Home / Recensioni / Album / Juice B Crypts – Battles

Juice B Crypts – Battles

Battles-Juice-B-CryptsCon il quarto album di studio i Battles, ormai ridotti a duo, provano a distruggere completamente le relazioni armoniche, come ha dichiarato lo stesso Ian Williams, forti di un cast di collaboratori di tutto rispetto. Sin dall’iniziale Ambulance, che introduce a un mondo futuristico in cui la musica classica passa attraverso i calcolatori come in Switched on Bach di Walter Carlos, per poi lanciarsi in una folle corsa di emergenza a sirene spiegate per un intervento nevrotico sulle nevrosi di domani (il bisticcio è voluto), come solo Fripp avrebbe potuto fare oggi: un loop singhiozzante e frenetico, un defibrillatore pestato sul petto, prima che tutto scompaia nelle nebbie della notte. Ma il risveglio è peggio dell’incubo e il suono robotico di A Loop So Nice… catapulta nell’alienante ripetizione quotidiana di gesti meccanici di automi insensibili. Dall’ipnotica performance degna del Mulo, che controlla le menti col Visi-Sonor nel ciclo delle Fondazioni di Asimov, emerge angosciante la voce di Xenia Rubinos, come un soprano che guadagni il proscenio interrompendo lo spettacolo col suo acuto tonante di denuncia e pathos, in cerca di quell’umanità perduta che annega nei suoni sintetici e il ritmo infernale di They Played It Twice. Il pubblico in sala comincia a bisbigliare, nella confusione di fondo si raduna un gruppo di “adepti del Mulo” i 落差草原 WWWW, band sperimentale di Tapei, che intona un mantra in una lingua arcana preparando l’epifania di Jon Anderson, da sempre fan dei Battles, che non appena apre bocca trasforma con la sua voce pulita Sugar Foot in un gustoso inedito degli Yes con tanto di basso corrosivo alla Chris Squire.
Per prendere fiato la band si ritira in meditazione a Fort Greene Park con un loop arpeggiato e ipnotico sul quale si leva come un respiro la chitarra in bending di Williams. Ma il ritmo non può essere trattenuto a lungo ed ecco che il suono industriale della batteria di Titanium 2 Step si colora delle cadenze funk di Prince e di una band cult dei primi anni ’80 come i Liquid Liquid il cui leader Sal Principato presta la voce alle evoluzioni indemoniate e dissonanti del brano. E la classica futurista di Carlos prosegue da Bach fino alle complesse inquietudini dispari di un Bela Bartòk, che si proiettano nel futuro con Hiro 3, incontrando lungo la strada l’hip hop rumoristico degli Shabazz Palaces, che dà un tono cool al freddo sound da vecchio calcolatore di Izm, ammorbidito dal fluido inserto di organo in chiusura. Ma il super computer è ormai impazzito e vomita ritmi sconnessi e bizzarri in Juice B Crypts, sorta di videogioco di guerra in cui blip sintetici si fondondo al drumming roboante dei timpani di John Stainer. Divisa in due parti speculari Last Supper on Shasta, riassume coi suoi 8 minuti scarsi l’intera parabola dell’album, grazie anche alla versatile voce soul di Tune-Yards, come a disegnare un circolo chiuso nel quale siamo inconsapevolmente costretti a ruotare e dal quale è impossibile evadere.

Credits

Label: Warp – 2019

Line-up: John Stainer (drums, percussion) – Ian Williams (guitar, keyboards) – Jon Anderson (voice) – Prairie WWWW (voices) – Sal Principato (voice) – Xenia Rubinos (voice) – Shabazz Palaces (voices) – tUnE-yArDs (voice)

Tracklist:

  1. Ambulance
  2. A loop so nice…
  3. They played it twice
  4. Sugarfoot
  5.  Fort Greene Park
  6. Titanium 2 Step
  7. Hiro 3
  8. Izm
  9. Juice B Crypts
  10. Last Supper on Shasta Pt. 1″ (featuring Tune-Yards)
  11. Last Supper on Shasta Pt. 2″ (featuring Tune-Yards)

Link: Sito Ufficiale Facebook

Ti potrebbe interessare...

powder_dry_24

Powder Dry – Tim Bowness

Sperimentare, osare al massimo nei dettagli estremi senza mai perdere di vista l’accessibilità “pop” dell’ascoltatore. …

Leave a Reply