Il loro nome designa la fase del sonno in cui l’uomo sogna, attraverso quell’intensa attività celebrale che gli permette di intrecciare realtà e fantasia, scombinandole. E proprio su queste visioni intrise di una vasta gamma di colori, i R.E.M. hanno saputo trovare il loro sentiero di espressione. Un sentiero per nulla lineare, più volte deviato verso suoni più convincenti, accattivanti; un sentiero spesso in salita che li ha costretti a fermarsi a prendere fiato per ricominciare più grintosi. Come oggi. Alle soglie dell’uscita del nuovo disco, Accelerate (nei negozi dal 28 di marzo), si preannuncia una netta inversione di rotta rispetto agli ultimi dischi prodotti dalla band: superati i ritmi più lenti delle ballate di questi anni, il disco si muove verso il rock meno minuzioso degli inizi.
Questo lascia intuire Supernatural Superserious, il primo singolo estratto e in rotazione ormai da settimane.
L’esordio discografico è affidato all’ep Chronic Town (1982), che già porta alla luce un tentativo di sperimentazione del gruppo rispetto al background musicale del tempo, aggrappato ancora alle indebolite radici punk. Ma per emergere dall’elitario pubblico indie fu necessaria la pubblicazione del primo vero 33 giri, Murmur (1983). Un sussurro che li rende noti a tutto il pubblico su larga scala e che in qualche modo apre le porte della grande diffusione alla musica alternativa. Tanto che gli anni successivi sono caratterizzati da una produzione fittissima di nuovi lavori a mantenere alta l’attenzione su questi quattro nuovi idoli. Nel 1984 va alle stampe Reckoning, che, con una certa inclinazione al pop, pone l’accento sulla voce sempre più fluida di Michael Stipe. A seguire, nel 1985, Fables Of The Reconstruction, opera più cupa e meno entusiasmante delle precedenti che si staglia come un freno per l’ascesa della band. Da qui l’esigenza di concentrarsi verso tematiche vicine, non solo ai R.E.M, ma a tutto il potenziale audience, come l’ambiente, la politica e tutte quelle vicende sotto gli occhi di tutti e impossibili da trascurare. Inno di questa svolta è Cuyahoga contenuto in Lifes Reach Pageant, in cui il tema principale è rappresentato dallo scontro tra i bianchi, fautori del progresso, e i nativi americani, protettori invece della sacralità della terra in cui vivono. La ripresa è immediata e confermata dalla pubblicazione nel 1987 di Document, contenente la prima presunta canzone d’amore, The One I Love. È il primo singolo dei R.E.M ad entrare nella top ten americana e destinato a restare legato al nome del gruppo nel corso della loro carriera. Con questo disco si chiude l’era discografica sotto l’etichetta I.R.S. (pubblicherà ancora solo due antologie: Dead Letter Office ed Eponymous). A questo punto i R.E.M sono una delle band più importanti d’America e le case discografiche sono tutte ben disposte nei loro confronti. Il contratto viene poi firmato con
Il primo lavoro nell’era Warner è Green (1988), con vendite pari al doppio del precedente. Il titolo è volutamente provocatorio: il verde è il colore con cui l’iconografia da sempre identifica l’ambiente, ma, ironia della sorte, è anche il colore dei dollari. Stipe individua proprio nel dio denaro la causa che sta conducendo alla rovina dell’ambiente e della società americana tutta e sulla contraddizione che ne emerge ruota la costruzione del disco nella sua interezza.
Tre sono gli anni di silenzio necessari per la scrittura del disco simbolo del gruppo di Athens, Out Of Time. È il contenitore di Losing My Religion, un inno emblematico della decadenza delle certezze in perfetta assonanza con
Questo non sembra però essere sufficiente a Stipe per scongiurare la paura di vivere, tema centrale di Automatic For The People (1992). Il disco è particolarmente oscuro ed è pervaso da un forte senso di malinconia (Everybody Hurts e Nightswimming). Contemporaneamente iniziano a girare voci sempre più insistenti che vogliono Michael Stipe sieropositivo; voci che verranno smentite solo due anni più tardi per non ferire la sensibilità dei malati di AIDS. Questi sono anche gli anni in cui lo star system mette a dura prova il frontman, consapevole del carisma emanato dal suo personaggio pubblico attraverso la sua arte e allo stesso tempo stanco di scrivere per poi non essere compreso fino in fondo (come lui stesso – per molti, presuntuosamente – affermerà).
Nel 1994 i Nirvana sono all’apice del loro successo e non stupisce che Monster, in uscita quell’anno, sia profondamente influenzato dal grunge e dai suoi esponenti. Finalmente riemergono orgoglio e forza tradotti in brani di ampio respiro e dalle sfumature più variabili che trovano continuità in New Adventures In Hi Fi (1996). Qui i generi si riuniscono a comporre la multiforme anima dei R.E.M., nessuna influenza è tralasciata: dal folk al blues, fino al country sempre immerse nel rock più puro e simbolo della band. Da sottolineare, in E-Bow The Letter, il duetto con Patty Smith, da sempre considerata prima fonte di ispirazione bambina per Stipe.
Durante il tour promozionale un aneurisma celebrale colpisce Bill Berry, che lascia la band, affaticato dagli impegni richiesti dalla vita da rockstar.
La ripresa in tre avviene con Up (1998) e continua nei successivi Reveal (2001) e Around The Sun (2004), i quali subiscono una brusca bocciatura da parte della critica, che rimprovera l’abuso di un modello di ballata stabile, immobile, che non aggiunge alcun nuovo elemento allo stile ormai consolidato nel tempo.
Il filo rosso della discografia dei R.E.M. è rappresentato sicuramente da una scrittura mai debole, capace di scontornare Poesia per ridefinirla e liberarla. Questa è la certezza che non delude mai e che accresce l’attesa che ci separa dall’incontro con Accelerate.
La mia vita ha tanti ricordi legati a questo immenso gruppo. Hai fotografato in maniera eccelsa le varie tappe di una delle più grandi band della storia del rock. Grazie Valentina!