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What I Did On My Long ‘Vacation’ – Marc Ribot’s Ceramic Dog

Marc Rribot Ceramic DogCosa può essere accaduto nella lunga assenza, nel corso della chiusura forzata di Marc Ribot e i suoi Ceramic Dog durante questa pandemia che tarda a finire? Non potendo fare a meno di suonare e fare musica come da sempre abituato a fare, l’eclettico chitarrista ha escogitato un piano coi suoi sodali, per incidere un EP rispettando tutte le norme di sicurezza. Sulla pagina BandCamp del gruppo Ribot racconta tutta la complessa procedura: “Shahzad preparava i microfoni prima del nostro arrivo, poi andava nella stanza di controllo chiudendo la porta. Ches e io arrivavamo dopo, lui con l’auto e io in bicicletta, ad orari diversi, entravamo dalla porta con indsso le mascherine, ci toglievamo le scarpe e ci lavavamo le mani. Ches andava alla batteria nella sala princiale e io mi chiudevo in una cabina. In pratica non ci siamo mai visti l’un l’altro, ma grazie all’eccellente sistema di monitor potevamo ascoltarci al meglio. E così ci siamo scordati della mancanza visiva e abbiamo suonato con ispirazione, gioiosamente ciechi per quattro ore al giorno per circa due settimane. Ci ha fatto ricordare ciò che amiamo di noi, della band, del fare musica e del lavorare insieme“. Una passione che traspare nelle sei tracce del mini album, per lo più giocate sull’irruenza punk, sull’urgenza di urlare la propria frustazione e angoscia. We Crashed In Norway è una stralunata e strampalata corsa psichedelica, dal vago sapore orientale, chitarra dissonante e nevrotica, basso ossessivo e un drumming energico come il primo Stewart Copeland. Beer è il loop claustrofobico della reclusione che affoga senza speranza tra litri e lattine di birra, ingurgitate una dopo l’altra, al ritmo di un graffiante funk hendrixiano, da cui saettano violenti ululati e ronzii spaziali che si infrangono con scintille sulle pareti di una casa disastrata ma d’incontenibile estro (“everybody clap your hands“), prima di lanciarsi in furiosa carica, in cerca di una impossibile via di fuga. Dai fumi dell’alcol al miraggio di un deserto surreale dove si incontrano figure misteriose, Who Was That Masked Man? è un incubo viosionario in pieno sole. Dog Death opus 27 è un bizzarro doom che ben figurerebbe in un album dei Mr Bungle, mentre Hippies Are Not Nice Anymore una gustosa parodia del garage rock dei sixties, con sfrenata coda strumentale lisergica. Ma è un disco pandemico e incombe la morte, di più The Dead Have Come To Stay With Me, e allora il chitarrista ingaggia un dialogo serrato con la Falciatrice, sorretto nella sfida dalle possenti pelli della batteria di Ches Smith, in una jam filosofica, che alterna momenti riflessivi che placano lo spirito punk dell’album a esplsioni di rabbiosa protesta. Uno sfogo che non si può non condividere.

Credits

Label:  Knockwurst Music, Preposterous Bee Music, Wazir, Malika Music – 2020

Line-up: Marc Ribot (guitars, vocals) – Shahzad Ismaily (bass, keyboards, backing vocals) – Ches Smith (drums, percussion, electronics, backing vocals) – Darius Jones (alto sax)

Tracklist:

  1. We Crashed In Norway
  2. Beer
  3. Who Was That Masked Man?
  4. Dog Death opus 27
  5. Hippies Are Not Nice Anymore
  6. The Dead Have Come To Stay With Me

Link: Sito Ufficiale Facebook

What I Did On My Long ‘Vacation – Video

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