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Suonare la voce: intervista a Nicola Arigliano

La musica viene e va. Certa musica arriva e passa per non tornare e non ne resta niente se non un imbarazzato motivetto. Altra musica resta. E la musica che resta, sfidando le mode e gli anni che passano come vento sulle strade, nella sua spontaneità, nella sua leggerezza e complessità, diventa un ricordo indelebile. Entra nella cultura generale della gente e diventa il patrimonio di un sentire. Diventa, da musica leggera, musica colta. E’ la musica che ci regala un grande del nostro panorama jazzistico. Un maestro che ha sposato l’ironia e lo swing in un connubio tutto nostrano e con cui, a ottanta e passa anni, ancora continua a incantare. E’ la musica di Nicola Arigliano, crooner di altri tempi, delicatamente nostalgica, stupendamente attuale. Ho avuto la fortuna di fare qualche domanda al maestro del nostro jazz, a cui ha risposto con l’eleganza e l’ironia che da sempre lo contraddistingue.

In primis voglio ringraziarla per aver accettato quest’intervista sui generis! Per un webmagazine che si occupa di rock intervistare un’icona del jazz nostrano è cosa atipica, così come per un’icona del jazz concedere un’intervista a chi si occupa di musica “altra”!
Volevo chiederle… sono passati anni dall’età delle grandi orchestre. In questi giorni fatti di velocità e di suoni sporchi, pensa ci sai ancora spazio per il jazz al di fuori di circoli ristretti?

La musica non è questione di etichette. La buona musica è una sola. Parecchio dipende dal tipo di strumenti, se acustici o elettrici, che si usano per eseguirla. Il mio amico Giovanni Sebastiano (Bach), che se ne intendeva e ne sapeva suonare parecchi, scriveva una musica universale adattabile a tutti. La velocità e i suoni sporchi poi sono proprio prerogative do´ Iiazz. Mi dispiace ma siamo venuti prima noi… ma lo sai che mio padre era del 1855? Poi in fondo anche il rock è figlio, beh forse nipote, di quella musica triste che facevano gli schiavi neri.

Ho avuto modo di ascoltare in concerto diversi jazzisti italiani e, senza nulla togliere alla loro concezione di arte, ho sempre notato una forte spinta all’emulazione di miti d’oltreoceano.
E’ possibile nel nostro paese suonare jazz cercando di essere originali oppure, ormai, si ripetono le orme dei vari Parker, Gillespie, Coltrane e chi più ne ha più ne metta?

Questi qui che hai citato tu sono veramente grandi ma io ci metterei anche Nat King Cole e Anita O´ Day che sapevano suonare con la voce, Nat anche col piano. Che male c´è a seguire le orme dei grandi? L´importante è riuscire ad imparare senza perdere la propria identità, rimanendo se stessi. Se poi un grande è tedesco, giapponese o americano che differenza fa?

Durante la sua carriera ha lavorato con dei nomi del calibro di Mina, Giovannini & Garinei, Milva, Enrico Rava, Franco Cerri, per citarne solo alcuni. Eppure l’omaggio che ha dedicato a Umberto Bindi in Go Man (un’interpretazione stupenda di Arrivederci) sembra sentita con l’anima oltre che quasi dovuta. E’ una mia impressione?
Sicuramente è una canzone che sento molto vicina a me in questo periodo e la canto volentieri attualmente in duetto con la chitarra di Frank. Ma io ho avuto sempre grandi chitarristi: Franco Cerri, Dario La Penna.

Oggi, per la maggior parte delle persone che ascoltano musica, il festival di Sanremo sembra essere diventato una passerella di volgarità e stupidaggine musicale. Eppure lei ha calcato quel palco con una canzone stupenda, Colpevole.
Cos’è il festival secondo
lei? E’ diverso da quello di ieri o quello di ieri era identico a quello di oggi?
Io il festival non l´ho mai fatto volentieri. Nel 64 chiesi a Mogol di scrivere un pezzo di rottura senza il solito cuore/amore e lui fu bravissimo con 20 km al giorno, un pezzo divertente di uno sfigato che faceva avanti e indietro per una che non gliela dava mai. Poi Colpevole me l´hanno cucita addosso ma io non ne ho nessuna “colpa”. Comunque continuano a piacermi e le eseguiamo sempre con qualche variazione con il mio ensemble che vi invito ad ascoltare perché sono veramente bravi. Parlo di: Frank Antonucci alla chitara (con una “erre”, lui è anche un po´ il mio portavoce), il Reverendo Otis al contrabbasso, Al Ventura alla fisarmonica e Santi Isgrò alla batteria.

Una volta il fine ultimo era fare un disco con una grande casa discografica. Ora sembra che tutti possano registrarsi un disco fra le pareti domestiche e lanciarlo in rete. Le case discografiche stesse sono con l’acqua alla gola. Come vede Nicola Arigliano questo affollamento di “talenti senza talento”? E’ un sintomo della cultura che latita, dei tempi che cambiano o di cosa?
Il progresso ha sempre due facce ed io noto che spesso ci si dimentica di quella negativa. Ai miei tempi prima di arrivare a registrare si doveva tanto solfeggiare… per non dire altro.

Ora che ci penso, lei ha cantato per anni è ha visto avvicendarsi in questi anni, sui palchi, i grandi nomi del nostro cantautorato (penso a De Andrè, a Guccini, al mai troppo rimpianto Ciampi) eppure il suo approccio alla canzone è sempre stato un po’ scanzonato, come un non voler prendersi troppo sul serio. Un atteggiamento spiazzante, non trova?
Di questi che hai citato non ho avuto una conoscenza diretta. Mi piace la loro musica ma voglio solo ricordare Claudio Villa, uno che cantava molto diversamente da me, ma che umanamente è stato sempre una gran brava persona come poche ne ho incontrate nell´ambiente.

Se dovesse buttare uno sguardo indietro, cos’è che ha imparato dal suo mestiere in tanti anni di carriera? E cosa ha dovuto lasciarsi alle spalle?
Ho studiato composizione ma la maggior parte delle cose le ho imparate sul campo, suonando (perché io non canto ma suono la voce) con Oscar Valdambrini, Gianni Basso, Franco Cerri e praticamente tutti i jazzisti italiani ed internazionali. Alle spalle ho lasciato forse la possibilità di formare una famiglia ed oramai è un po´ tardino.

Nicola Arigliano ha lavorato in televisione, per la musica, per le reclame dei ’60. C’è differenza fra il mondo dello spettacolo televisivo e quello della musica?
In fondo è lo stesso ambiente: molto caldo quando gli sei vicino, freddo quando gli sei lontano. Ma va bene così e… al lupo la pecora.

Vorrei chiudere con una domanda che faccio spesso ma che sono ansioso di fare a lei!
Fra le tante cose che si possono fare in questo baraccone comico che è la vita perché fare proprio musica? E se non avesse fatto musica cosa avrebbe fatto?

La mia mamma è stata la prima ad insegnarmi a suonare. Poi sono scappato da casa a undici anni per fare musica e da lì non ho mai fatto altro. Ho suonato il clarinetto, il sax tenore, il contrabbasso, la batteria per poi arrivare a cantare io, che ero balbuziente. Mi è capitato anche di buttarla una cesta piena di strumenti nel mare di Capri ma per il resto ho fatto sempre e solo musica. L´unica cosa che vale la pena di fare in questa vita. Non credi Pasquà?

E’ stato un piacere immenso. Spero di risentirla presto cantare e, magari, venire ad un concerto.
Il tuo indirizzo ce l´ho e se non vieni al prossimo concerto vicino a Lecce del Nicola Arigliano Ensemble ti verremo a prendere a piedi. Per i concerti al centro-nord vai a sentire gli altri quattro… ne vale la pena. Magari ti mando il Reverendo Otis o il maestro Frank Antonucci dei SenzaNicola… in 4 e non potrai risparmiarti di ascoltare le loro pernacchie!

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12 commenti

  1. Che colpaccio del Fratello Gentile! Comunque in LostHighways non è mai stato protagonista solo il rock…siamo apertissimi ai derivati del jazz come il Mathrock e non solo…chi sperimenta e improvvisa ci piace tanto!

  2. Cristiano mi inchino. Intervista stupenda…

  3. e che lo diciamo a fare…tu fai sempre la differenza…non è la somma che fa il totale…ma la classe che non è acqua…
    La tua classe!!!
    grande big…

  4. Grande Maestro! Ti sento spesso ma leggere le tue interviste è sempre sorprendente. Tra l’altro tra il serio e il faceto mi hai fatto, quale tuo chitarrista, un grande complimento, accostandomi ai grandi della chitarra jazz. Grazie Nick…hai il caffè pagato e bravo a Cristiano D’Anna che ha saputo cogliere in pieno le espressioni umoristiche, io ci ho impiegato anni, e i giochi di parole di Nicola.

  5. Belle domande Cri, ma altrettanto le risposte del grande Nicola! Complimenti ad entrambi!

  6. mi viene un solo commento possibile:

    CHE COSE SPLENDIDA!

  7. Grande Maestro, i tuoi dischi sono belli ma dal vivo tu e i tuoi musicisti siete meravigliosi. Grazie di esistere!

  8. Sono un appassionato dell’ Italian Swing e come tale di Nicola Arigliano che è il Re assoluto del genere. Proprio per questo ero curioso ed anche un po’ scettico di ascoltare il suo gruppo senza di Lui! Beh ragazzi! Non esagero se dico che Venerdì 21 Marzo al “25” di Frascati i “SENZANICOLA…IN4″
    con Frank Antonucci, Reverendo Otis, Al Ventura e Santi Isgrò mi hanno fatto passare una delle più belle serate degli ultimi anni. Ma non poteva essere diversamente con un tale Maestro! Consiglio a tutti di ascoltarli. Ciao

  9. Ieri sera, venerdì 18 aprile ai “3 Casali” di Carchitti ho avuto l’occasione di ascoltare I SENZANICOLA…IN QUATTRO e la prima cosa che voglio fare questa mattina è unirmi al coro unanime di complimenti che questo quartetto ha riscosso durante l’esibizione. A quanto ho saputo questi musicisti, fedeli compagni del grande Arigliano, sono stati un po’ costretti dalla forzata assenza, che si spera momentanea, del loro leader a reinventarsi in uno spettacolo che ripropone i grandi successi di Nicola e dello Swing Italiano ed anche brani inediti. Hanno catturato la mia attenzione e quella di tutto il pubblico per più di due ore, presentando di volta in volta delle canzoni veramente divertenti cantando e suonando con virtuosismi musicali veramente sorprendenti. Non me l’aspettavo e giuro che non mi hanno pagato per scrivere questo elogio! SENZANICOLA…IN QUATTRO: SIETE PROPRIO BRAVI! COMPLIMENTI. Antonella.

  10. Nicola Arigliano è veramente un grande. Ha coltivato tutti i più grandi musicisti di jazz italiano in cinquant’anni di carriera. Devo dire poi che il suo ultimo Ensemble dal vivo è veramente fantastico. C’ero anch’io venerdì 18 ad ascoltare I SENZANICOLA…IN QUATTRO e sono rimasto S T U P E F A T T O!

  11. Vorrei tanto riascoltare il grande crooner dal vivo. Credetemi; i dischi son belli ma lo spettacolo è unico. Per fortuna ci sono i SENZANICOLA…IN QUATTRO che con il loro spettacolo GO MEN! SALUTATATEM A SORETA riescono a darci una bella idea della musica del grande NICOLA ARIGLIANO. Del resto si sente che la chitarra di Frank Antonucci ed il contrabbasso del Reverendo sono cresciuti nella sua magnifica scuola di improvvisazione. ciao

  12. non conoscevo, essendo straniera, questo grande atrista ma I SENZANICOLA…IN QUATTRO sono riusciti l’altra sera a dipingermi un quadro stupendo di questo cantante che oltre ad essere un big dello swing è anche una personalità unica. Come chitarrista impazzisco per la chitarra di Frank ma anche tutti gli altri bravi. W NICOLA ARIGLIANO!

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