Il nostro Bel Paese è ancora capace di bellezza. Solo che non la vediamo, in un periodo storico che sembra darci solo il peggio e manca di curiosità. Basterebbe fare un piccolo sforzo, andare oltre le mode imposte del momento, per rimanere stupiti. Così facendo potreste imbattervi in Giobbe, cantautore partenopeo di grande esperienza e sensibilità. Oggi non è facile farsi notare, troppo spesso progetti molto belli devono venire autoprodotti con sacrifici, e così è per il nostro Giobbe, che non è nuovo nel panorama musicale. Ha già un trascorso di tutto rispetto con il suo gruppo, The Disappearing One, collaborazioni, numerosi concerti e palchi condivisi con alcuni dei nostri nomi più interessanti, come Perturbazione, The Niro, Paolo Benvegnù, fino all’esordio solista con About Places nel 2015 (viaggio attraverso i suoi posti del cuore).
Torna con Beneath the Looming Blanket, co-prodotto dalla “I Make Records” di Francesco Tedesco. Fabio Giobbe è nato a Napoli, vive a Capua e canta in inglese (ottima la sua pronuncia visto che è anche un insegnante laureato in lingue). Questo è un disco più introspettivo e malinconico del primo. Sicuramente porta con sé la stanchezza, le porte in faccia e le delusioni del quotidiano. Il titolo si riferisce principalmente ad uno stato d’animo personale, che sfocia inevitabilmente verso riflessioni sui nostri giorni. Riflessioni scaturite da notti insonni e agitate, e da un periodo di forte ansia e stress. Male comune dei tempi.
La sua musica guarda al folk, soprattutto alla genuinità di certa scena irlandese, un nome su tutti Glen Hansard, di cui Giobbe è un grande estimatore. In Down in the Dumps Again omaggia proprio i cari Frames e la loro What happens when the heart just stops, con la frase: “So what happens when it all weighs down on my chest?”. Allo stesso tempo c’è lo spirito grunge, quello che scava così nel profondo fino a sanguinare, alla Soundgarden, e Chris Cornell è un altro grande nome di riferimento con cui condivide l’attitudine. Tanto è il legame da portarlo a scrivere May 18th, canzone dolcissima che racconta il giorno fatale della sua morte, di come appresa la notizia si sia tornati alle proprie attività (nel caso di Fabio in classe dai suoi studenti) con immensa fatica e dolore: “Too many places that I relate to your songs, too many phases with you that I’ve overcome. Tomorrow begat tomorrow but black is the sun, Your Sun” (chi ama davvero la musica sa). Riesce a trasmettere tutta la nostalgia e la mancanza che ancora oggi proviamo nel ricordarlo.
Si parla di amore in senso lato, degli affetti di sempre, di ritorno alle origini e al calore della casa natia. Busy in a Deep Sleep, ad esempio, parla dei suoi genitori che, come tutti, continuano a preoccuparsi e sempre lo faranno per il proprio figlio, e la notte solo quando lo sentiranno rientrare potranno dormire profondamente, tranquilli. Il video del brano è curato da Carlos Milite, che ha voluto ricreare quella tipica atmosfera da noir americano a cui l’immaginario collettivo Hollywoodiano ci ha abituato.
Giobbe è figlio dei nostri tempi e di una generazione messa a dura prova dalla precarietà che coinvolge tutti i settori della vita, dal lavoro alla famiglia, e racconta i bivi, le decisioni da prendere, il superamento dei momenti di crisi, quando si fatica a respirare, la testa gira e si è schiacciati dalle pressioni di ogni giorno. Ha un bellissimo timbro di voce (graffiante e rassicurante allo stesso tempo), e oltre all’eleganza del cantato e delle chitarre acustiche, alcuni pezzi sono impreziositi dai fiati, come nel brano di apertura A Sound Truce o lo splendido intervallo di tromba in Through the Snag. I brani vanno dalla pioggia alle schiarite, dalle cadute alle riprese. A un certo punto bisogna lasciare andare il passato e le persone che ne fanno parte, se non ci si riconosce più, imparare dagli errori e guardare avanti. Chiedendosi se gli sforzi fatti saranno mai abbastanza.
Uno dei momenti più alti è Looming Blankets, un pezzo bellissimo che riassume perfettamente l’umore dell’intero disco. E’ accompagnato da un video altrettanto suggestivo, dal respiro internazionale, che non ha nulla da invidiare alle più belle produzioni estere. Un vero gioiellino.
L’ultima canzone, Backward Steps, è la chiusura del cerchio, la quiete dopo la tempesta: dopo i momenti bui il ritorno alle radici, agli odori di casa, ai propri affetti e chitarre.
La copertina di Beneath the Looming Blanket è un’opera di Mike Dutton, attualmente direttore artistico di “Tonko House”, illustratore in passato per “Kidlist”, “YouTube”, e creatore di libri per bambini, fumetti ed alcune centinaia di doodle per “Google”.
Undici canzoni più due bonus tracks compongono un lavoro raffinato, da ascoltare perdendosi di notte o in un lungo viaggio in macchina. Viviamo una specie di catarsi assieme al suo autore, ci ritroviamo nei testi e negli stati d’animo raccontati, e allo stesso tempo le melodie riescono a rasserenarci e a donarci quella pausa di calma tanto agognata.
Traspare tutta la passione e la cura con cui Giobbe si approccia alla vita e alla musica. All’estero non avrebbe nessun problema a ritagliarsi il proprio spazio. Solita storia di un Paese intorpidito.
Il mio consiglio è di tenerlo d’occhio; prendete nota anche delle sue date live.
In un mondo sguaiato alzare la voce con stile è la vera rivoluzione.
Credits
Label: I Make Records – 2018
Line-up: Fabio Giobbe
Tracklist:
- A Sound Truce
- Busy in a Deep Sleep
- Looming Blankets
- Quick Sink into Doldrums
- Through the Snag
- Not Even Time
- A Tumble in a Bad Dream
- Down in the Dumps Again
- May 18th
- Dreary Burdens
- Clocking up the Miles
- Hurt My Folks – Bonus Track
- Backward Steps – Bonus Track
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