Dimenticate i falsetti e la melodia orecchiabile di Ffunny Ffrends, le ricercate atmosfere pop di Sex & Food: dalle session di quell’album, uscito ad aprile di quest’anno, siamo catapultati nel bel mezzo della guerra in Viet Nam. Ruban Nielson e soci ce la raccontano con una lunga e visionaria suite strumentale divisa in sette movimenti. Hanoi 1 porta in scena le truppe aviotrasportate che si lanciano dagli elicotteri tra pallottole fischianti, granate, esplosioni e puzza di napalm. Ma il sapore della vittoria si impantana presto nelle pesanti risaie di Hanoi 2, affettate dalla collosa chitarra del Frank Zappa di Grand Wazoo. Sferzati dalla pioggia battente orientale si avanza a fatica, si rallenta inesorabilmente fino a smarrirsi inerti nella giungla. Qui, nascosto dalle fronde, il mistico sáo trúc suonato dal vietnamita Minh Nguyen, rivela la presenza di Hanoi 3, un tempio buddista in rovina, abitato soltanto dalle ombre di una qualche meditazione perduta. La pace non regna più qui e la marcia riprende con Hanoi 4, l’incedere marziale, nazista di Bob Geldof in The Wall, ma il riff tagliente di Run like hell lascia ora il posto al ruggito terrificante di una belva braccata, senza più scampo. Per questo dalla fitta boscaglia di Hanoi 5 emerge, interpretato dal padre di Nielson, un Miles Davis elettrico con la sua tromba verticale che graffia le carni delle prede, senza pietà. Scorre lento il fiume che costeggia un villaggio, lento sotto il sole d’estate, lento come la chitarra pulita presa in prestito ai Byrds di Younger than yesterday, che risuona sulle acque dorate di Hanoi 6; sembra un loop ma non lo è, dichiarano lievi e piacevoli sbavature. L’attacco non giunge improvviso, tutti sanno che avverrà, ma nessuno può scappare, né le vittime, né i carnefici, destino ineluttabile e tragico narrato da un sassofono sofferto che pare Coltrane, dalle spesse trame dell’avanzata tra gli alberi alle urla primordiali della strage. Ed ecco che lo spettro di Hendrix si leva dai fanghi di Woodstock soffiando il vento dei suoi feedback sulle macerie di Hanoi 7, il villaggio raso al suolo. Un finale che inevitabilmente cita quello di Apocalipse now, e non si può chiedere di meglio.
Credits
Label: Jagjaguwar – 2018
Line-up: Ruban Nielson (guitar) – Kody Nielson (drums) – Jacob Portrait (bass) – Minh Nguyen (sáo trúc) – Chris Nielson (flugelhorn, keyboards, saxophone)
Tracklist:
- Hanoi 1
- Hanoi 2
- Hanoi 3
- Hanoi 4
- Hanoi 5
- Hanoi 6
- Hanoi 7
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