Home / Recensioni / Album / The All is One – Motorpsycho

The All is One – Motorpsycho

Motorpsycho - The all is oneDovevano andare oltre la formula base del trio i Motorpsycho per la lunghissima chiusura della trilogia di Gullvåg, dal nome dell’artista autore delle copertine degli ultimi tre album della band norvegese. Un finale che si allunga forse più del dovuto, come ultimamente accade alle saghe fantasy, letterarie e cinematografiche, spesso incapaci di sintesi. Ciononostante, a dispetto dei suoi 84 minuti che sono una sfida alla soglia di attenzione anche del più attento degli ascoltatori, Snah e soci mettono a segno un altro centro. Come giudicare diversamente musica ambiziosa che rinnova un genere di ricerca come il progressive, senza scadere nella tronfia magniloquenza, nel tecnicismo sterile o nell’inutile copia anastatica? Senza celare le influenze che ne costituiscono l’ampio bagaglio culturale i musicisti riescono nell’ardua impresa di comporre musica del tutto personale e riconoscibile fin dalle prime note, qualità ormai sempre più rara in un’epoca in cui i successi si confezionano coi preset delle app. La title track è infatti un inno corale che mette insieme tastiere alla Genesis, armonie beatlesiane, piglio rock energico e coda meditativa e assorta che si aggancia alla sommessa introduzione di The same old rock (one must imagine Sisyphus happy), gustosa e oscura altalena di fiabesche trame acustiche e spigolosi affondi delle chitarre elettriche, con quei soli vibrati a metà strada tra l’eclettica versatilità di Steve Howe e la visceralità di Ritchie Blackmore. The Magpie è un classico prog dal tema a cascata, sulla scia di Sailor tale dei King Crimson, sostenuto dalla ritmica incalzante e dinamica di Tomas Järmyr, che riempie come un’orchestra il sound della band, arricchito qui da maestose tastiere e mellotron. Delusion (The Reign of Humbug) è il primo dei necessari intermezzi, bozzetto acustico e melodico che riecheggia Cadence and cascade, ancora del Re Cremisi, con fraseggio estraniante che parte per la tangente, come in un racconto horror gotico. Proprio al centro dell’album si sviluppa una lunga e articolata suite, descritta dalla stessa band, quasi a mettere le mani avanti, come “un lungo pezzo in cinque parti con alcune delle cose più radicali che abbiamo fatto su disco da un po’ di tempo a questa parte – aggiungendo – se la prospettiva di un pezzo per balletto di quarantadue minuti ispirato a dipinti, alchimia e tarocchi sembra troppo scoraggiante, c’è anche una manciata di canzoni più brevi con cui interfacciarsi, sempre più o meno collegate“. Il primo movimento, N.O.X. I: Circles Around the Sun pt.1, si apre con un fraseggio di tastiera in loop che discende direttamente dal terzo dei Soft Machine, cui rimanda pure l’improvvisa e distopica apertura che sfocia in un tema portante drammatico enunciato all’unisono da tastiera e chitarra, per lasciare il posto a un canto evanescente e fumoso. Ma la parte del leone è senz’altro del violino di Ola Kvernberg, con un timbro acido che rivaleggia con quello di Jean-Luc Ponty e un vibrato violento e angosciante al limite dell’urlo disumano. Un urlo che si tramuta nel simbolo esoterico del ciclo senza fine, l’uroboro sul quale ruota il loop vorticoso di N.O.X. II: Ouroboros (Strange Loop), che riecheggia i primi album del Banco del Mutuo Soccorso (riferimento che mette forse in luce un divario vocale incolmabile, ma con saggezza i norvegesi lavorano qui solo sull’aspetto strumentale) e s’impenna sul solo liquido e carnale di Snah che apre la porta all’invocazione estatica del rituale magico. E l’incantesimo conduce alla spiaggia placida di N.O.X. III: Ascension cullata dal rollio di lievi onde di chitarra su cui s’increspa il violino fluttuante di Kvernberg. La tensione da metronomo angosciante di Welcome to the machine dei Pink Floyd trasmigra sul vasto altopiano desertico di N.O.X. IV: Night of Pan, sul quale alita il vento di antichi spiriti brancolanti, che si radunano per un conciliabolo segreto che non promette nulla di buono. Ecco infatti che parte improvvisa la carica impetuosa di una mandria di bisonti infuriati, con le pelli della batteria di Järmyr percosse come terra calpestata dagli zoccoli. È autentica trance-prog, un mantra che assume i connotati della caccia col raddoppio del riff delle chitarre, lanciando un gruppo di arditi in un lungo inseguimento delle prede. E il successo arriva con N.O.X. V: Circles Around the Sun pt.2, che riprende il tema iniziale della saga al ritmo della battuta trionfale, chiudendo il cerchio con una brutale e misterica rappresentazione della lotta per la sopravvivenza.
L’album potrebbe tranquillamente terminare qui, ma come nei migliori concerti la prima uscita di scena non è mai quella vera e la band ritorna sul palco con un set di canzoni più easy (si fa per dire) pensato per il finale. Così a stemperare i toni ci pensa il sognante bozzetto acustico A Little Light, che coi suoi 2′ e 18″ è quasi fuori scala per questo lavoro. Ma l’atmosfera resta distesa e bucolica anche sulla lunga durata di Dreams of Fancy, col suo disegno leggero e il basso andante e la voce pulita di Bent Sæther che sfilano su tappeti di lucidi mellotron. Una pace che prosegue nei coretti morbidi di The Dowser, che richiamano addirittura la malinconica bossa nova dei Kings of Convenience, per concludere l’album nelle trame acquose di Like Chrome e il suo rock, maestoso nelle frasi ascendenti del ritornello, psichedelico nelle divagazioni hard blues. E stavolta si può davvero spegnere il lettore soddisfatti.

Credits

Label: Psychobabble 112 / Stickman Records – 2020

Line-up:
Bent Sæther (lead vocals, bass, guitars, keyboards, drums) – Hans Magnus “Snah” Ryan (lead guitars, vocals, keyboards, mandolin, violin, bass) – Tomas Järmyr (drums) – Ola Kvernberg (violin) – Lars Horntveth (guitar, flute, keyboards) – Reine Fiske (guitar, keyboards)

 

Tracklist:

  1. The All Is One
  2. The Same Old Rock (One Must Imagine Sisyphus Happy)
  3. The Magpie
  4. Delusion (The Reign of Humbug)
  5. N.O.X. I: Circles Around the Sun pt.1
  6. N.O.X. II: Ouroboros (Strange Loop )
  7. N.O.X. III: Ascension
  8. N.O.X. IV: Night of Pan
  9. N.O.X. V: Circles Around the Sun pt.2
  10. A Little Light
  11. Dreams of Fancy
  12. The Dowser
  13. Like Chrome


Link: Sito Ufficiale Facebook

Ti potrebbe interessare...

fanali_cover_2024__

I’m In Control – Fanali

Immagini che si suonano. Suoni che si immaginano. Di nuovo in viaggio sinestetico con Fanali, …

Leave a Reply