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Lives outgrown – Beth Gibbons

Beth GibbonsUn’artista che ha centellinato le nuove uscite negli anni, eppure in grado coi Portishead di condizionare il sound degli anni ’90 con due soli album e un live, seguiti da un terzo capitolo nel decennale di questo, e che oggi arriva trent’anni dopo l’epocale Dummy a pubblicare la prima uscita interamente a suo nome Lives Outgrown, per la Domino Recording Company, prodotta con la complicità importante dei polistrumentisti James Ford (suona davvero di tutto) e Lee Harris. Sembra dunque rivolta a se stessa la richiesta del brano apripista Tell me who you are today, scritto proprio con Harris, che introduce un mondo intimista con la sua minimale chitarra acustica e si riaggancia al disco con Rustin Man per prendere direzioni diverse in un rituale misterico fatto di voci che s’intrecciano su un doppio registro, dalla gravità terrestre all’etere impalpabile. Dimenticate Bristol e il trip-hop, gli inserti d’archi indiani, sul pattern percussivo di tuoni distanti che accresce il livello esoterico del brano, viaggiano in un terreno di polvere e sangue, come quello battuto da Peter Gabriel nelle sue esplorazioni etniche in cerca di spiritualità messianica per l’Ultima tentazione di Cristo. E sono queste le coordinate geografiche ed emotive di questo lavoro, come conferma il riff di basso di Floating, giocato su note stoppate e sincopate sul registro alto dello strumento per una strofa claustrofobica e cupa che si apre in un ritornello inondato di luce abbagliante, con una melodia che si liquefa nel controcanto estatico del quartetto di voci intonato da Gracie, Herbie, Roo e Senab Adekunle, arrestata infine da un muro di dolorose meditazioni orientali, fino a imboccare una strada d’aria purissima nel finale, che raddoppia le linee vocali con flauti incorporei. Sono invece presenti e palpabili le pelli evocative dei timpani su cui si dipana Burden of Life col contraltare di un’acustica appena accennata, mentre la voce appassionata di Beth traccia un solco melodico che affonda lentamente nelle viscere come ferita insanabile, malattia ineluttabile, aggravata da lame affilate di violini decadenti e impetuosi, pronti a colpire tra le ombre per nascondere un segreto che non può essere rivelato. Lost changes suona subito familiare, con quel giro di chitarra disperato che potrebbe uscire dalle sessions di Animals o The Wall dei Pink Floyd, e non a caso il primo verso è un ben noto Hey you, declamato con un filo di voce che sale con misurata potenza nel ritornello imperioso e romantico, mettendo a nudo un dramma interiore che è linfa vitale del fuoco creativo, appena stemperato con piacevole malinconia da un fischio morriconiano che accompagna l’epica calante della coda. E a un grandioso cinema d’avventura desertica rimanda la trama tribale di Rewind, scritta con Lee Harris, coi suoni acidi di incantatori di serpenti e quello scomposto break di basso e percussioni che arriva a lacerare inaspettato il flusso di un mantra rituale, come a strappare un foglio di carta tinto dall’inchiostro di parole luttuose, col protagonista che si allontana dal vociare sempre più distante di una folla da evitare per non perdersi, proprio come in The Wall, la cui suggestione ritorna come una premonizione a lungo sopita. Così si fa avanti incalzante Reaching Out, con la sua salita vertiginosa annunciata da ottoni sferzanti come le fruste dei cammellieri, dalla cui cima svetta un coro di matrone affrante e inconsolabili. Poi, sul tenebroso bordone di acustica metallica di Oceans, la voce vibrante di Beth rimembra la passione del primo album dei Portishead, delle braci acuminate di Mysterons e It could be sweet, mentre il ticchettio spietato del tempo grattugia le membra disperse del vento serale. L’inquietudine intreccia le corde orientali del corpo sinusoide di For Sale, turbato e spazzato da una tempesta di violini saettanti e furiosi, che muore oltre l’orizzonte contro cui si staglia il ritmo selvatico di Beyond the Sun, cavalcata beduina nel deserto, incitata da un coro di donne festanti, spronata da squilli di trombe urticanti, finendo la sua corsa nel recinto di tende dell’accampamento. Qui, col conforto del fuoco e del sangue, mentre scorre un roll sui timpani degno di Epitaph dei King Crimson, si intona l’ultimo canto, Whispering Love, trafitto da un flauto così dolce da sciogliere l’animo di chi lo ascolti come neve al sole e una voce che traccia una melodia morbida come un acquerello, ardente come metallo fuso che sgorga accecante da una fornace, tra rombi e scintille, colando lentamente nella forgia di una catena infrangibile. Quella catena che si allunga lentamente negli anni con solo gli anelli necessari, indissolubili, della passione di Beth, per formare il più prezioso dei gioielli.

Credits

Label: Domino – 2024

Line-up:
Beth Gibbons (vocals; backing vocals, tracks 1–9; acoustic guitar, 1, 3–5, 9; guitar, 2; vocoder, 10)
Lee Harris (drums, tracks 1–9; percussion, 1, 3–6, 9, 10; Mellotron, 1; whistle, 4; field recordings, 10)
James Ford (vibraphone, tracks 1, 2, 4; double bass, 1, 2; piano, 1, 3, 4, 6, 9; harmonium, 1, 3, 9, 10; backing vocals, 1, 5; spoons, 1; cello, 2–4, 6, 9; percussion, 2, 4–9; bass, 2, 4, 5, 7, 9; acoustic guitar, 2, 4, 5, 9, 10; baritone guitar, 2, 4, 5; flute; 2, 4, 6–8; recorders, 2, 4, 6, 7, 9; Hammond organ, 2, 4; hammered dulcimer, 2, 5; drums, 2, 7, 8; pedal steel, 2; Farfisa, 3, 5, 9; dulcimer, 4, 9, 10; electric guitars, 4, 9; Solina synth, 4; additional drums, 4; bass clarinet, 5, 6, 9, 10; feedback, 5; guitars, 6, 7; Chinese lute, 6; synth piano, 6; marching snare, 6; trumpet, 6; trombone, 6; bowed saw, 7, 9; EBow dulcimer, 7; violin drones, 8, 10; acoustic bass, 8, 10; 12-string acoustic guitar, 8; resonator guitars, 8; fuzz flute, 9; violin, 9; singing tubes, 9; toms, 10)
Senab Adekunle (backing vocals, tracks 2, 4–6)
Gracie (backing vocals, track 2, “instrumental ooh/hum”, 10)
Herbie (backing vocals, track 2)
Roe (backing vocals, track 2)
Raven Bush (violin, tracks 3–8, 10; viola, 3–6; baritone viola, 7, 8, 10; violin solo, 8)
William Rees (noise guitar, track 4)
Robbie McIntosh (acoustic guitar, track 4)
Howard Jacobs (bass saxophone, tenor saxophone, clarinets, percussion, frame drum, mizmar, track 6)

Tracklist:

  1. Tell Me Who You Are Today
  2. Floating on a Moment
  3. Burden of Life
  4. Lost Changes
  5. Rewind
  6. Reaching Out
  7. Oceans
  8. For Sale
  9. Beyond the Sun
  10. Whispering Love

Link: Sito Ufficiale
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