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Romance – Fontaines D.C.

romance_coverLa vita è un sogno lucido o una realtà sognante? Siamo intrappolati in quella “Snow globe” ideale a cui aspiriamo dal di fuori, illudendoci di poterla raggiungere? L’avvento dell’era digitale ha reso tutto virtualmente a portata di mano dal nostro smartphone, tanto da farci sentire bene perché forse non sentiamo più nulla, perché forse siamo caduti in una “confortevole insensibilità”, come cantavano i Pink Floyd di The Wall e come si sente Jep Gambardella, il protagonista del capolavoro La grande Bellezza di Paolo Sorrentino, tra le principali fonti di ispirazione di questo quarto album dei Fontaines D.C. Per valicare il confine tra il tangibile ed l’intangibile bisogna attraversare quella nebbiolina della “Snow globe”, bisogna toccare quel vetro di separazione e ritornare al “sentimento”, a quel senso di romanticismo perduto. “And maybe Romance is a place”, canta Grian Chatten sul finire della title-track. La nostra  idea d’Amore è qualcosa che ci fa sentire alle stelle ma anche maledettamente compressi in un palloncino di plastica fucsia come indica la copertina del disco. Questo è il magico universo tematico di Romance, l’ulteriore step evolutivo di una delle band più carismatiche degli ultimi cinque anni. La band irlandese non si è fatta prendere dal clamore inziale del primo album nè dai plausi della critica per i successivi dischi, è invece sempre andata per la sua strada senza calcoli, arrivando ad un equilibrio sonico unico ed originale. La cifra stilistica sta nel aver metabolizzato la lezione del rock-pop britannico degli ultimi quarant’anni e di averlo reintepretato in chiave moderna. Risulta ovvio che ascoltando Romance e In the Modern World ci possa venire in mente il synth-pop dei Depeche Mode, mentre con Here’s the Thing e Bug può riaffiorare il marchio di fabbrica post punk alla Joy Division, oppure l’attitudine shoegazing degli Slowdive in Sundowner o infine il mood dark-wave dei The Cure nella traccia finale Favorite. Quando approdiamo ad atmosfere di rock cantautorale più morbido come in Desire e Motorcycle Boy si percepiscono, invece, le influenze del recente capolavoro solista Chaos For the Fly del leader Grian Chatten. Spiazza il rap-rock di Starbuster, un modo sui generis per cantare un attacco di panico avuto realmente da Grian Chatten nella stazione londinese di St Pancras. Un brano assurdo, dove si manifesta la sperimentazione cross-over della band di Dublino che era già iniziata in I love you del precedente lavoro Skinty Fia. Ogni traccia è perfettamente suonata con una grinta finemente materializzata, dove la band sfrutta la propria energia stravagante e un carisma unico che ben si adatta agli stili musicali mutevoli. Il tutto condito dalla voce ricca e variegata di Chatten e da testi emotivamente risonanti. In Romance si viaggia sulle montagne russe dell’anima dell’uomo contemporaneo. Un lavoro colorato ma con balzi di minacciosa oscurità che ti cattura con uncini melodici accattivanti mentre ti scaglia pugni testuali allo stomaco. Quando finisce il giro vuoi ripagare il biglietto per un altro ed un altro ancora. Romance è il disco dell’anno.

Credits

Label: XL Records – 2024

Label: Grian Chatten (voce) – Carlos O’Connell (chitarra) – Conor Curley (chitarra) – Conor Deegan III (basso) – Tom Coll (batteria).

Tracklist:

1. Romance
2. Starburster
3. Here’s The Thing
4. Desire
5. In The Modern World
6. Bug
7. Motorcycle Boy
8. Sundowner
9. Horseness Is The Whatness
10. Death Kink
11. Favourite
Link: Sito Uffciale.

In The Modern World – Video

Album – streaming

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