Alla fine c’è voluto l’assolo epico di Eddie Munson nella famosa scena di Stranger Things 4 per ricordare ai Metallica chi erano i Metallica. Milioni di adolescenti hanno scoperto la potenza emotiva del thrash metal. Ed ecco che il tema portante dell’undicesimo lavoro in studio della band americana diventa l’adolescenza e più in generale i primi diciotto anni della vita di un uomo. Quelle prime 72 stagioni in cui si forma il firmware dell’individuo che lo condizionerà in ogni traiettoria futura della sua vita, molto spesso per reazione. Quelle prime 72 stagioni che per James Heatfield sono state la culla-prigione da fuggire, la rottura delle catene dei fondamentalisti cattolici della Church of Christ Scientist, di cui la madre era fanatica sostenitrice e il cui credo l’aveva portata a morire tragicamente di cancro con il rifiuto della medicina e della scienza laica. Questa esperienza e l’abbandono familiare di un padre camionista reduce della seconda guerra mondiale sono stati i capisaldi della rabbia accumulata nel cuore isolato di James Heatfield. L’imprinting di quelle prime 72 stagioni hanno condotto al desiderio di suonare la chitarra come una batteria e a rivoluzionare la storia del metal statunitense. In 72 Seasons ritroviamo dei Metallica ringiovaniti, orgogliosi di essere senza gabbie, producendo un disco che dura ben 77 minuti fregandosene dei formati del veloce consumo streaming. Indubbiamente questo disco è l’estensione di quelle scelte di sound che erano state fatte nel precedente lavoro Hardwired…To Self-Destruct. Quindi ben vengano brani di lunga durata dove architetture ritmiche si dipanano tra linee di basso dal sapore prog, riff abrasivi e infiniti assoli pentatonici. Sotto quel muro di rumore a sorpresa c’è il blues e l’hard core miscelati al punto giusto. Il drumming di Ulrich è impressionante come sempre. C’è l’amore per i Kyuss ma anche per i Trouble, i Motorhead, Judas Priest ed i Pantera. Affiorano autocitazioni da Master of Puppets e …And Justice For All ma ci sta! In questo labirinto di riffs groovy svettano la title-track, Chasing Light, Lux Æterna, Shadows Follows. Meritano anche menzioni speciali l’oscura If Darkness Had a Son, la mid-tempo Sleepwalk My Life Away e la conclusiva quasi interminabile Inamorata. 72 Seasons non è un’operazione nostalgia ma l’ultimo treno per le nuove generazioni di scoprire che il rock è narrativo e quello di tipo metal è anche catartico e riflessivo, un aspetto formativo non da poco.
Credits
Label: Blackened – 2016
Line-up: James Hetfield (vocals, rhythm guitar) – Kirk Hammett (lead guitar) – Robert Trujillo (bass, backing vocals) – Lars Ulrich (drums).
Tracklist:
Disc One
1 – 72 Seasons
2 – Shadows Follow
3 – Screaming Suicide
4 – Sleepwalk My Life Away
5 – You Must Burn!
6 – Lux Æterna
7 – Crown of Barbed Wire
8 – Chasing Light
9 – If Darkness Had a Son
10 – Too Far Gone?
11 – Room of Mirrors
12 – Inamorata
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