“Ho deciso di prendermi la libertà di fare un tour mosso soltanto dal desiderio di suonare”, così Manuel Agnelli ci presentava il suo tour estivo nel corso di un’intervista a ridosso degli ultimi appuntamenti dello spettacolo Lazarus (regia diValter Malosti), l’opera rock scritta per il teatro da David Bowie ed Enda Walsh che lo ha visto protagonista strepitoso in grado di affascinare critica e pubblico. La libertà di cui ci aveva parlato era suonata come una promessa condita da un entusiasmo non scontato per chi decide di mettere da parte il bagaglio Afterhours, matrice del rock alternative italiano, e riscrivere le pagine di un presente/futuro avventuroso obbediente esclusivamente alla propria famelica volontà. Quella promessa è stata mantenuta nella lunga estate in giro per l’Italia, data per data, fino all’ultima che ha messo una chiosa brillante al tour il 9 settembre all’Ecosuoni Festival Di Palma Campania (NA). Agnelli si è ripreso in toto la scena, ha usato il tempo necessario per plasmare la materia della nuova band messa in piedi per sostenere la resa live dei brani di Ama il prossimo tuo come te stesso, il suo acclamato primo disco solista, e dei classici di un repertorio più che trentennale che, prima ancora dell’etichetta Afterhours, hanno il suo sigillo indelebile. Ecco cosa risuona forte e chiaro dopo i tanti concerti affrontati: Manuel ha un nuovo corso in solitaria con una forte carica creativa e mostra a tutti, qualora ce ne fosse bisogno, quanto la proprietà intellettuale ed emotiva di ogni brano in scaletta sia indissolubilmente legata al suo nome. Lo smisurato desiderio di rinnovamento è per Manuel essenziale, necessariamente connesso all’inclinazione artistica vissuta come un’occasione da usare per sentirsi vivo. Sul palco è totalmente centrato, in equilibrio perfetto tra professionalità e furore. Ha vinto lui, ancora una volta, non c’è troppo da aggiungere!
Sin dal primo brano Severodonetsk si percepisce un suono ancora più coeso e compatto. L’affiatamento della band è cresciuto e l’attitudine è ben lontana dal mood segnato da certe soluzioni stilistiche dove il violino aveva uno spazio caratterizzante. Frankie (Little Pieces Of Marmelade) si intende e si intreccia alla perfezione nelle dinamiche chitarristiche di Manuel. La poliedrica e talentuosa Beatrice Antolini è il nuovo asso nella manica che Agnelli gioca magistralmente; una vera regina tra percussioni, basso e tastiere, con in più una vocalità potente in primo piano nel duetto di Lo sposo sulla torta. La base ritmica affidata al batterista DD (Little Pieces Of Marmelade) ed al bassista Giacomo Rosseti “Rost” (Negrita) è una robusta certezza.
Scorrono tra impeto e delicatezza i 26 brani in scaletta, coinvolgendo ed emozionando il pubblico presente. Signorina mani avanti, Veleno, Non si esce vivi dagli anni ’80, Bungee Jumping, Milano con la peste, Lo sposo sulla torta, Quello che non c’è, Ballata per la mia piccola iena, La profondità degli abissi, Proci, Padania, Strategie… per citare alcuni dei capitoli sonori di un concerto intenso dove conta solo ed unicamente la leggerezza e la gioia di un gioco delle parti ben ordito, in cui ogni musicista ha un ruolo ormai definito e fluido. Assistervi è stata una goduria! Il nuovo sound vira qua è là verso orizzonti statunitensi, con un piglio garage, che The Kills e Jack White approverebbero alla grande.
Menzione speciale per New Dawn Fades dei Joy division, cover dedicata a Luca Bergia e Gabriele Ceci (rispettivamente membri dei Marlene Kuntz e dei Massimo Volume, prematuramante venuti a mancare) ed interpretata con tale carica di pathos da meritare l’incisione in studio. Da citare anche l’infuocata Germi dove Agnelli sfoggia tutta la sua ironia indossando un paio di occhiali rossi a led.
“Noi siamo fatti di tempo. Il tempo è la forza che ci dice chi siamo.” Avevamo usato le parole di Don DeLillo per raccontare la nuova strada di Agnelli, siamo proprio convinti di questo. Il tempo sta svelando, nel suo scorrere fruttuoso, un artista affamato più vivo e vero che mai.
In collaborazione con Amalia Dell’Osso
Galleria fotografica di Alessio Cuccaro