Scelgo il titolo di quest’intervista chiamando in causa Pessoa, certa che la sua visione poetica possa delicatamente reiterarsi in questa pagina sospesa in un tempo anomalo, preda di incertezze e perciò assetato di occasioni preziose in cui ritrovare il senso pieno della condivisione e dell’intensità. E questo senso è stato al centro di un evento eccezionale, potente e ribelle: il concerto dei JoyCut al Teatro Valli di Reggio Emilia all’incipit di Gennaio, con la formula 1 + 1: l’acquisto di un biglietto con accesso regalato ad un altro spettatore. Un live svoltosi in streaming, a sostegno dei luoghi della musica, nel segno di un’etica delle intenzioni e delle azioni che ha saputo conquistare e inondare i cuori di quanti hanno scelto di esserci in un ideale connubio emotivo, capace di superare lo spazio-tempo intonando la più dolce delle armonie universali, quella di anime che vibrano all’unisono.
Raccontami il vostro bisogno di realizzare un evento unico e sui generis a sostegno dei luoghi della musica live.
“Sognavo crociate, spedizioni di cui non è rimasta relazione, repubbliche senza storie, guerre di religione soffocate, rivoluzioni di costumi, spostamenti di razze e di continenti”_
[Arthur Rimbaud]_
Non ho mai capito se solo i ragazzi tristi si bacino più a lungo e così teneramente_
Eppure, quando si ama qualcosa o qualcuno, e ci pervade quel tremore nella mancanza, il respiro astrale della vita stessa assume un significato profondissimo_
Se la musica dovesse mai finire, scomparire e smettere di poter essere elaborata, eseguita, cantata ed ascoltata… “la vita stessa sarebbe un errore” e l’esistenza tutta imploderebbe nell’orrore_
Non è forse mai successo prima, che vi fosse una mestizia globale così eloquente e che, ad esclusione dei malaugurati episodi di censura, la Musica fosse in così grave pericolo_
Per chi sopravviva sforzandosi di sprofondare nel pozzo dei propri sogni, la Musica, come la Fiaba, è precondizione per tutto il “GrandeAltro”_
Una Vertigine da applicarsi alla Meraviglia e all’Incantesimo del “Suono”_
Non certo alle declinazioni degenerative degli adulti_
Non alle mercificazioni della discografia_
Questa Musa, quando in ginocchio, va risollevata, presa a cuore, strenuamente tutelata, ad ogni costo difesa_
Battersi significa custodirla e preservarla, affinché la sua aspirazione trovi di nuovo spazio, in un mondo diverso, certamente migliore di questo_
Stando così le cose, era necessaria una chiamata all’Azione ed attivare una Campagna che coinvolgesse sinergicamente le tre funzioni vitali dell’esperienza musicale, sarebbe stata l’unica cosa da fare_
Contenitori, Contenuti e Fruitori andavano riconnessi e ricongiunti, mettendo in luce il valore della reciprocità, coniugandoli nella realizzazione di una raccolta di donazioni concrete e dirette, senza alcun altro scopo se non dimostrare che mettere in piedi un iter di questo tipo fosse necessario, doveroso e possibile_
Dovevamo realizzare un evento che andasse oltre il “mezzo”_
Un “momento” che fosse fruibile solo nel presente, unico, non ripetibile, non sostituibile_
E questo, oggi, è l’unico atto sovversivo di cui si possa gestire l’impatto, in un sistema “modello” che sempre meno ci fornisce libertà di azione_
Avevamo fra le mani una “responsabilità” onorevole, un “dovere” irripetibile, un “privilegio” assoluto_
L’occasione di “esserci per qualcuno”_
Non avremmo potuto “suonare e basta”_
Non avremmo potuto “immaginarci” solamente come JoyCut, mentre molti, moltissimi, troppi, erano ancora fermi_
Avremmo certamente dovuto “rappresentare” la voce di tanti, raccogliere un messaggio comune, abitare un luogo immaginifico che si manifestasse come “prototipo” del “luogo ideale adibito agli spettacoli”, condividere quello spazio e quel tempo, a favore di una intera scena, lanciando un messaggio, una invocazione di speranza, una provocazione che speravamo potesse essere accolta da
tutti gli altri_
Un modo per sottolineare che l’unione fa la forza e che “1+1”, un passo dopo l’altro, si può raggiungere l’infinito_
Raccontami come si mette in piedi quel sogno. Come si fa a farlo diventare realtà? In termini artistici, esecutivi e produttivi come avete scelto i vostri collaboratori?
L’unico modo perché un sogno diventi realtà è metterlo in atto_
Attendere che qualcuno lo sostenga significa “sospendersi” nell’incognito vuoto dell’inattuabile_
Le leve per certe motivazioni non sono agevoli da trovare, talvolta si celano nel profondo, altre volte sono davvero troppo difficili da “sradicare”_
Eppure, ci sono circostanze in cui “senti” di dover compiere, poter conseguire e condividere, la realizzazione dell’indiscutibile evidenza, semplicemente rispondendo all’appello di una coscienza comune_
Non abbiamo fatto altro che diramare la nostra intenzione, raccogliendo il sostegno degli enti preposti, l’assenso dei LiveClub coinvolti, la professionalità dei collaboratori diretti ed indiretti; ognuno dei quali, una volta resosi disponibile, attivamente, per l’esecuzione materiale dell’evento, si è speso senza alcuna riserva_
Una dimensione comunitaria, dalla socializzazione emotiva così inarrestabile, da costringerci a dover declinare alcune meravigliose richieste di intervento, sensibilmente “gratuito”, di associazioni, artisti e tecnici a favore della campagna; in virtù delle restrizioni sempre più nette e della quasi totale immobilità_
La squadra che ha lavorato, un Team a KM Zero, rappresentativo a tutti gli effetti della nostra Regione Unita, è stata quella di sempre, un gruppo di “persone” impeccabili, riunitosi definitivamente in occasione della nostra esperienza al Meltdown Festival e consolidatosi, da allora, con ancora più pertinenza ed identità_
Immaginavamo che senza pubblico sarebbe stata dura, alienante_
I test di live-streaming e broadcasting, intercorsi durante l’estate, avevano ulteriormente confermato che sostituire una esperienza così intensa e vibrante quale quella del “realizzare” il suono sincronicamente con l’esistenza, l’aria, le profondità, i gesti ed i respiri del tutt’intorno, fosse pressoché impossibile_
Adoperarsi invece per offrirne un’altra, differente, a suo modo autonoma, sussistente, solida e ricca di contenuti, messaggi e valore, sarebbe stato attuabile e realizzabile_
Ci rincuorava il vantaggio, unico, di poter allestire con tempi significativi la tecnologia di Mapping ed AR, in virtù dei calendari dei Teatri bloccati e della disponibilità di un luogo libero da impegni, da utilizzarsi liberamente e per giorni_
Al linguaggio del light designing, a quello del virtuale, a quello visuale, a quello musicale e della fotografia, si è aggiunto quello di una regia attenta e rilevante che, data la natura della “trasmissione dei temi”, è stata capace di raccontare impeccabilmente con forza evocativa il pensiero che volevamo passasse_
Come mai proprio quel teatro?
I Teatri, oggi, luoghi quasi sacri, dalle costole aperte e vive, spenti e violati da questa condizione di sospensione efferata cui la maggior parte delle forme d’arte dal vero si trova a dover far fronte, rappresentano il simbolo silenzioso di una crisi culturale_
Abbiamo sempre ritenuto inoltre, che i Teatri, soprattutto quelli di tradizione, in considerazione della loro conformazione, sarebbero stati perfetti, per gestire i distanziamenti fisici e procedere in sicurezza_
Il Teatro Romolo Valli di Reggio Emilia è da sempre “Aperto” alle avanguardie ed alla sperimentazione_
Quando abbiamo ricevuto disponibilità nel poterlo risiedere, stavamo vivendo il momento più tragico, il picco più tetro dell’emergenza sanitaria e sociale in Italia_
[Mai avremmo immaginato di poter scivolare ancora più a fondo, predisponendoci addirittura ad una Crisi di Governo…]_
La consapevolezza, chiara, di poter finalmente realizzare “1+1” ha giocoforza rimodellato ogni equilibrio, spalancando il nostro sguardo sulla drammaticità della realtà che stavamo subendo_
Ci siamo resi conto che tutto dovesse assumere un significato ancora più grande, più nobile, condiviso_
Conoscendoti, non posso fare a meno di considerare un’urgenza etica e meravigliosamente umana come imperativo concreto di azione…
I Club continuavano a restar chiusi ed alcuni fra quelli storici gridavano resa definitiva, laddove piccole associazioni, circoli culturali, sale prova, si apprestavano a spegnere per sempre le luci_
Non potevamo fare a meno di raccogliere l’urlo della filiera in ginocchio, dei consorzi neo-nascenti, dell’intera scena globale_
Per la prima volta ci siamo sentiti tutti parte della stessa sostanza_
Uniti ed in massima allerta, alle strette, accomunati da una seria, estrema, difficoltà_
Il fine ultimo di “1+1” avrebbe saputo rispondere ad una mozione d’animo etica, calata in una dimensione di economia relativa e circolare, unica condizione possibile per dare avvio all’intero progetto_
Tutto per sottolineare il senso sacro del valore di tutte quelle componenti che devono allinearsi perché la Musica possa esprimersi_
Rendendo merito al lavoro scrupoloso, difficile, magico, delicatissimo… che si svolge, anche solo durante uno show, proprio perché quello show, in quell’istante preciso, possa tenersi, svolgersi ed essere vissuto, fino a compiersi del tutto_
Dunque, perché si potesse “vivere” l’esperienza pura di un live, volevamo che lo streaming non permettesse repliche, non fosse downloadabile, confidavamo non si dovesse arrivare in ritardo con la leggera comodità di poter ripartire e riguardare da zero_
Mettere in pausa avrebbe dovuto comportare una interruzione netta e riaccedere avrebbe significato perdere definitivamente il contenuto sospeso_
Ecco perché abbiamo fortemente voluto difendere ed esasperare questo “aspetto morale”_
Seppur in streaming, volevamo applicare un “difetto di realtà” un “downgrade tecnologico” a favore della sensibilità, pur consci che avrebbe potuto compromettere la campagna in termini di sharing, seguito e riproducibilità; volevamo che chi dopo aver donato avesse desiderato guardare, fosse “consapevolmente partecipe e coinvolto” sapendo di non avere una seconda occasione_
Vedi, questa emergenza, ha polarizzato ancora di più certe distanze_
Nella mia galassia di giudizio si è via via irrobustita la convinzione che il “valore relativo” sia più “utile”, “denso”, “lungimirante” e “proficuo” di quello “assoluto”, anche quando si dona_
Che, sul piano della dialettica e dell’opinione, il “format” del confronto 1 vs 1 sia pura falsificazione_
Voltaire non è morto ma va certamente ri-aggiornato ed, in una condizione di tremore ed urgenza, “l’altro” per le cui idee ci si dovrebbe sempre battere mettendo a rischio la propria vita, non dovrebbe più permettersi di sottrarre “spazi” vitali, “quando e se”, il fine cui mira, non sia una utilità che abbia come centro “lo stare bene della collettività” e non il “benessere economico personale, privato, dei soliti pochi”_
Non basta piantare nuovi “potenziali” alberi per compensare una deforestazione in atto continua ed irragionevole_
Non possiamo subire il ricatto delle multinazionali che partecipano con copiose donazioni dopo aver evaso, schiavizzato, alienato i propri dipendenti_
Non possiamo per sempre assolvere, rimandando ad una filastrocca, chi reitera volutamente i propri orrori_
In una emergenza come questa il tempo ri-assume valore_
E per le società contemporanee, abituate ad abusarne, ora, semplicemente non c’è più tempo_
Spenderlo per “computare” scelte popolari, in previsione di non “disattendere” le “quantità”, significa ancora una volta assassinare il futuro_
Il credito per il “perdono” si è consumato_
Il Tempo è ritornato ad “incutere paura”_
Fino a ieri pensavamo davvero di poter mettere in “pausa”, riavvolgere, andare avanti, saltare passaggi, violare la narrazione dell’esistenza, accelerare il nostro player per vedere subito come va a finire, ingenuamente convinti che questa fosse una forma di libertà?
Se la storia volgesse al contrario sarebbe davvero una sciagura_
Invece, scorre, inesorabile, ed ogni giorno abbiamo una ennesima occasione per “costruire”, porre rimedio, compiere errori “nuovi” [ribadire gli stessi sarebbe da stolti], procedere, perfezionarci, riadattarci_
Prima di far partire gli ingranaggi di questo sogno, quali sono state le prime difficoltà a cui hai pensato? Mi riferisco a quelle di natura pratica e… ovviamente a quelle legate ai contatti fisici, così difficili da gestire in quest’era pandemica.
L’idea era chiara sin dall’inizio_
Nessuna approssimazione, nessun compromesso_
Se ci fossero state difficoltà, sarebbe stato un segno evidente di scarsa capacità di narrazione; di inefficacia da parte nostra nel mettere in “atto” una “opera” necessaria per la collettività_
I problemi, quelli sì, sarebbero stati inevitabili… ed ovviamente li abbiamo messi in conto, soprattutto consapevoli di investigare selciati ancora inesplorati; quei nostri, oramai soliti, “PercorsiNonConvenzionali”_
Ma, nella misura e nel momento in cui talune criticità si fossero manifestate, avrebbero fornito una occasione di risoluzione, ed in questo caso, se ci sono state, e ce ne sono state, sono state di tutt’altra natura, davvero lontane dalla gestione e dall’organizzazione dell’evento in sé_
Personali, personalissime, drammatiche e tragiche, al punto che, tuffarsi con tutte le spoglie mortali in questa esperienza è stato così terapeutico e vitale, almeno per me, da permettermi di elaborare il disastro_
Dato lo scopo della campagna che via via auspicavamo si sarebbe ampliata, mettendo ragionevolmente in ombra il contenuto musicale, il valore stesso della nostra performance avrebbe paradossalmente assunto una nuova luce, permettendoci di poter essere “definitivamente” liberi di poter occupare spazio e tempo con tessiture oltremodo “slegate” dall’azione dell’acquisto di un tagliando_
Volevamo che quel gesto non fosse per “JoyCut”, ed indipendentemente da JoyCut o X, Y, Z, fosse fortemente vissuto come “donazione diretta” ai luoghi della Musica, senza i quali, domani, né JoyCut né X,Y o Z potrebbero mai ritornare ad esprimersi veramente, ricongiungendosi con la realtà di una esperienza fatta di contatto_
Una volta messa in piedi la tassativa esecuzione del protocollo sanitario, i controlli personali, sbloccati i permessi per le mobilità, eseguiti i tamponi, le certificazioni ed il triage quotidiano per l’accesso al Teatro, abbiamo creato una nostra “bolla”, una dimensione protetta che ci ha permesso, di conseguenza, di agire e lavorare con sufficiente tranquillità_
Insieme, per quattro giorni continuativi, durante l’allestimento, le prove, le registrazioni e l’esecuzione_
Comunque a debita distanza seppur sereni_
Il concerto in streaming ha avuto uno spirito universale, internazionale, del tutto sganciato da etichette territoriali e di genere. Quanto su questa resa ha influito la scelta di un teatro?
È bello e curioso, allo stesso tempo, che tu abbia avuto questa percezione_
Avevo sempre creduto, al contrario, che il Teatro, di per sé, collocasse e definisse perfettamente_
Soprattutto questi meravigliosi “nostri” teatri di tradizione, capaci di raccontare finemente la propria storia, in virtù di quei riferimenti stilistici assoluti, quei dettagli che sanno di affreschi nella memoria_
Il Teatro Romolo Valli poi, è un teatro d’opera, costruito ed inaugurato nella metà dell’800_
Il 21 Aprile del 1857_
Il 21 Aprile è il giorno di nascita di Robert Smith_
Quando ho sovrapposto le informazioni ho sorriso_
Ancora una volta, una carezza cosmica, ad accompagnare le nostre venture_
Alla fine, riguardando i filmati, mi sono ricreduto e sento di darti assolutamente ragione_
Quel grande organismo che ci ha ingoiati, proprio come una balena sofferente, nella sua solenne apertura scheletrica, avrebbe potuto essere un qualsiasi altrove senza tempo, senza dubbio non privo di una ineffabile leggerezza stellare, una grandezza sublime, che solo certi luoghi, al di là dei territori di appartenenza, possono offrire allo sguardo_
Per il tipo di musica dei JoyCut il gioco di luci e proiezioni diventa un elemento aggiunto e necessario, quasi suonasse con voi. Me ne parli?
Da tempo siamo convinti che la Musica sia stata incoscientemente subordinata a fini poco gratificanti, sottofondo del quotidiano, colonna sonora di un ordinario distratto, suono indistinto e saturo, classificazione, podio, fascinazione accattivante, base armonica per sfoghi generazionali, esercizio stilistico privo di sostanza_
Ciò detto, in tutta onestà, non credo che la Musica abbia davvero bisogno di nient’altro se non di se stessa_
Asservirla, accompagnarla, rigenerarla, frammentarla caoticamente, indovinarla per algoritmi, non ritengo le giovi_
Servirla invece, darle voce, sprigionarla dall’abisso interiore… presto fede sia un tentativo opportuno, forse unico, per giustificare una esistenza involontaria, certamente subìta_
In tal senso, il desiderio lisergico di liberarne la forma, riuscire a “sentirla” anche ad occhi aperti, è sempre stato un fascino vivissimo nell’immaginario che ci determina_
Da ragazzino, ho sempre fantasticato di poter, un giorno, essere capace di eseguire delle “canzoni per gli occhi”_
Probabilmente la sinestesia cui attualmente siamo giunti è un apice, frutto di quella inconscia ricerca spontanea… radicata in quei giorni adolescenziali_
Certamente da considerarsi fine a se stessa, uno screen-saver ornamentale, se non celasse almeno al suo interno una estesa sfera di riflessioni, istigazioni, denunce, urli, allarmi, urgenze, emergenze, fragilità e speranze, che con il linguaggio grammaticato non si riuscirebbe mai ad esprimere universalmente, vittime come siamo di un eterno lost in translation loop_
La Musica strumentale poi, soprattutto nel nostro caso, priva di una voce melodica preponderante e quasi totalmente piegata su armonie sostanziali, quando rivolta all’attenzione di ascoltatori, al di là degli esecutori stessi, ha seria necessita di lasciarsi guidare da un vettore di senso_
Le immagini, le trasformazioni dinamiche della realtà proiettata, le luci ologrammatiche, le silhouette e le ombre sgranate in filigrana, il colore nelle sue bramosie, sono tutti elementi che di fatto “eseguono” il suono e lo conducono a “casa”_
Dimmi del tempo impiegato per realizzare il concerto. Se tu dovessi quantificarlo e qualificarlo?
I nostri live, dalla Biennale all’ultimo concerto tenuto l’estate scorsa al Pecci, sono frutto di una gestazione longeva, fermamente tenuti in piedi da una messa in scena rodata e necessaria_
Siamo quindi partiti da un impianto “ideale”, più volte valutato, consolidato ed in larga parte testato_
Questa gestione ci ha permesso di sostenere una idea che ambisse ad essere sia nuova sia robusta, definitiva e risolutiva, e che coinvolgesse molteplici figure, linguaggi, istituzioni, mobilità e sicurezza_
Il concerto in sé, seppur con la difficoltà della fase relativa alle prove, soprattutto in riferimento a quelle esecuzioni per noi inedite, è stato vissuto e gestito, nell’urgenza, con una certa prontezza_
C’è stata una preparazione in bottega, ognuno nella propria, dedicata all’ascolto, all’immaginazione, al decision making, ad una costruzione minuziosa su carta_
Una volta preparata la scaletta, il suo tenore, lo svolgimento e la narrazione, in osmosi con la struttura del prossimo lavoro, frutto di intro, interludi ed outro, l’essenza del concerto si è manifestata_
Desideravamo fortemente ritornare a viaggiare nel tempo, frequentando tutta la nostra produzione, Album per Album, da ieri ad oggi, disvelando il domani_
Il resto, prettamente “operativo”, è merito della pazienza, della professionalità, della perseveranza di Katia_
La commistione, il ricongiungimento con Gael & Chris, Aldo [Disegno Luci], Mikkel e i suoi ragazzi [Visual, Mapping & AR], Claudio ed i suoi operatori [Regia], Andrea [Fonico], Massimo [Fotografia] si è realizzato nelle giornate al Valli_
Parlami anche della piattaforma scelta per la promozione e lo streaming?
Non ci interessava una piattaforma capace di vendere solo biglietti ed impacchettare il regalo aggiungendovi un “nastro rosso”_
Volevamo qualcuno col quale dialogare, al quale chiedere uno sforzo non consueto_
In primis, disponibile a lavorare durante le festività e, soprattutto, acuto nel realizzare che quanto stavamo chiedendo fosse orientato alla “costruzione” di un modello, di un layout, di una “ratio” di programmazione ed offerta del tutto nuove_
Una declinazione di vendita multipla a fronte di un unico evento, mantenendo trasparenza e controllo dei dati -autonomi e personalizzati- dedicati ad ogni singolo Club_
Quindi 19 operazioni simultanee con altrettante descrizioni bilingue e accounting commerciali distinti_
Ad onor del vero, questa è stata una delle fasi più dinamiche, che spesso ha vacillato, per oggettive difficoltà realizzative e, probabilmente, per obiettive bizzarre pretese da parte nostra, richieste apparentemente impossibili che hanno impegnato non poco i responsabili di DICE_
Ma il fine cui tutti tendevamo, DICE inclusa [che ha rinunciato al suo aggio sulla vendita dei tagliandi] ha sempre tenuto insieme i pezzi e permesso a tutti di comprendere il valore reale di quanto stavamo facendo_
Resta il fatto che, da oggi in poi, chi volesse seguire questo tracciato “pilota”, e spero in tanti, sappia che una sorta di modello Beta, oltremodo perfettibile, è già disponibile_
Per fortuna, qualcuno ci ha già contattati: ne siamo fieri_
Inoltre, in riferimento al valore della Campagna, va ricordato quanto la promozione sia stata gestita liberamente dai singoli Club, a loro immagine e somiglianza, in favore del proprio linguaggio, del proprio pubblico, della propria filosofia ed etica, come se il concerto fosse un contenuto della propria programmazione_
Da casa il live è risultato immersivo, coinvolgente, emozionante, annullando del tutto ogni riserva su questo tipo di esperimenti. Io non avevo alcun pregiudizio a riguardo, anzi. Voi, come avete vissuto la performance in assenza di pubblico?
Va sfatato il mito del concerto dal vivo, reso reale, se e solo se, eseguito davanti al pubblico, e, semmai “degno di nota” solo in virtù di un sold-out_
Chi riesce ad asserire che i concerti migliori si siano tenuti davanti ad oceaniche folle da stadio con lustrini intermittenti, Hakimaki giapponesi o fasce Banzai? È vero, il pubblico conta sempre, è così importante che quando non c’è o ce n’è poco, ogni concerto trascende, si eleva ad “estasi”, e la Musica, in quelle occasioni, ci ricorda, nella mortificazione della solitudine, il motivo esatto per cui abbiamo deciso di amarla e servirla, perseverando, consistentemente e fieramente in suo favore, anche quando non si ha nessuno davanti; proprio come quando ognuno di noi ha cominciato ed è stato iniziato: “in perfettasolitudine”_
Personalmente sono sempre stato molto netto e sereno su questa questione dello Streaming o del Broadcasting, così come sulla Didattica a Distanza, lo Smart Working o l’esperienza Museale Virtuale che Google Art ha lanciato anni fa_
Sono queste, attività, che non possono prescindere dal pubblico, dagli studenti, dall’altro dall’altra parte, da un nostro coinvolgimento emozionale_
Davvero reputo infantile operare giudizi di merito, soprattutto in relazione a comparazioni pressoché “impossibili”_
Una sterile disputa dall’inutile sforzo dialettico_
Chi li consideri esclusivamente mezzi, e che mezzi siano, si interroghi sulle finalità, prima di sollevare riserve_
E si ricordi di “contestuallizarne” l’uso_
Sono cresciuto a Potenza, e prima di poter viaggiare in autonomia, lasciare l’uscio o fuggire di nascosto per assistere ad un concerto, mi sono nutrito, come tutti i miei coetanei di allora, di DVD che spalancavano l’immaginario_
Quei concerti erano veri e propri film la cui prospettiva, oltre alla ripresa concreta dell’evento reale, del pubblico partecipe, vivente, rispondente e corrispondente, era orientata su ciò che succedeva sul palco, sulla band, sull’estetica, sul suono, sul messaggio_
É così che abbiamo “visto” “dal vivo” per la prima volta i The Cure o i SexPistols, i MissionUK, i Queen o… i DuranDuran, Madonna, quel Vasco Rossi dell’87_
Non saprei dire se i JoyDivision del 78, ospiti di TonyWilson a SoItGoes, al loro debutto televisivo, avessero del pubblico in studio… eppure… Pertanto, in una dimensione sospesa come questa, dove la pre-condizione per qualsiasi attività umana sia la Salute, la Sicurezza sul Lavoro, prima ancora di poter insegnare Socrate; in una dimensione come questa, all’interno della quale NON SI PUÒ suonare davanti ad un pubblico in presenza, offrire un FILM, una Visione, un Contenuto significativo, a margine di una doverosa campagna di raccolta fondi, una donazione per i Luoghi in cui la Musica merita di tornare a vibrare… credo sia riprova di quanto anche un concerto senza pubblico in presenza possa trasmettere emozioni, senso, significato e valore, sebbene a distanza_
Il live streaming potrebbe diventare un modo altro per proporre musica?
Certamente sì_
Senza dubbio ed a maggior ragione a favore di uno scopo sociale_
Soprattutto in virtù di una “regia” di fondo, laddove, ragionevolmente non vi sia per forza bisogno di chissà quali mezzi stellari, se non di una buona idea alla base, o come detto benché non necessariamente, di un fine nobile_
Nulla è sostitutivo di nulla_
Ogni aspetto della espressione umana è unico_
Soprattutto quando agisce collateralmente, arricchisce e “aggiunge” esperienza_
I JoyCut hanno dimostrato che è possibile fare musica dal vivo anche in era Covid. Chi ha riserve forse ha solo limiti? Mi spiego: basta tenere la mente libera e accogliere una proposta diversa… l’intensità arriva comunque, solo in una forma nuova. Il brano con cui avete chiuso il concerto… forse non è un caso. Prima ti chiedevo dell’urgenza di questo progetto. Aggiungo: è anche una provocazione? E torno al brano in chiusura. Il senso più profondo del concerto in streaming è anche la volontà di voler dimostrare che una forma diversa, parallela, è possibile?
Una volta si diceva, “Ogni Epoca ha il suo Linguaggio” per poi congiuntamente ricorrere ad una demistificazione della singolarità, a favore della molteplicità_
Pluralità di voci, coralità di esperienze e visioni del mondo, interpretazioni e storiografie sciolte dall’arido monopolio ideologico_
Forse abbiamo peccato di presunzione, o semplicemente ci siamo già dimenticati della lotta di classe, della deflagrazione di una stratificazione sociale altrimenti paralizzata, della conquista inalienabile dei diritti umani, o, probabilmente, non abbiamo profondamente inteso, cosa “Linguaggio” volesse davvero dire_
Non è solo una questione di tessuto storico e di opportunità tecnologiche_
Abitare, indossare o difendere una determinante visione del Mondo è certamente sintomatologia del contemporaneo, ma anche eterna disputa fra antichi e moderni_
Ovviamente è possibile fare Musica in era Covid_
Così come è stato possibile farla durante il corso degli anni passati, all’interno di scenari comunque apocalittici, soprattutto per certi paesi del nostro mondo, inascoltati nell’urlo espressivo, ma soggetti alla passività del dolore, dove guerre e devastazioni non sono mai mancate_
Qui la questione è perpetuamente la stessa: come valutare la “funzionalità” e l’”efficacia” di qualcosa che appaia come proposta diversa_
Generalmente, l’uomo che vive seguendo il proprio tessuto biologico e basta [si nutre e soddisfa le pulsioni] continua a credere che funzionalità abbia a che fare con “profittabilità”_
Un artista vestito della sua voce, che canta senza mostrare alcuna nudità sensuale, nell’eterno riverbero dell’esistenza, mentre i ghiacciai si dissolvono alle sue spalle… non ha bisogno di pubblico in presenza, né di amplificazione, né di una band, né di luci abilissime, né di una tecnologia 3D_
E lo stesso vale per lo scalatore in solitaria, l’attore che recita versi nel deserto, o un soldato che si sofferma a suonare un pianoforte verticale, scordato, rotto, fra le macerie di Sarajevo_
L’era Covid non può assolversi né pretendere alcun podio_
Rappresenta un mondo che avevamo già visto, prevedibile ed inevitabile_
La verità è che quegli uomini che seguono solo il proprio tessuto biologico non riescono proprio ad accettarlo_
La verità è che quegli altri, quelli intelligenti, che dei primi si reputano migliori, non riescono proprio a capirlo… e, quasi quasi, preferirebbero “ritornare” alla vita di “prima”, ignorando che proprio quella vita di “prima” ci ha condotti al punto di non ritorno cui ci troviamo adesso, qui ed ora…
La verità è che solo gli uomini “coscienziosi” possono essere in grado di aprirsi, di accettare, di “vedere”, di “perfezionare”, di “guidare”, di “fronteggiare” una trasformazione come questa_
La gratificazione non alberga, soltanto, nel raggiungimento di un risultato, più di ogni altra forma, abita nella consapevolezza per mezzo della quale quel risultato si è compiuto_
E se lo streaming, mentre ne stiamo parlando, fosse già superato? Che importa? Nulla_
Importa capire quanto sia utile considerare, fra le possibili facoltà sensibili, quali siano capaci di continuare a permettere agli individui di esercitare la propria libertà_
A guisa di opportunità espressiva e creativa_
L’ultima traccia eseguita in scaletta, appartenente al nostro primo Album [2007], non solo invita a “scuotere la forma”, a “liberarsi della struttura” [che sia un partner violento, un Presidente Suprematista, Twitter o Spotify]… ma conclude e pone fine alla totalità dello show, attraverso un solo verso, sussurrato ed evocativo, senza più nemmeno il suono, nessuna diavoleria di mapping, alcuna luce particolare o inquadratura evocativa: “Sweet to the End”_
Un invito al pensiero_
Se proprio dobbiamo osare precipitare, va bene, ma che sia dolce_
La traccia si chiama ShakeYourShape, e ringrazio Julian [Zyklus] per averci accompagnati al piano_
Un’ennesima meravigliosa fortuna quella di esserci potuti ritrovare ed aver potuto condividere un momento così intenso con un talentuosissimo compagno di destino come lui_
Come si potrebbe realizzare un piano comune tra gli artisti per rendere estesa questa forma parallela? Perché, secondo te, le piattaforme attuali tipo Netflix, Prime… non riescono ad includere il settore della musica live? Perché non si investe in questo?
Non c’è nessuna accurata strategia di senso, incapacità di visione o incertezza negli investimenti, dietro le scelte dei palinsesti, i toni stilistici, o le direzioni artistiche delle piattaforme cui ti riferisci, se non soddisfare o determinare dall’alto una domanda, raccogliere dati sensibili ed acuire profitti_
Se la musica dovesse davvero, ancora a lungo, sostare nell’oblio di questa paralisi produttiva [in termini economici], allora non vi sarebbe alcuna esitazione ad includerla, anche copiosamente, all’interno di quella offerta_
Oggigiorno, come per la green-economy, la conversione di impatto, subitanea ed a “U”, in riferimento a questa proposta è ancora troppo poco vantaggiosa_
Eppure, i primi dati cominciano a rasserenare e sortire effetti e riflessioni_
Quando una delle tante Festival Hall, incassa con un solo concerto in streaming globale, 100 volte di più delle entrate che avrebbe maturato grazie ad un sold-out in presenza, pari a circa 3000 spettatori paganti, i calcoli sull’opportunità di adeguarsi ai “nuovi linguaggi” si fanno in fretta_
Ed anche qui, la solita vecchia canzone si ripropone… chi si dovrà battere per equilibrare la selezione e l’offerta dei contenuti? È evidente che quelle piattaforme, o le TV di stato, o Mubi, o Vimeo, o YT, Twitch o qualunque altra essa sia, di fronte ad una rivoluzione di questo tipo, andrebbero a preferire sempre e solo quelle proposte “artistiche” di consumo, che queste vendite e questi numeri -serenamente e attraverso previsioni attendibili- garantirebbero_
Pertanto, quando mai succederà che gli artisti, piccoli, medi e grandi… condivideranno davvero un piano comune, la stessa natura, lo stesso scopo? Ieri avremmo risposto: “Mai”_
Oggi, ma solo in una condizione straordinaria come questa, laddove la via d’uscita da questo impasse non sia ancora tracciata e la zona d’ombra non si sia ancora schiarita, laddove il“BigReset” non sia ancora stato compiuto, potremmo indistintamente condividerlo quel piano; solo in questo preciso momento e solo per un istante, fissati tutti insieme in un fotogramma dinamico, potremmo unitamente appartenere allo stesso scatto, allo stesso Tempo, in questo stesso Spazio_
Probabilmente solo in questa fase intermedia, di stallo e paura, dove nessuno osa, e la maggior parte osserva dal proprio Bunker la fine del Mondo, “quelli come noi”, possono ottenere e recriminare attenzione, vedere restituire peso specifico alla propria voce, realizzare “materialmente” le proprie inclinazioni_
Sfidando le mine antiuomo ed invitando i giganti a seguire i passi determinanti e sicuri_
Mostrando una possibile via di fattibilità_
Accompagnando quelli che seguiranno a non commettere errori fatali che, solo “chi come noi”, preparatosi da sempre al peggio nella Tana delle Tigri è allenato a schivare_
I JoyCut hanno fatto un cammino straordinario all’estero. Lo streaming ha anche questo di bello: essere ovunque nello stesso tempo…
Sì_
Abbiamo ridotto notevolmente, con un solo show, Kg di CO2_
Mitigando spostamenti, viaggi e consumi di centinaia di persone_
Siamo riusciti a permettere ad i Club coinvolti di raccogliere una somma di donazione notevole, impensabile ai blocchi di partenza_
Abbiamo ricevuto un sostegno illimitato nella geografia ed i confini, davvero, sono stati decisamente abbattuti_
Quindi, oggi, finché la Realtà resterà questa, il pubblico non potrà esserci in presenza… ma -in carne ed ossa- può continuare a partecipare e contare, in una inedita sfera di dimensioni a “distanze” extra-continentali_
Domani, credo proprio, sarà consuetudine considerare di offrire esperienze (semmai diversificate e personalizzate) contemporaneamente ad entrambe le utenze_
Come trasformerete l’esperienza vissuta? Ne resterà una traccia ripetibile in qualche modo?
Se i Club fossero d’accordo, messe a punto le correzioni e perfezionando la formula, intensificando la promozione della Campagna e dialogando prima e per più tempo con voi organi di stampa, megafono sempre preziosissimo, con quegli addetti ai lavori strategici, con qualche testimonial che non abbia timori a schierarsi, con le TV dirette sui territori e le Reti civiche, le banche etiche, i filantropi e lo Stato, desidereremmo certamente ripeterci, per continuare a raccogliere fondi, estendendo il format anche ad altri Paesi_
Immaginiamo monografie specifiche per Stati Uniti e Giappone_
Il sogno è che “1+1” StandUpForYourLifeClub diventi un “segno” riconoscibile, valorizzato, sostenuto e portato avanti da altri artisti ed altre band, continuamente e continuativamente_
Da parte nostra, in attesa di realizzare il seguito, continueremo ad offrire il concerto, curandolo come fosse un Film, iscrivendolo alla categoria on-demand ed ampliando la sua fruibilità, perdurando decisamente nel raccogliere sostegni concreti per la filiera dell’arte e della cultura_
Mr Man era con voi sul palco. Come sta?
Mr.Man è sempre con noi_
R-Esiste_
Nel 2006 intercettava una Realtà smarrita, un mondo vuoto e desolante, città sommerse dalla plastica e rifiuti grandi come montagne_
TG occupati da politici privi di senno e BreakingNews sul clima in affanno, foreste fantasma senza più ossigeno e valori morali all’apice del nichilismo_
Spaesato ed incompreso, riusciva a trovare nei bimbi l’unica risorsa emotiva capace di sensibilità, l’unica speranza alla quale affidare il seme dell’umanità_
Mi piace pensare che Greta lo abbia “sentito”, che abbia “captato” quella implorazione extraterrestre e che abbia raccolto e destinato, proprio in virtù di quella parabola, il suo impegno, la sua forza, la sua apprensione e la sua meravigliosa diversità_
Mr.Man & The Invisible Girl_
Cosa vede nei suoi sogni futuri?
Davvero lo vogliamo sapere?
Stills estrapolate dal Video | a cura di Claudio Stanghellini
Foto di Massimo Lovisco