, come Blackbird e Mother nature’s sun, un luogo ormai frequentato e celebre, ma del quale solo l’autore conosce ed esplora i confini, continuando a snocciolare perle laddove altri, ormai paghi dei traguardi, avrebbero e spesso hanno rinunciato alla ricerca, all’esperienza. Viene da lì il ricordo fischiante di Hendrix che introduce Who Cares, dichiarazione di anarchia e pop, ‘left in the rain’, popolare come Paul è sempre stato, senza rinunciare al suo essere autentico, personale, e al contempo senza rinchiudersi in una torre d’avorio. Sempre attento a fiutare cambiamenti e confrontarsi col presente: ed ecco Fuh You, col suo slang urbano. Pare di vederlo il baronetto, in veste da camera seduto su una comoda poltrona del suo maniero, che si imbatte per caso in un video, uno dei tanti, di un brano commerciale e sguaiato; lo ascolta divertito e finisce per esclamare ‘carino‘, se la ride, ‘vediamo un po’ come funziona, divertente, si’, mentre inizia a strimpellare, come solo lui può permettersi, ‘e se qui aggiungessimo un taglio con archi glissati e un pizzico di mistero… tipo… così, già, mi pare che vada meglio. Ah se ci fosse Martin, ci saremmo ancora divertiti insieme‘. Pare proprio andata così. Così come tre anni fa aveva scritto e inciso un singolo nientemeno che con Kanye West e Rihanna. Puro divertissement, ma anche riconoscimento di un potenziale vocale, senza pregiudizi. Ma poi, regolati i conti col mainstream, imbraccia uno dei suoi chitarroni per l’attacco di una ballata calda e accogliente, Confidante, con quel magnifico passaggio sui bassi e la melodia liquorosa. People Want Peace scalderà i live con la sua coralità da inno che già qui concede il piacere di ritrovare la voce raffinata di Inara George (già attiva con Kurstin nello stiloso progetto The Bird and the Bee). Non basta, ed ecco la voce aspirata di Hand in Hand, armonie in minore e flauti densi a metà tra il melò romantico e il folk dei Fairport Convention. Non basta ancora e a 76 anni suonati c’è ancora la fresca inventiva di una linea di basso vivace, fluida, di sostegno solido e colore cangiante come quella di Dominoes, memore delle costruzioni armoniche dei Wings e dei loop psichedelici beatlesiani, rifatti qui con la vecchia tecnica analogica dei nastri ad anello.
È un disco fatto di stazioni e si viaggia da un capo all’altro del mondo, così in Back in Brazil la band prende a bordo le ritmiche esotiche e il fraseggio spezzato dei Talking Heads, stipati in un bagaglio di esotismi, colpi dance, sussurri e scaglie metalliche. A Brian Wilson non sarà mai abbastanza grato McCartney, e forse ancora piange scrivendo un brano come Do It Now, la cui spinetta e melodia riecheggiano She’s leaving home. Cos’è successo da allora? È ormai anziana la donna che anni fa scappò di casa, bye bye, e racconta ora con passione la sua storia, rivendica la sua scelta. Caesar Rock è la fermata mediterranea: dalle rarefazioni desertiche dell’Egitto richiamato nel titolo fino al passaggio semitonale degli accordi tipico del flamenco, reinventato in una sorta di funky-rock eclettico, esoterico. Despite Repeated Warnings sarebbe forse restata una sbiadita Golden slumber, epilogo calante dell’album, senza il balzo improvviso che la trasforma in una cosa del tutto diversa, una girandola di colpi di scena inaspettati, brusche accelerate, scoppi e ritorni, cori e visioni orchestrali, campionario di stili e consapevolezza di aver stile e talento da vendere. Così si torna in stazione con Station II, sembra la fine epica di un viaggio che potrebbe con soddisfazione concludersi, ma il rock non può fermarsi, una chitarra distorta grezza come i Kinks introduce al ritmo sincopato di Hunt You Down/Naked/C-Link, un trittico che fonde vorticosamente suoni, strumenti, stili, punk, rock, melodia, cori, bizzarria, e un’insospettabile conclusione slow blues strumentale sospesa tra il Kashmir degli Zep e la pentatonica di David Gilmour. Macca save Music!
Credits
Label: Capitol Records – 2018
Line-up: Paul McCartney (lead and backing vocals, acoustic guitar, keyboards, bass guitar, percussion, drums, electric guitar, harmonica, tape loops) – Greg Kurstin (production, engineering, arrangements, keyboards), electric guitar, mellotron, percussion, backing vocal, marimba, sound effects, vibraphone) – Rob Millet (cimbalom) – Paul “Wix” Wickens (keyboards) – Abe Laboriel Jr. (drums, percussion, tack piano, backing vocals) – Rusty Anderson (electric guitar, backing vocals, acoustic guitar) – Brian Ray (electric guitar, bass guitar, backing vocals, acoustic guitar) – Tim Loo (cello) – Greg Phillinganes (piano) – Pedro Eustache (flute, duduk) – Ryan Tedder (backing vocals, programming) – Zach Skelton (programming) – Inara George, Alex Pasco, Matt Tuggle, Collin Kadlec (backing vocals) – Vanessa Freebairn-Smith (cello) – Jodi Burnett (cello) – Caroline Le’gene, Roy Bennett (backing vocals) – Julian Burg (backing vocal)
Tracklist:
- Opening Station
- I don’t know
- Come On to Me
- Happy with You
- Who Cares
- Fuh You
- Confidante
- People Want Peace
- Hand in Hand
- Dominoes
- Back in Brazil
- Do It Now
- Caesar Rock
- Despite Repeated Warnings
- Station II
- Hunt You Down/Naked/C-Link
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