Stamane appuntamento insolito. Conferenza stampa in streaming su Zoom. Di questi tempi, segnati dall’emergenza pandemica, scegliere di far uscire un disco non è certo questione semplice, soprattutto se si tratta del primo disco solista del leader di una band dal bagaglio fiero e consolidato. La scelta impavida è quella messa in atto da Cristiano Godano, che con i Marlene Kuntz vanta una carriera trentennale onotata e celebrata da pubblico e critica. Il pathos, ovvero la cifra stilistica di Godano, trionfa e si fa invito ad accogliere.
“Dimenticate il cliché Godano marlenico e provate ad ascoltare buona musica”
Da domani, venerdì 26 giugno, sarà disponibile in digitale, CD e doppio vinile da collezione 180gr Mi ero perso il cuore (Ala Bianca Group / Warner Music) ovvero una “collezione di canzoni che raccontano i demoni della mente”, un disco molto attuale, che completa un percorso parallelo, inziato qualche anno fa con la serie di set in solitaria, e svela, sotto una nuova luce, la libertà e la consapevolezza fiera di uno degli artisti più brillanti della musica alternativa nostrana.
“Ho desiderato essere sicuro delle mie scelte e ho anche desiderato trovare il momento giusto per questo disco, senza turbare molto le dimaniche dei Marlene Kuntz, che è e resta il mio progetto principale. Avevo l’esigenza artistica di compiere questo passo, dopo aver fatto numerosi concerti ibridi, tra musica e parole. Quei concerti in solo con la chitarra acustica mi hanno aperto nuove possibilità. Ho trovato una dimensione diversa in cui ho sentito la necessità di calare dei pezzi tutti miei, che, come accade con i Marlene Kuntz, vivono di forte empatia derivata anche dalla consapevolezza con cui mi approccio al processo di scrittura di una canzone. Fin dall’inizio della mia carriera mi si dava del poeta, in me è scaturito un forte senso di responsabilità che mi ha portato ad ampliare il mio studio dei meccanismi legati alla poesia e ai punti di contatto con la struttura della canzone. La consapevolezza deriva dall’esperienza.”
Una consapevolezza che porta Godano anche ad optare per precise scelte lessicali e tematiche che rendono Mi ero perso il cuore un disco particolarmente coraggioso. Colpisce l’uso della parola paura (Figlio e padre ne è il brano manifesto, oso sostenere) così connessa al disegno di una figura d’artista che ammette la propria fragilità.
“Mi piace proprio parlare di coraggio della paura. Ci vuole coraggio a rendere pubblica la parte vulnerabile di se stessi. Ci vuole coraggio, in questo caso, se sei il frontman di una band. Il frontman viene mitizzato, non è mai conveniente per lui spingersi nel territorio della confessione della paura. Io, però, preferisco quelli che non l’hanno mai evitato, penso a Bob Dylan, Nick Cave, Neil Young. Trovo affascinante la possibilità di raccontare la vulnerabilità. Il percorso di un artista è fatto di momenti anche cupi, e il pubblico che riesce ad intercettare questi toni ha la possibilità di empatizzare pienamente con lui.”
Mi ero perso il cuore contiene 13 tracce ed è stato prodotto da Luca A. Rossi e Gianni Maroccolo con Cristiano Godano. Testi e musica sono di Cristiano Godano. Nell’album hanno suonato, oltre a Godano, Gianni Maroccolo, Luca A. Rossi e Simone Filippi. Spicca inoltre l’estro di Enrico Gabrielli che porta nell’immaginario sonoro di Godano i suoi folli e geniali fiati, dal flauto di Figlio e padre al sax di Panico (per esempio). Una scelta stilistica che richiama i Marlene Kuntz dei tempi di Sanremo con Canzone per un figlio, sebbene con una finalità ben diversa.
“Il suono di questo disco è il frutto di una collaborazione con musicisti che conosco da molti anni. L’acume della loro sensibilità artistica mi ha da subito messo a mio agio. Luca e Simone degli Üstmamò sono stati preziosi, con loro ho condiviso la scena degli anni ’90. Gianni è vicino al mio mondo da 25 anni, ha fatto anche dei tour con i Marlene Kuntz. In Particolare, Gianni ha spinto tanto sul piano dell’essenzialità, sentendo forte la natura nuda di queste canzoni, che stanno in piedi anche da sole, chitarra e voce, così come sono nate. Non avevano bisogno di arrangiamenti fastosi, perchè è sempre stato forte l’intento di mantenere l’impianto del songwriting originario, appunto. Poi ci sono stati i magnifici inserti di Gabrielli (fiati) e Cosma (pianoforte). I fiati usati a Sanremo erano più roboanti. La tromba squillante con una forte impronta melodica voleva essere il nostro modo di andare contro le scelte comuni. A Sanremo tutti preferiscono nell’orchestra la preminenza della sezione d’archi, giustamente per me. Noi al tempo, insieme a Moraccolo che ci aiutò a produrre il pezzo, cercavano un effetto più curioso alla Janis Joplin. Nel mio disco solista i fiati messi in scena da Gabrielli sono talvolta geniali, penso al clarino bizzarro, quasi festoso, del brano Nella natura oppure al sax che chiama in causa il noise del free jazz in Panico, talaltra sono ineffabili e penso al flauto di Figlio e padre che diventa il presupposto per una dimensione spirituale. Adoro quello che Gabrielli ha fatto per le mie canzoni. “
I cori femminili, qualche sovrapposizione di linea vocale possono aprire, specie nell’ascolto in cuffia, il varco ad un’atmosfera misteriosa, di fantasmi metaforici.
“I cori femminili hanno un fascino artistico molto forte per me, lo devo a Leonad Cohen e Neil Young. Il riferimento alla dimensione ineffabile, spirituale e quindi anche fantasmatica in alcuni brani, come Figlio e padre dove il flauto contribuisce alla suggestione, può essere del tutto appropriato”.
Il 2 luglio Cristiano Godano si esibirà in un mini live nel cortile della Galleria D’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo e approfondirà il nuovo album e temi di attualità con Nicola Ricciardi, direttore artistico delle OGR di Torino (ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria, verrà trasmesso in streaming sul canale YouTube della GAMeC). Inoltre presenterà il suo libro Nuotando nell’aria il 16 luglio al Circolo dei Lettori di Novara.
“Sarà un’emozione tornare a suonare dal vivo, e inoltre proprio a Bergamo, dove la pandemia ha così colpito. Per tre mesi noi musicisti abbiamo vissuto con la paura di non sapere quando avremmo potuto riprendere i concerti. Finalmente sta accadendo. Canterò i brani del disco con cui ho più dimistichezza adesso e che reputo più rappresentativi del mio disco.”
Da domani sarà in radio Com’è possibile il nuovo singolo estratto dall’album, un brano che mette l’umanità sul banco degli imputati, citando Blowin’ in the Wind di Bob Dylan “La risposta è lassù / e soffia nell’aria / Quante strade dovrà / di nuovo percorrere / un uomo?”. Dylan ritorna anche iconograficamente con Subterranean Homesick Blues.
Il video del singolo sarà online sempre da domani sul canale Youtube ufficiale di Cristiano Godano. Con la regia di Lorenzo Letizia, girato al Sonus Factory di Roma, si avvale di immagini di sommosse e catastrofi naturali, per delineare “la bestia” che abita l’uomo, chiudendosi con un riferimento alle recenti proteste in nome di George Floyd (I Can’t Breath) che diventa paradigmatico di una convivenza sempre più complicata dell’uomo con il pianeta Terra.
“Il video è come una grande domanda: com’è possibile che nel 2020 ci siano certe turbolenze? Penso al razzismo, alla deriva del sovranismo, alla cecità dei governi a poposito del cambiamento climatico. Tutto ciò è raccontato non in maniera esplicativa, bensì suggestiva. La citazione di Blowin’ in the Wind è motivata dal fatto che lì non ci sono risposte, vengono solo sollevate delle questioni. Visivamente abbiamo creato un bel miracolo, viste le contingenze. Scorre una carrellata di situazioni che alludono a temi su cui rifletto da tempo. Il ghiacciaio che si scioglie, proteste di piazza, città della Siria in rovina per i bombardamenti.”
Questa la tracklist di Mi ero perso il cuore: La mia vincita, Sei sempre qui con me, Ti voglio dire, Com’è possibile, Lamento del depresso, Ciò che sarò io, Ho bisogno di te, Dietro le parole, Padre e figlio, Figlio e padre, Panico, Nella natura, Ma il cuore batte.
La versione in vinile contiene la bonus track Per sempre mi avrai.