Se avete amato la serie Stranger Things e ritenete cult film come I Goonies o Breakfast Club questo è il disco che fa per voi. A tre anni dal precedente The Bride (2016), infatti, Natasha Khan dedica un intero album agli anni ’80, citando esplicitamente Bananarama, Cyndi Lauper e Blue Nile, senza scordare le colonne sonore di un grande autore di musiche per il cinema come John Williams (Guerre Stellari, E.T.). Basterebbe forse Smalltown boy (1984) dei Bronski Beat per fissare il paradigma dell’operazione messa in campo, con quei sintetizzatori arpeggiati ossessivamente sul tempo in sostituzione del basso, le voci eteree e liriche, le tastiere di cristalli tamburellanti, tuttavia Lost Girls non è una copia anastatica e va ben oltre il semplice omaggio, confermando le doti di scrittura e interpretazione di Natasha Khan. Sin dall’iniziale Kids in the Dark coi suoi timpani roboanti e i bassi di gelatina che fanno da tappeto a una romantica melodia d’amore, al ritmo di un dolce ticchettio che discende direttamente da Time after time di Cindy Lauper, inquadrando subito il decennio di riferimento dell’album. The Hunger svela inquietudini profonde sin dall’attacco (‘take a trip’) dell’organo spettrale, in uno sviluppo a più voci che richiama in più di un punto il Peter Gabriel di So, forse anche per il basso corposo degno di Tony Levin, la chitarra minimale alla David Rhodes e quello scampanellio di tastiere che risale fino a San Jacinto. In Feel for You una chitarra presa in prestito a Let’s dance di David Bowie si inserisce sul danzante ritmo percussivo africano, suggestione etnica filtrata attraverso le costruzioni immaginifiche dei Talking Heads. Non a caso la stratificazione di strumenti, qui come nel resto dell’album, dipinge un quadro di atmosfera fiabesca e drammaticità preraffaellita, con un pathos che si ritrova nelle rarefatte architetture di Desert Man, con le sue gocce di piano e i cori epici. Jasmine, con quell’arpeggio iniziale e i bassi sintetici, sembra addirittura una sorta di versione adulta di Into the groove di Madonna, riletta con la voce matura di chi si mette a nudo nel racconto di un vissuto sofferto, mentre tastiere vorticose che potrebbero uscire benissimo da The lamb lies down on Broadway dei Genesis. L’ora si fa cupa e Miriam si sveglia a mezzanotte (film di Tony Scott del 1983, con David Bowie e Catherine Deneuve, che in originale s’intitola The Hunger, n.d.a.), mentre il sassofono ululante di Alex White annuncia l’arrivo funereo dei Vampires, avvolti nei neri mantelli in cerca di caldo sangue. So Good, attraverso un intro che ricorda l’attacco di Radio Ga Ga dei Queen, col suo basso sincopato e l’atmosfera fantascientifica del video, riporta il tutto sui binari più solari di un ritornello che fa il verso all’esuberanza di Cindy Lauper, mentre l’eleganza del pop ammiccante dei Tears For Fears s’intrufola leggera in Safe Tonight. Ma le trame anni ’80 non soffrono di nostalgia passatista e si colorano di suoni moderni che ne aggiornano le architetture e le visioni, come nella complessa e sognante Peach Sky, in cui l’assolo di vento graffiante e la voce filtrata ricorda gli esperimenti bizzarri e claustrofobici dei Fiery Furnaces. Una morbida ballata si spoglia del suo sound acustico nella conclusiva Mountains, che porta su un registro più caldo e profondo le armonie liriche di Kate Bush.
Credits
Label: AWAL – 2019
Line-up: Julianna Barwick (Vocals) – Jenn Decilveo (Producer, Programming, Synthesizer, Vocals) – Uzoechi Emenike (Bass, Programming, Synthesizer, Vocals) – Natasha Khan (Bass, Composer, Engineer, Guitar, Organ, Piano, Producer, Programming, Synthesizer, Vocals) – John Carroll Kirby (Synthesizer) – MNEK (Producer) – Leland Naylor (Vocals) – Charles Scott IV (Additional Production, Bass, Drums, Guitar, Mixing, Programming, Synthesizer) – Alex White (Saxophone)
Tracklist:
- Kids in the Dark
- The Hunger
- Feel for You
- Desert Man
- Jasmine
- Vampires
- So Good
- Safe Tonight
- Peach Sky
- Mountains
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