05. LUB DUB – …A Toys Orchestra
LUB DUB, un suono, quello del cuore. Ci accomuna, ci rende uguali, ci parla da dentro. Se potessimo sentire in ogni momento il suono del cuore di chi ci passa a fianco, chissà cosa accadrebbe? Forse diventeremmo pazzi, oppure migliori. Con l’album LUB DUB la band campana si interroga sulla profondità dell’animo, alla ricerca dell’universalità dell’essere umano. Lo fa con garbo e delicatezza, una buona dose di malinconia, un ispiratissimo mix di rock e pop. Dal primo album Cuckoo boohoo (2004) fino al precedente Butterfly Effect (2014) gli …A Toys Orchestra hanno sempre mantenuto in equilibro la componente introspettiva (con cupe e ballate) e quella più scanzonata che sente la necessità di alleggerire la tensione (con colori e musica capace di far saltare il pubblico). In questo ultimo album invece non c’è spazio per la spensieratezza: gli undici brani di LUB DUB ambiscono a trovare la libertà altrove.
04. Decade – Calibro 35
I Calibro 35 festeggiano i loro primi dieci anni e lo fanno regalandoci Decade, il loro sesto album in studio. I Calibro 35 allargano i loro confini, pur mantenendo una cifra stilistica ben precisa che è quella che li distingue e che ha permesso loro di ricevere riconoscimenti anche a livello internazionale. Decade è sicuramente uno degli album migliori dei Calibro 35, quello del salto di qualità. Un disco che li consacra come band in continuo movimento, che ha voglia di rinnovarsi pur non rinnegando le proprie origini e che ha ancora tanto da raccontare.
03. Vivere o morire – Francesco Motta
Vincitore Targa Tenco 2018, con Vivere o morire Francesco Motta ha dimostrato di essere il cantautore di questo decennio. Quel mantra Vivere o morire che caraterizza tutto il suo secondo album è quell’invito ad un certo tipo di spiritualità introspettiva che dovremmo seguire per salvarci da questi tempi dannati di vita social-media. Una scrittura profonda inspessita da un sound stratificato e ricco di particolari. Il cantautore livornese ha passato i vent’anni ed ha raggiunto un livello di scrittura adulta notevole. Il futuro è suo.
02. Ciao cuore – Riccardo Sinigallia
Dare suono e parole alla nostalgia, al guardarsi dietro di quarantanni e scavarsi dentro, fino a trovare quel brandello di luce mai dimenticato, è una cosa molto difficile, perchè ti segnerà e perchè se ci riesci segnerai anche chi ogni volta ti ascolterà. Devi avere la capacità di conoscere il tempo e la distanza, di valicare i limiti gravitazionali semplicemente dialogando con il tuo cuore che hai scoperto avere più memoria del cervello. Una memoria particolare, la memoria emozionale. Con il suo quarto album Ciao Cuore il cantautore e produttore romano Riccardo Sinigallia affonda le mani nella sua molle memoria emozionale e ad ogni pezzo ci strappa una lacrima di gioia, ci racconta un contrasto emotivo. Riccardo è l’unico artista italiano che riesce a immergere perfettamente la tradizione cantautorale italiana, quella segnata da Lucio Battisti, nel mare di intuizioni elettroniche che hanno avuto artisti internazionali come Aphex Twin, Radiohead e Bon Iver. Ciao Cuore è un disco che resterà nel tempo perchè il tempo che scorre sa raccontarlo con maestria ed emotività.
01. ‘O diavolo – Francesco Di Bella
Sottile, tenue, delicato. Malinconico, misurato, silenzioso. Sospiro, racconto, sussurro. Amarezza, corpi, veli, notti senza luna, strade desolate, passi solitari. Strade perdute. Sono quelle che attraversa con andatura sempre più riconoscibile e personale, quanto indefinibile e sfuggente, Francesco di Bella. A partire da un titolo spiazzante, ‘O Diavolo, evocativo di concetti antichi e condivisi, quanto attuali e individuali. E infatti la title track è una tammurriata, Alli uno, alli uno, anzi no un reggae dub, o forse una ballata pop, però, quel solo rock vintage alla fine, insomma il diavolo ha mille volti, un concetto arcaico e moderno che trova nella musica di Francesco il suo dolce e pacifico esorcista. Un rituale del quotidiano, già intravisto nel precedente album, che trova qui la sua piena espressione in brani come Scinne ambresso o Stella nera. Una dicotomia sintetizzata anche nella copertina dello street artist David Diavù Vecchiato, che trasfigura il feticcio ancestrale del male in acida icona della pop art.