Giovani e bravi: la scena veronese continua a mettere in mostra nuovi talenti. Guglielmo Cappiotti rientra a pieno titolo in questa folta e variopinta compagine di artisti all’esordio discografico che quel territorio continua ad offrire. Con La fine del mondo il giovane Guglielmo Cappiotti si propone con un disco di elegante cantautorato venato di tinte vintage.
La grafica dell’album, non concede spazio ad altre interpretazioni: La fine del mondo è un disco d’altri tempi come la miriade di oggetti recuperati da chissà quale magnifico baule in un polveroso scantinato. Cura dei suoni, delle parole, della musicalità delle singole sillabe ed una voce capace, educata. Un cantautore “vecchio stampo”, se si può dire (e se qualcosa davvero significa): il giovane artista veronese non ha bisogno di innovazioni per esternare la sua raffinata poetica. E così, per ognuno dei suoi brani, Guglielmo si serve della sensualità delle sonorità bossa, della estemporaneità jazzistica, dell’equilibrio della forma canzone, del sapiente spostamento della voce dal primo al secondo piano.
La fine del mondo non suona come un esordio, dimostrando una concretezza inusuale ed invidiabile; suona forse addirittura “troppo sicuro”, perchè privo di sbavature (la produzione artistica di Andrea Viti forse spiega alcuni perchè). La ricerca musicale, pur mantenendosi all’interno di un contesto non innovativo, mai appare ripetitiva e noiosa, bensì si svela ben salda ad una altrettanto minuziosa cura lessicale nei testi.
Guglielmo Cappiotti canta d’amore e di sofferenza, e lo fa in ogni brano. Il dualismo io/lei è quasi sempre presente e forte, declinato in ogni sua sfumatura ed osservata da occhi ispirati di poesia: “Chè per lavare dal pianto il sangue / non c’è luna piena che tenga / non basta sdraiarsi a guardare le stelle / almeno non per me”, Liberami. Ci sono i profumi dei ricordi (“E’ l’odore di fumo che / al meglio descrive / questi giorni passati nell’ombra” – Giorno di festa), c’è la durezza (“Cominci ad invecchiare che è mattino / quando il caffè è un abitudine” – Come il sale), c’è la passione (“Spezzami il respiro / con un bacio nucleare / e dimmi che non finirà / se non domani” – Bacio nucleare). Ed infine c’è un artista nuovo, che ci canta di sè tra il fumo di sigarette e le luci soffuse di un piccolo vecchio club.
Credits
Label: Manzanilla Dischi – 2010
Line-up: Guglielmo Cappiotti (testi e musiche); hanno suonato: Guglielmo Cappiotti (chitarra acustica e voce) – Simone Marchioretti (batteria e percussioni) – Nicola Monti (contrabbasso e basso acustico) – Giovanni Ferro (chitarra semiacustica) – Moreno Piccoli (piano, rhodes e tastiere) – Andrea Viti (percussioni, trattamenti e grammofono) – Giordano Sartoretti (flicorno) – Corrado More e Luca Tacconi (coro tànghero)
Tracklist:
- Bacio Nucleare
- Gelidi respiri
- Scende la neve
- Il volo
- Giorno di festa
- Liberami
- Fiori di gin
- Cieli della storia
- Come il sale
- La fine del mondo
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