Home / Recensioni / Album / Selva – Marta Del Grandi

Selva – Marta Del Grandi

MartaDelGrandi SelvaAffila le sue armi Marta Del Grandi, due anni dopo l’esordio Until We Fossilize, scommettendo sulla varietà di soluzioni e arrangiamenti che illuminano l’ascolto, svelando sentieri inattesi e associazioni impreviste, senza perdere il controllo o finire fuori fuoco come nella copertina ingannevole, che è in realtà un invito a scoprire l’intima sostanza di questo secondo lavoro. L’album si apre coi vocalizzi purissimi di Mata Hari per lanciarsi su un arpeggio sintetico anni ’80 nella scia del revival di Bat for lashes, rafforzata da un drumming deciso che s’infrange in una pozza nel terreno di una battaglia ormai silenziosa, prima di rinascere nel denso refrain che incrocia la carica interrotta coi fiati del tempo sospeso di Cate Le Bon. E da quella classe rarefatta si accende lo sguardo candido di Eyes of the day ad accogliere la luce del nuovo sole nascente. Un tocco di soul infiamma il pop retrò di Chameleon eyes con le ritmiche tribali di Simon Raman che roteano indipendenti dalle trame sincopate delle ance di Benjamin Hermans, librandosi con la leggerezza di Inara George e i suoi The bird and the bee. Tamburi di guerra scandiscono l’arrivo di Snapdragon e il suo coro misterico pronto a intonare a cappella candidi intenti sacrileghi, tra riff sixties e fiati free jazz, ripetendo ll formula di un sortilegio di antiche streghe sfuggite al rogo. Marble Season potrebbe essere un gospel riletto da Joan Baez se la vibrazione nella voce di Marta non smorzasse con delicata umanità la potenza lirica dell’interprete americana, centrando l’obiettivo fluttuante di una eterea corposità. E il legame con la terra si stringe netto con la prima parte dell’inquieta ballata End of the world, con arpeggio degno di Twin Peaks e dei primi Pink Floyd orfani di Barrett, mentre la voce tesse un’ariosa melodia di raggi di sole che sfidano i nembi più neri. Si finisce nell’acustica quiete domestica di Two halves, risposta a Nothing brings me down di Emiliana Torrini, ma la pace qui porta a voli pindarici della fantasia e per un attimo siamo fuori dalla finestra, sopra le nuvole che poco fa ci negavano la vista del sole, che ora ci avvolge con tutta la sua forza astrale. L’attimo dopo siamo di nuovo in casa con Polar bear village, cade la pioggia, goccia a goccia sui vetri della stanza, gocce su gocce che scorrono in rivoli sulle lastre, finché zampilli di schizzi muovono le corde metalliche di una chitarra presa in prestito a Dedicated to you but you weren’t listening dei Soft Machine mentre Marta mette a nudo il suo animo con in mente i fraseggi obliqui del sommo Wyatt. È una Good story quella che viene narrata su un tappeto di acque di piombo, soffi di sirene e clarinetti bassi, con in mente il jazz pop degli Snowpoet, navigando fino all’approdo bucolico della title track, Selva, superando l’ultimo ostacolo di voci che bisbigliano al buio nascondendo la distesa incantata del bosco di Lórien, che si apre accecante tra mugugni e ronzii, non lasciando altra scelta che abbandonarsi al mantra di pace interiore “Pensieri tortuosi / S’intrecciano stretti / In forme mai viste / Il cuore si perde“. Stay è una dolce esortazione a non lasciare mai quel luogo fatato, sulle trame di una ballad che risale ai Rilo Kiley, passando per le prove più liriche della voce di Cat Power. Così si ribalta l’esito di End of the world, che nella seconda parte perde i presagi da thriller filosofico trovando l’organo a passi lenti di una celebrazione che si dissolve in una sacralità confortante e avvolgente.

Credits

Label: Fire Records – 2023

Line-up: Marta Del Grandi (Vocals, Synth, Piano, Muted Piano, Programming) – Benjamin Hermans (Bass Clarinet, Baritone Saxophone) – Simon Raman (Drums, Percussion) – Kobe Boon (Electric Bass, Contrabass) – Artan Buleshkaj (Electric Guitar, Baritone Guitar, Acoustic Guitar) – Bert Vliegen (Synth, Programming)

Tracklist:

  1. Mata Hari
  2. Eye Of The Day
  3. Chameleon Eyes
  4. Snapdragon
  5. Marble Season
  6. End Of The World Pt. 1
  7. Two Halves
  8. Polar Bear Village
  9. Good Story
  10. Selva
  11. Stay
  12. End Of The World Pt. 2

Link: Sito Ufficiale
Facebook

Ti potrebbe interessare...

powder_dry_24

Powder Dry – Tim Bowness

Sperimentare, osare al massimo nei dettagli estremi senza mai perdere di vista l’accessibilità “pop” dell’ascoltatore. …

Leave a Reply