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Anthem + 3 – Father John Misty

Amthem 3 - Father John MistyA pochi mesi dalla pubblicazione del live ad Amburgo, di cui condivide l’impegno di beneficenza (in favore di Action & Ground Game LA), Father John Misty torna a farsi sentire con Anthem + 3, un EP digitale che raccoglie sotto il segno di una delicata epica minimalista quattro cover, tra cui la Anthem di Leonard Cohen, che dà il titolo al progetto, cui si aggiungono composizioni di Yusuf / Cat Stevens, Link Wray e dello stesso Cohen. La title-track è stata registrata appena qualche settimana fa, assieme al collaboratore e produttore Jonathan Wilson nei suoi Fivestar Studios a Topanga, in California. Tratta dall’album The future del 1992, non sembra casuale la scelta testuale per un inno di possente e poetica critica politica e sociale: “We asked for signs/ the signs were sent:/ the birth betrayed/ the marriage spent/ Yeah the widowhood/ of every government/ signs for all to see./ I can’t run no more/ with that lawless crowd/ while the killers in high places/ say their prayers out loud./ But they’ve summoned, they’ve summoned up/ a thundercloud/ and they’re going to hear from me.” Risolta in un minimalismo molto rispettoso dell’originale, con morbidi pad e lievi tocchi di piano di Drew Erickson, sui quali il timbro più melodico e vibrante di Father John si adagia con commossa partecipazione. Sorprende il nome di Link Wray, passato alla storia per il celebre riverbero tremolante di Rumble, associato ad una ballata dylaniana come Fallin’ rain, contenuta nell’album omonimo del 1971; ma è evidente che il brano rientra perfettamente nel mood del mini album confezionato da Tillman, che anche qui sceglie di non stravolgere la composizione, limitandosi ad aggiungere percussioni lontane che virano con discrezione verso un western solo accennato nell’originale. Una corposità inedita acquista la Trouble di Yousef / Cat Stevens, tratta dal suo terzo album del 1970 Mona bone jakon, perdendo parte della sua intimistica ruralità in favore di una più lineare forza vocale, che potrebbe meglio interpretare le dimensioni di un live su grandi palchi. Chiude il lavoro un’altra cover di Cohen, One of Us Cannot Be Wrong, tratta dall’esordio del canadese Songs of Leonard Cohen, del 1967. La semplice ballata di un amore impossibile per voce e chitarra, si arricchisce del suono avvolgente e misurato di una grande orchestra rock di ben 25 elementi, che puntano con parsimonia ad altezze di lirica epica, con slide piangenti, organi appena udibili, distorsioni in lontananza, trombe dolenti e un tappeto di miriadi di spunti sonori sul quale troneggia la voce possente e quasi rabbiosa di Tillman, che aggiunge alle ardite parole di Cohen (“you stand there so nice, in your blizzard of ice/ oh please let me come into the storm“) strazianti urla per piegare le resistenze dell’amata.

Credits

Label: Sub Pop / Bella Union – 2020

Line-up:
Drew Erickson (tastiere) – Josh Tillman (voce) – Bobby Krlic (basso, chitarra, piano, archi, percussioni) – James Gadson (batteria)

Tracklist:

  1. Anthem
  2. Fallin’ Rain
  3. Trouble
  4. One of Us Cannot Be Wrong

Link: Sito Ufficiale Facebook

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