Verity Susman (Electrelane) e Matthew Simms (Wire e It Hugs Back) si incontrano nella London Improvisers Orchestra e scatta un’intesa che li porta a lavorare ad alcune colonne sonore, tra cui i documentari Women Against the Bomb e Tramps! Ben presto attirano l’attezione degli Stereolab, che percepiscono l’innegabile affinità con il duo e nel 2022 ne pubblicano il singolo su cassetta There Are Other Worlds, invitandoli anche a suonare in qualche data del tour del 2023. Lo stesso anno i Memorials sonorizzano su commissione del Centre Pompidou l’opera di Louise Bourgeois Liquidi Preziosi, la performance finisce sul primo EP del duo, che arriva finalmente all’esordio su lunga distanza, registrato nello studio allestito nel giardino di casa. L’immagine di un prato verde sul retro di una tranquilla e tipica casetta monofamiliare britannica (il duo è di stanza significativamente a Canterbury) è proprio quella suggerita dall’intro di note stoppate di Acceptable Experience, ronzio di insetti svolazzanti spazzato via di colpo dal passaggio di un treno in corsa su binari che tagliano in due lo spazio, sferragliando in linea retta come nel mantra indie degli Stereolab. Lamplighter fa un salto ancora più indietro diffondendo un sapore sixties nelle gustose armonie vocali e in quell’organo alla Alan Price, mani che si dimenano e minigonne svolazzanti della swingin’ London, prima che la sala da ballo venga invasa dalle ruvide scariche elettriche della psichedelia, che nasceva in quel contesto, visioni da incubo e vapori misteriosi. Sarà per questo che le note cicliche di Cut It Like A Diamond sembrano provenire dal basso di Roger Waters, mentre era ancora nel regno incantato di Syd Barrett, sferzato da chitarre corrosive e fedele servo del coro di antiche fattucchiere che salmodiano i loro incantesimi. Si esce all’aperto a respirare l’aria della notte, attimo di quiete prima che il soffio di un sassofono annunci la riuscita dell’invocazione e la danza si trasformi in rito alchemico indiavolato. Name Me spiazza con un arpeggio meditativo che sarebbe piaciuto a David Crosby, con le sue trame interiori di indicibile malinconia, scivolando su una slide di cristallo inquietante degna dei primi film di Dario Argento, sospinta da un organo in espansione cosmica, trip allucinogeno che disorienta e avvinghia. Memorial Waterslide II ha poco a che fare con il primo capitolo che costituiva il centro dell’EP su Luoise Bourgeois, scorre come un collage rumoristico in bilico tra i Beatles di Revolution n. 9 e gli sperimentali cut-up di Frank Zappa, con prepotenti lampi di free jazz in cui il sax spiraliforme di Susman sfida il drumming corpulento di Simms. Con Book Stall si viaggia molto vicini alle traiettorie dei compagni di scuderia Vanishing Twins, con un drumming serrato e una tastiera pulsante che scivolano precisi e concisi in una forma canzone percorsa da bizzarrie imprevedibili per una continua ricerca di suoni sempre diversi, senza smarrire la melodia diretta e pressante. False Landing riprende le mosse dalla camera dei rumori della title-tracks, imboccando una strada jazz più strutturata, sulle orme di formazioni agli antipodi come The Things e The Neck, fondendo un pattern di batteria incalzante con la minimale melodia, costruita su due soli accordi di piano e sporcata da un incessante rumore di plastiche e congegni avariati. Poi, dopo una fase di voluto smarrimento, il brano trova una forma del tutto nuova con un arpeggio solare e un basso sincopato per una distesa evocativa coralità, per la voce profonda e sognante di Verity. In Horse Head Pencil l’estremo Oriente di Sakamoto si adagia su un tappeto di tastiere fatate e sonagli stridenti per la voce corposa di Matthew, perfetta per questo breve e delicato bozzetto. Con I Have Been Alive si precipita nel baratro di un universo parallelo di lande desolate e paludose, dove si accendono fuochi fatui di loop improvvisi e scosse elettroniche che non danno calore, finché la protagonista di questo viaggio in un territorio minaccioso trova la via di un’arida invocazione, intonando una formula magica desertica e asciutta per riprendere la via di casa, verso una salvezza ancora possibile. Quella che sembra donare il cantico finale The Politics Of Whatever, quasi un inno gospel o un canto natalizio d’altri tempi, che scorre al ralenty per i titoli di coda di un dramma appena concluso, fino ad assorbire il bagliore di un sole nascente che sembra illuminare il pascolo verde e la mucca solitaria di Atom heart mother. Anche qui l’affinità innegabile è tra musicisti che suonano per il piacere di suonare, solo così nascono grandi album.
Credits
Label: Fire Records – 2024
Line-up:
Verity Susman (voce, tastiere, sassofono) – Matthew Simms (batteria, voce, chitarra, basso)
Tracklist:
- Acceptable Experience
- Lamplighter
- Cut It Like A Diamond
- Name Me
- Memorial Waterslide II
- Book Stall
- False Landing
- Horse Head Pencil
- I Have Been Alive
- The Politics Of Whatever
Link: Sito Ufficiale
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