Home / Editoriali / Le parole e la melodia: intervista a Peter Broderick

Le parole e la melodia: intervista a Peter Broderick

Peter Borderick è un ragazzo americano di ventitrè anni. Un ragazzo che sa assaporare la quotidianità della musica oltre ad averla scelta come propria fonte di vita. Peter Broderick è un ragazzo americano che ama l’Europa, la sua cultura classica, la bellezza semplice e minimale della melodia, tanto da aver scelto proprio il Vecchio Continente come piedistallo sul quale poter sviluppare la sua arte. Peter Broderick è un ragazzo dal talento grandissimo: possiede la qualità straordinaria di saper disegnare splendide melodie e la fine abilità per poter suonare così tanti strumenti. Un ragazzo che a soli ventitrè anni ha già una discografia importante e di notevole livello. In soli tre anni, infatti, ha realizzato più di dieci dischi, portando avanti tanti progetti diversi e collaborando con gli artisti più disparati, mostrando una qualità fuori dal comune per una così giovane età: l’eclettismo tutt’altro che sterile. Ma Peter Broderick è anche un ragazzo dalla sensibilità straordinaria, ricca della naturalezza fresca e sincera della gioventù. L’autore di un disco sconvolgente, dalla grande intensità emozionale, passato perlopiù inosservato rispetto ai grandi nomi della scena indipendente. Quello di How They Are è un minimalismo dalla bellezza integra e sconcertante, candido come la neve, intimo come la notte, soave come l’inverno. La sua musica ha l’umore di chi viaggia e osserva, anche solo col pensiero, soprattutto dentro di sé. Peter Broderick è anche, semplicemente, un ragazzo dalla raggiante disponibilità. Si concede a noi per una chiacchierata per raccontarci di sé, della sua vita, della sua musica ma anche dei suoi instancabili progetti, con qualche gustosa anticipazione sul nuovo disco in uscita l’anno prossimo. (Sideline è in streaming autorizzato; si ringraziano Marco Aimo e Cooperative Music per la disponibilità).

How They Are ha le sembianze di un lavoro di un cantautore. Molta più importanza sembrano avere le parole oltre la musica. Credi che sia vero? Se sì, come mai questo bisogno?
Questo è di certo il mio primo disco che si focalizza di più sulle parole. In passato, quando componevo canzoni, ero più incentrato sulla melodia ed utilizzavo il tessuto della voce come se fosse uno strumento, dunque ero molto meno concentrato sul testo. Ma per la prima volta in How They Are le parole di fatto vengono prima in molte delle canzoni. Un paio di brani sono nati come piccoli poemi che poi in seguito ho trasformato in musica.

L’apertura del tuo ultimo disco (Sideline) mi ha colpito molto. Canti con la sola voce che risuona nella stanza e possiamo ascoltare tutti i rumori di sottofondo. Poi il piano suona alcuni accordi insieme alla voce e tutto diventa meraviglioso. Com’è nata questa idea?
Se devo dirti la verità, ho scritto questo brano un giorno mentre stavo guidando la macchina. È stato in Aprile, quest’anno. Stavo passando del tempo con mio padre a casa sua negli USA, nella campagna dell’Oregon; un giorno ho preso in prestito una macchina dai vicini per andare in città, a Portland. Quando sono entrato in macchina mi sono accorto che non c’era alcun tipo di stereo e dovevo guidare da solo per circa un’ora, e così ho semplicemente iniziato a cantare. E proprio nel tempo che ho impiegato per il viaggio ho pensato questo brano. Poi, quando sono tornato a casa, ho deciso di aggiungere alcune semplici note di pianoforte.

Nei tuoi album spesso ci sono canzoni suonate soltanto con il pianoforte. Perché questa scelta?
Per me il piano è lo strumento più gratificante da poter suonare da solo. Ci sono così tante possibilità e il sound può essere così ricco e pieno senza che altri strumenti debbano accompagnare. Inoltre ho ascoltato tantissima musica per solo pianoforte realizzata da altri artisti e questo mi ha ispirato molto.

Tu suoni molti strumenti ma spesso le tue canzoni hanno degli arrangiamenti molto minimali. Come mai?
Tendo semplicemente a gravitare verso una musica più rarefatta e minimale. Ma mi piace molto comporre anche brani musicali molto densi con molti strumenti diversi, come nel caso del mio nuovo disco che uscirà il prossimo Agosto. Ma nella maggior parte dei casi cerco di creare qualcosa che possa essere più intimo e nudo.

Di solito come nasce la tua musica?
Questo dipende davvero dal progetto a cui mi dedico. Compongo  musica in modi sempre nuovi e differenti. A volte la musica nasce da un singolo strumento, a volte da una registrazione d’ambiente, o da poche semplici linee di testo… a volte creo musica per film o per la danza contemporanea, in questo caso ho una storia sulla quale basare la musica che le deve stare intorno.

Tu hai imparato a suonare musica a scuola e, infatti, sei molto giovane e suoni già moltissimi strumenti. In Italia, sfortunatamente, la musica non è sempre considerata con importanza nelle scuole. Quanto credi sia importante poter studiare musica a scuola sin da piccoli? Credi che la scuola abbia influenzato in qualche modo la tua preparazione musicale?
Come ogni altra cosa, è più facile imparare a suonare uno strumento se cominci quando sei molto giovane. Per questo mi sento molto grato per aver avuto l’opportunità di imparare la musica sin da piccolo, e per avere dei genitori che mi hanno sempre incoraggiato. Ma non credo che sia per forza necessario avere un’educazione musicale per poter comporre della grande musica. Infatti molta della musica che amo proviene da persone che sono completamente autodidatte.

Tu sei nato in America ma hai lavorato molto in Europa in questi anni. In che modo ti senti legato alla cultura americana e a quella europea e a quale di esse ti senti più vicino?
In realtà la mia carriera musicale non è davvero iniziata finchè non mi sono spostato in Europa nel Settembre del 2007. La musica è una componente molto forte della cultura americana, ma per qualche ragione ho avuto molta più fortuna in Europa. Ad oggi non ho molte offerte musicali negli USA, ma in Europa al momento ho la possibilità di guadagnarmi da vivere grazie alla mia musica.

Hai realizzato molti lavori differenti in questi anni e spesso hai collaborato con moltissimi artisti diversi, soprattutto gli Efterklang. In che modo tutti questi lavori e collaborazioni hanno influenzato il tuo modo di fare e concepire musica?
Provo sempre a curare una grande varietà di progetti e collaborazioni. Da ognuna imparo qualcosa di diverso riguardo la musica e riguardo la vita. Tutti i diversi artisti con i quali ho lavorato hanno modi differenti di approcciare la musica per questo ho potuto imparare così tanto collaborando con tutti loro.

Tu scrivi anche poesie. Sul tuo sito sono disponibili alcune collezioni dei tuoi scritti. A volte, alcune di queste poesie diventano canzoni o magari nelle tue canzoni sono presenti delle parti recitate. Quale credi sia la differenza tra scrivere delle parole per una poesia e scrivere parole e musica per una canzone? È un processo semplice per te quello di trasformare una poesia in una canzone o viceversa?
Di solito quando scrivo una poesia viene fuori in maniera molto musicale… c’è un ritmo nelle parole, e spesso capita che incominci a ripetere le parole a me stesso con una semplice melodia. Per questo, per me è un processo molto naturale quello di trasformare una poesia in una canzone. Ma, detto questo, non ho trasformato tutte le mie poesie in canzoni. A volte mi sembra semplicemente che funzionino meglio su un foglio, lasciando il ritmo e l’enunciazione delle parole all’immaginazione del lettore.

Ti vedremo in Italia presto o sei troppo impegnato al momento per affrontare un lungo tour?
Di certo tornerò in Italia l’anno prossimo, una volta che sarà uscito il mio nuovo album!

Dunque stai già lavorando sul tuo prossimo album che uscirà nel 2011. Ci puoi anticipare qualcosa?
L’album è finito! Devo soltanto effettuare il master prima di spedirlo in stampa. La musica che c’è su questo disco è sicuramente la più stratificata e dettagliata che abbia mai creato; e per la prima volta combino insieme tutti i diversi strumenti che so suonare (o almeno molti di essi). Ci sono nove canzoni, e credo siano tutte diverse l’una dall’altra. Ogni canzone è cantata, ma ci sono anche molti passaggi strumentali. Ho realizzato che sarebbe impossibile suonare questi brani dal vivo completamente da solo, per questo, per il momento, il piano è di mettere insieme una band l’anno prossimo per andare in tour e poter suonare i brani del nuovo album.

Sideline – Preview

Ti potrebbe interessare...

The Smile @ Auditorium Roma - Photo Kimberley Ross

The Smile @ Roma Summer Fest, 24 giugno 2024

Arriviamo in trasferta da Napoli poco dopo l’apertura dei cancelli. È una fresca serata estiva, contrariamente …

Leave a Reply