05. Che Vita Meravigliosa – Diodato
Cristallo e diamante la sua voce. Una scrittuta delicata, antica e poetica. A Sanremo è riuscito ad essere “trasversale”, mantenendo intatta la purezza del suo stile, che in molti scoprono oggi, ma ben venga. Fai rumore non ha avuto rivali. Vi suggeriamo di cercare informazioni sul suo impegno per Taranto. Ci godiamo quando il cortocircuito schiaffeggia la cultura popolare, i travestimenti fini a se stessi, il vecchiume! Non ci sono travestimenti, non c’è volontà subdola di grattare il barile, non c’è alcun inganno… c’è la purezza di una voce unica. In mondovisione lui ha brillato di talento. Ora fate lo sforzo, scoprite davvero chi è Diodato
04. Senza eredità – Moltheni
Ci sono alcuni che vivono vite artistiche cangianti, parallele, sempre autentiche, dotate di un’ispirazione altissima, così superiore da farsi punto di riferimento per le generazioni a venire. Moltheni è, di fatto, uno dei padri di una scena nostrana che da lui ha attinto e imparato. Dopo unidici anni di silenzio e passi sotto l’egida di nuove creature musicali, Umberto sceglie di dare alla luce materiale mai edito prima. Dopo una certosina ricerca durata un anno, è stato ritoccato un tesoro nascosto dal 1998. Così, vengono offerte al suo pubblico undici perle rarissime, di una bellezza tale da farsi ancora una volta monito per una scena attuale disgregata e incapace di tradurre in produzioni sensate ogni forma di talento, massacrato da un mercato che ha fagocitato e annullato la terra di mezzo dell’indie inteso come attitudine e libertà creativa. Senza eredità è il titolo dell’ultimo capitolo della storia di Moltheni e intona, attimo dopo attimo della sua durata, la poesia di uno dei migliori. Scrittura alta, anima di cristallo.
03. Forever – Francesco Bianconi
Prima fatica solista per il maestro Francesco Bianconi, in pausa dai suoi Baustelle, penna tra le più ispirate e memorabili del pop cantautorale italiano post duemila. E se pure questo Forever non rappresenti materia del tutto nuova, apparendo sotto certi aspetti un Fantasma pt.2, ogni singola qualità intimisticamente cantautorale viene qui distillata con superbo mestiere e ispirazione. Quindi, se Fabrizio De André comparisse di colpo oltre il sipario di quel cinema di periferia, non sarà certo per maniera, ma per pura assonanza. Impreziosito da Amedeo Pace alla produzione, e da altri pregiatissimi ospiti in scaletta come l’altra Blonde Redhead Kazu Makino, Rufus Wainwright, Eleanor Friedberger e Hindi Zahra (includendo l’irrinunciabile Enrico Gabrielli in sede di arrangiamento), Forever è solo un altro tassello del mosaico del più odiato fra gli amatissimi cantautori italiani.
02. Cristiano Godano – Mi ero perso il cuore
Godano è riuscito nell’impresa di fare l’esatto opposto di quanto ci si aspetterebbe dal leader dei Marlene Kuntz, sorprendendo e spiazzando in modo nuovo pur restando in quell’alone di grandezza e bellezza, ma declinando in morbidezza e dolcezza quel furore e quella visione della composizione. Mi ero perso il cuore suona come un inno alla Poesia, alla nudità, all’intimità. È magnifica melodia, questa schiva e seducente fenice. Le tredici canzoni dell’album hanno una solida natura acustica, maturata durante gli anni di esibizioni in solitaria in giro per l’Italia, arricchita da arrangiamenti che mirano all’essenzialità, risultante del cesello e della raffinatezza di scelte sapienti e corali. La sinergia tra Cristiano Godano, Gianni Maroccolo, Luca Rossi e Simone Filippi (entrambi degli Üstmamò) rende il suono avvolgente e pieno, capace di portare in una dimensione altra chi ascolta.
01. L’ultima Casa Accogliente – The Zen Circus
Alla fine ci resta questo corpo, questa casa prigione dove i sogni diventano incubi, dove ragnatele sono ricordi, dove la memoria è un oceano di tempo. Questo maledetto corpo ci fa viaggiare Appesi Alla Luna fino alla Lisbona di Pessoa ma può riportarci al punto di partenza anche attraverso una catena mai recisa, quel cordone ombelicale, quella madre che magari ci ha represso troppo presto. L’occhio ironico e cinico alla Monicelli di Andate tutti affanculo lascia il passo ad una scrittura poetica matura con immagini geniali, frutto di un talento cantautorale cresciuto nel tempo senza compromessi. Gli Zen Circus a questo giro dimostrano che sono l’ultimo moderno baluardo della musica cantautorale italiana, unica erede di De Andrè e Gaetano.