Domenica diciannove gennaio duemilaventicinque. Ore quindici. Teatro del Pavone, Perugia, la città che lo aveva accolto da anni. Salutare Paolo Benvegnù un dovere morale. E che lo si faccia nella maniera più fragorosa ed al contempo discreta possibile. Una cerimonia laica con ingresso libero fino ad esaurimento posti, per provare ad asciugarsi gli occhi tutti insieme, consapevoli che i bordi resteranno umidi per sempre per chi lo ha amato. In una nota ufficiale la famiglia, gli amici e i collaboratori dell’artista hanno espresso i loro ringraziamenti per le interminabili comunicazioni di sostegno e cordoglio arrivate loro in seguito alla morte di Benvegnù. Ci sono sipari che non calano mai e Paolo è uno di questi. Quello che lascia su questa terra, dannazione quanto fa male dirlo, continuerà a farci mancare il fiato come in quel tramonto orribile di fine 2024. Che le sue parole non si trasformino mai in una odiosa tomba ma restino culla. Per continuare ad usare l’espressione “come sempre”. Per non dover mai sanguinare nell’usare l’espressione “come mai più”.
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