Se c’è una band che può assurgere a simbolo dell’alternative pop degli anni duemila, questa senza alcun fa di nome Arcade Fire. I canadesi con i due precedenti album, Funeral e Neon Bible, hanno mostrato non soltanto doti fuori dal comune nel mescolare molteplici tendenze del folk, del rock e del pop in un sound del tutto personale ma anche la capacità di riuscire a stare nel mezzo con onore, piacendo un po’ a tutti, mainstreamers o indies che siano. Con presupposti del genere l’attesa per il terzo disco degli Arcade Fire è molto alta. Cominciamo subito col dire che The Suburbs è senza dubbio un disco degli Arcade Fire, lo si evince da quel sound che ormai è diventato un marchio di fabbrica inconfondibile. Un disco che trova proprio nella sua caratteristica peculiare di saper mischiare suggestioni così diverse un punto di forza e, allo stesso tempo, un punto debole. La lunghezza complessiva del lavoro (sedici brani per oltre sessanta minuti di musica) suggerisce come il combo canadese non abbia voluto escludere niente in fase di songwriting, in modo da poter accontentare un po’ tutti. E allora in apertura troviamo un pop leggero da canticchiare con spensieratezza con tanto di falsetto (The Suburbs), per poi continuare con la pop-wave di Modern Man, con tanto di tempo dispari, ritornello melodico e bridge crescente; i raffinati richiami barocchi, gli splendidi rintocchi orchestrali, che l’elettronica non tenta nemmeno di velare troppo, decantano orpelli in stile Rococo. Bellissimi gli episodi di Empty Rooms, nella quale una coltre di violini tremanti insieme alle chitarre dilatate e la voce eterea di Regine Chassagne contribuiscono a creare quel muro sonoro tipico dello shoegaze, e splendida Suburban War, in cui tutto si fonde armoniosamente. E ancora troviamo la lenta ascensione orchestrale di Half Light I, la favola folk-pop di Wasted Hours, la malinconia devastante di Sprawl I. Entusiasmano meno, invece, City with no Children, Month of May e Deep Blue. Rispetto al passato si è ridotta la strumentazione sfoggiata dai sette di Montreal, gli arrangiamenti si sono smussati mostrandosi più diretti e immediati pur non perdendo la sapienza con cui riescono ad aggiungere ogni elemento al momento e nel posto giusto. Compare qualche sprazzo di elettronica a dilatare il sound avvolgente di Ready to Start, a costruire un sostrato vero e proprio sulla liturgia di Half Light II, o a condire di atmosfere disco Sprawl II.
E se, dunque, il punto di debolezza si configura nell’estrema lunghezza del lavoro con degli episodi che convincono poco, il punto di forza si mostra proprio nel fatto che, nonostante ciò, The Suburbs riesce ad essere comunque un disco compatto, il risultato di una band che mostra con sapienza soltanto diverse sfaccettature di se stessa. I brani di The Suburbs hanno un legame concettuale che li accomuna, nonostante non siano parte di un concept album; insieme vanno a descrivere minuziosamente i diversi aspetti di quella che è l’idea di base: la vita di periferia, i sobborghi cittadini con le loro strade, automobili, parcheggi, rumori, odori, attraverso i quali filtra un senso di staticità. Così, probabilmente, The Suburbs non possiede l’istinto nervoso di Funeral né la grande imponenza risonante di Neon Bible. The Suburbs è un disco descrittivo, o per meglio dire autodescrittivo delle diverse esperienze di vita nei sobborghi vissute da sette persone differenti e, proprio per questo, forse più distaccato e molto più difforme. Fatto sta che rimane un lavoro più che buono, sempre fedele alla maniera artigianale degli Arcade Fire, nonché testimonianza importantissima di una band che è nel pieno della propria ascesa, che riesce ad essere sé stessa anche variando i modi per dichiararlo. Questa è prerogativa dei grandi.
Credits
Label: Merge – 2010
Line-up: Win Butler – Régine Chassagne – Richard Reed Parry – William Butler – Tim Kingsbury – Sarah Neufeld – Jeremy Gara
Tracklist:
- The Suburbs
- Ready to Start
- Modern Man
- Rococo
- Empty Room
- City With No Children
- Half Light I
- Half Light II (No Celebration)
- Suburban War
- Month of May
- Wasted Hours
- Deep Blue
- We Used to Wait
- Sprawl I (Flatland)
- Sprawl II (Mountains Beyond Mountains)
- The Suburbs (Continued)
Links:Sito Ufficiale,MySpace
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