A volte può essere difficile parlare di un disco, descriverlo e raccontarlo, entrare in contatto con la musica e farsi portavoce di un messaggio. Diventa ancora più difficile se quello che hai ascoltato non riesce a penetrarti, se non riesce a emozionarti nonostante l’indubbia qualità musicale. L’album di Giulia Millanta, Dropping Down, è come un bell’abito: lo guardi in vetrina, percepisci la differenza di qualità con i vestiti dozzinali dei marchi commerciali, riesci a notare la pregiatezza della stoffa e della manifattura ma sai già che non ti starebbe bene, che se lo indossassi non te lo sentiresti addosso.
Sono 12 le tracce, compresa la cover di Paranoid dei Black Sabbath, e sicuramente il disco risulta nella sua totalità più che piacevole, lo ascolti più di una volta e apprezzi la voce pulita e matura della cantautrice toscana, gli ottimi arrangiamenti musicali e i bravi musicisti che la accompagnano. Sicuramente in un momento in cui siamo circondati dai cantanti di Amici e X Factor fa piacere sentire una giovane donna che ha certamente una maggiore cultura musicale, che non mira al tormentone di immediato successo e che decide di confrontarsi con un genere come quello folk-cantautorale che non ti dà subito accesso al grande pubblico ma proprio per questo si chiede un ulteriore passo avanti.
Le tracce, tutte scritte dalla cantante, traggono spunto da esperienze vissute e parlano di ciò che ci circonda. A partire da Right beetween the eyes che può essere letta in una duplice chiave: il testo parla di delusione, di allontanamento da qualcuno che ha tradito le aspettative. Un innamorato perduto? Può darsi, anche se a leggerne le parole viene in mente più una personalità politica protagonista delle cronache dei giorni nostri. Madame descrive invece un episodio apparentemente banale (le difficoltà al check-in di imbarcare la sua chitarra) in cui la Millanta sembra voler urlare in faccia a chi non lo capisce il suo amore per la musica, il suo desiderio di farne il lavoro della vita ma il ritmo non è arrabbiato o graffiante. The tunnel of my brain ha un’intro che musicalmente richiama fortemente Elisa con cui Giulia Millanta condivide la scelta, secondo me giusta, di cantare in inglese. Intima e dolente si presenta la titletrack Dropping Down: “Someone was dropping down / I’m still here spreading flowers on the ground / so he doesn’t get hurt / so he won’t get hurt.” Musicalmente il pezzo migliore. Molto bella anche la versione di Paranoid, forse la canzone in cui Giulia Millanta si lascia maggiormente andare. Probabilmente è proprio questo il passo avanti che la giovane toscana dovrebbe fare. Ha scelto un genere dove l’espressione della propria individualità è fondamentale e dove bisogna essere un po’ più sporchi.
Credits
Label: Ugly cat Music- 2011
Line-up: Giulia Millanta (voci, chitarre acustica, chitarra bariton ) – Paolo Loppi (chitarre acustiche ed elettriche) – Lorenzo Forti (basso) – Donald Redda (batteria) – Fulvio A. T. Renzi (violino) – Paolo Clementi (viola) – Matteo Addabbo (organo hammond) – Eg Gherard (weissenborne guitar) – Michael Manring (fretless bass) – Ettore Bonafè ( percussioni) – Lorenzo Bertocchini (cori) – Stefano Cantini (sassofono) – Paolo Perego (tamburine e shaker) – Gianfilippo Boni (snaps)
Tracklist:
- Right between the eyes
- Madame
- The tunnels of my brain
- Dropping down
- A long dark road
- Satan’s speech
- Skulls and crossbones
- Intro
- The old man
- Hotel
- Paranoid
- Floating
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