Dente, all’anagrafe Giuseppe Peveri, fa parte di quella generazione degli anni zero, insieme ad artisti quali Dario Brunori o Vaco Brondi de Le luci della centrale elettrica, che ha contribuito alla nascita di un nuovo modo di fare musica. Ognuno, seguendo il proprio istinto, ha totalmente rivoluzionato la forma canzone, che non seguiva più i canoni classici della strofa che si alternava al ritornello, trovando un modo di esprimersi inedito e altamente riconoscibile.
Nello specifico il nostro Dente ha sempre adottato un suono lo-fi e una scrittura originale, fatta di giochi di parole e ansie esistenziali sdrammatizzate dalla sua inequivocabile simpatia.
Ecco l’indie, termine sempre abbastanza vago, che serviva a specificare la totale indipendenza artistica e libertà d’espressione. Non erano tempi ancora maturi affinché tutti lo capissero, così quella scena è sempre rimasta di nicchia, con tanti sostenitori ma poca visibilità. Un brano come Baby Building di Dente ha avuto un’entusiastica accoglienza e vari passaggi radiofonici ma mai quanto avrebbe meritato.
Da questi musicisti in molti hanno preso ispirazione, adattando al nuovo modo di scrivere sonorità pop più immediate, assicurandosi grande popolarità ma abbassando esponenzialmente la qualità rispetto ai primi. Poi sono arrivati rap e trap, e un sistema stavolta aperto ad accettarli.
Così, proprio quando i tempi cominciavano a cambiare, Dente esce nel 2016 con Canzoni per Metà, un album tutto alla sua maniera, e ancora di più se possibile, che chiudeva un ciclo durato 10 anni. L’album rimane schiacciato tra quell’indie che si stava lentamente sgretolando e il nuovo che avanzava sempre più velocemente, avendo poca fortuna.
Ne seguì un periodo sicuramente non facile, in cui rimettere tutto in discussione, prendersi una pausa, metabolizzare e ricominciare. Stato d’animo che riguarda tutti quelli della sua generazione, e non solo per la musica o l’arte, tutti noi che ci siamo ritrovati ad essere padroni di un mondo che all’improvviso ci è cambiato sotto gli occhi senza che quasi ce ne accorgessimo e avessimo il tempo di farci l’abitudine. Ed è questo il mood generale del nuovo disco di Dente.
Si sa, dalle crisi spesso nasce qualcosa di bello (in questo momento siamo in piena emergenza e mi auguro che possa essere presto davvero così per tutti) e il nostro Dente ritorna rigenerato e apparentemente appagato.
Comincia una nuova fase, chiama il suo album Dente, per la prima volta mette in copertina la sua faccia e si ripresenta al pubblico. Si fa un regalo, facendolo uscire il giorno del suo compleanno. Cambia suono, lascia la chitarra acustica con cui componeva e comincia ad usare il piano. Ha bisogno di nuovi occhi, nuovi punti di vista, uno sguardo dall’esterno, e si fa aiutare da Federico Laini e Matteo Cantaluppi per la produzione più Simone Chiarolini negli arrangiamenti. Spiccano atmosfere raffinate anni 80.
La scrittura diventa meno criptica e più lineare, non ci sono i continui giochi di parole cui ci aveva abituato anche se ritroviamo con enorme piacere il gusto per l’ironia che lo contraddistingue.
Lo avevamo lasciato con messaggi cifrati tra le righe ad una fantomatica Irene, che ci ha creato non poche paturnie amorose (sì, anche a noi che ascoltavamo e ci immedesimavamo rodendoci il cuore).
Adesso sembra sentimentalmente più stabile, sereno, equilibrato, il brano L’ago della bussola ne è una chiara dichiarazione. Nella vita invece, confessa, non riesce ad essere ancora chiaro e diretto fino in fondo. Si ripensa alla provincia dove si è cresciuti, si riguarda al passato, si sorride ai ricordi, si fa pace con tutto, o ci si prova, e si va avanti, con lo sguardo al futuro. A un certo punto si arriva inevitabilmente a quella fase dei bilanci, si ripensa a quello che si era e ci si chiede cosa sarà, cosa resterà di tutto quello che si è fatto e se qualcuno ne riconoscerà un qualche valore Tra 100 anni.
Sarà la musica è un brano accattivante. Trasparente è un momento di commozione pura, camminare in una stazione piena di gente e percepire la sensazione di essere trasparente, nessuno ti vede, a nessuno importa. Non cambio mai è la canzone di chiusura, tra i brani più belli e sintesi dell’album: “perché non cambio mai come fanno tutti gli altri intorno a me”.
Tutto questo è il nuovo vecchio Dente, pronto a metterci la faccia e le emozioni.
Credits
Label: Picicca – 2020
Line-up: Giuseppe Peveri (Dente)
Tracklist:
- Anche se non voglio
- Adieu
- Tra 100 anni
- Cose dell’altro mondo
- Sarà la musica
- Trasparente
- L’ago della bussola
- Non te lo dico
- Paura di niente
- La mia vita precedente
- Non cambio mai
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Ph. Ilaria Magliocchetti Lombi