Quella poesia dove ci ritroviamo, secondo Lele Battista.
Forse un mattino andando in un’aria di vetro (Ossi di seppia, 1925)
Forse un mattino andando in un’aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.
Poi come s’uno schermo, s’accamperanno di gitto
alberi case colli per l’inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n’andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.
E. Montale
Da molti definita una poesia sulla folgorazione data dalla scoperta del nulla, per me rappresenta la quiete del vuoto che è silenzio da amare.
Il vuoto che cancella un passato troppo carico di emozioni sbiadite e rancori e falsi ricordi; la presa di coscienza che è sempre meglio ricominciare da zero, lasciando il consueto inganno della vita che si svolge attorno, finta, come su uno schermo di cinema.
La visione del vuoto coincide con la consapevolezza di aver vissuto almeno un momento di estrema lucidità, in cui il Nulla si rivela e ci insegna a dare il giusto peso alle cose vane.
Un segreto prezioso, perché inconfessabile.