Un pomeriggio ricevo un link. Clicco e una pagina web diventa come una pagina di carta. Un foglio sonoro. Sprigiona poesia, verità, sincerità. Comunica, con delicatezza e levità. Leggo Noam: Chomsky più un pezzo dei Perturbazione, ovvero Luca Morena e Enrico Manera (ex Lalli e Bandamanera) più Tommaso Cerasuolo. Ascolto sette brani, gli episodi di un ep lanciato in free download fino al 24 marzo per 24, la collana digitale mensile della 42 Records. Pop colto e attitudine folk. Un cantato a due, in perfetto equilibrio sulla malinconia, sulla vita che scorre, sulla memoria che rimane, sulla letteratura che ci somiglia. A Berlino, in un giorno di primavera io, Enrico e Tomi ci incontriamo perché sono curiosa, perché qualche volta mi piace raccontare le storie belle. (Minima (colpa) è in streaming autorizzato)
Raccontatemi quest’incontro! Come Chomski più un pezzo dei Perturbazione sono diventati Noam?
Enrico: Quando io e Luca, dopo essere usciti da altri progetti, abbiamo deciso di renderci autonomi nella scrittura e produzione musicale avevamo in mente qualcosa di chiaro dal punto di vista estetico, ovvero realizzare in italiano le cose che amiamo nella scena alt-rock internazionale più avanzata; come riuscire a farlo era ovviamente il problema e la prima fase, con Stefano Danusso (ora con Totòzingaro), il fonico di studio Marco Milanesio e poi l’altro chitarrista Paolo Spaccamonti, è stata la chiamata a raccolta di diverse persone che conoscevamo e con cui siamo cresciuti musicalmente nella scena torinese, soprattutto per le voci. Tommaso e i Perturbazione, oltre la collaborazione sul disco, sono stati cruciali per l’atteggiamento di inclusività e supporto che hanno avuto sempre verso le band “minori”. Dopo un’altra versione di Chomski con Maurizio Borgna e Enzo Morreale, quando abbiamo azzerato il gruppo e deciso di ricominciare, a partire dal 2008 Tomi è stato più entusiasta di noi stessi e con la scelta di essere in tre è diventato bassista, voce e stratega sul campo.
Alle spalle due diversi percorsi, davanti un immaginario di “musica sospesa” sullo scorrere della vita. Il risultato è una dichiarazione di sincera intimità, posso dire così?
Enrico: Premetto che vogliamo tenere più separate possibile le storie di Noam e Perturbazione, per evitare di essere parassitari nei loro confronti e per rispetto nei confronti di tutto il gruppo, che già deve subire spesso gli impegni e le scomodità della condivisione, ma capisco che la cosa è difficile, anche per la particolarità della voce di Tomi, immediatamente riconoscibile; fatte le debite proporzioni è vero che condividiamo lo stesso retroterra culturale e lo stesso modo di intendere le pratiche umane e sociali che costituiscono il fare musica insieme. In più tutti abbiamo suonato molto con Lalli e con Stefano Giaccone, io anche con altri ex-Franti, che per l’Italia sono stati un punto di riferimento essenziale. L’intimità, un modo di fare rock che sta fra lo shoegazing, il neo-acustico e l’elettronica casalinga, è quindi il naturale precipitato di un modo di vivere, che i testi tendono a riflettere.
La vostra musica mi ha suggerito una sensazione di profonda delicatezza, così discreta nel proporsi all’ascolto. Arriva lieve e si lascia scoprire. Sembra non avere tanti scopi altri, sembra solo voler svelarsi. Infatti l’ep è stato lanciato addirittura in free download fino al 24 marzo sotto l’egida della 42 Records…
Enrico: la mia risposta qui si fa molto personale, credo che il mercato sia finito e che lo star-system sia ridicolo e pacchiano. La creatività nel mondo è alta e diffusa, è tutto più facile per realizzar ”musica” ma allo stesso tempo sottoposto a un processo di inflazione, pensa al download, a MySpace, che rende poi paradossalmente il suonare in giro più difficile e faticoso. Abbiamo pensato subito all’autoproduzione, con strumenti essenziali come Garageband, il programma base della Apple, con cui abbiamo fatto la maggior parte del disco, e alla diffusione con Mexicat, l’etichetta legata a Max dei Gatto Ciliegia, amici che hanno una visione analoga delle cose; ragioni contingenti hanno poi portato a contattare Emiliano e la 42 Records, e il formato dell’ep gratuito ci ha conquistato subito. Il mainstream di questo paese è alla frutta, la musica bella c’è ma fatta da gente che si massacra per sopravvivere; io sono un dopolavorista nella musica, sono sottopagato in tutto quello che faccio e lo “spreco” di me è la dimensione quotidiana: avendo rinunciato a certi obiettivi posso permettermi il lusso di tempi lunghissimi e il controllo totale di ciò che faccio. Anche per un certo understatement, che contraddistingue me e Luca (noti come “culi di piombo” per la proverbiale reattività), riuscire a farsi ascoltare e lavorare serenamente per/con persone che ami e con cui condividi la visione delle cose è l’obiettivo prioritario.
Ascoltando i brani ho pensato: “ecco, uno dei pochi casi in cui la musica non intasa il web, anzi gli dà un senso di sana condivisione”. Avevate delle remore a lanciare il vostro lavoro in questo modo oppure ne siete sempre stati convinti?
Enrico: Stare sul web a caso significa lanciare messaggi in bottiglia, diciamo che muoversi attraverso rotte e percorsi di condivisione aiuta; fatto salvo che io difendo il diritto al salario di chi rischia facendo il musicista di professione e che mi piacerebbe almeno rientrare delle spese di manutenzione degli strumenti, nel gruppo, con diversi livelli di radicalità, siamo tutti “persone 2.0”. Luca oltretutto si occupa professionalmente della cosa.
Le due voci. Si muovono in un intreccio assolutamente naturale. Come due colori che stanno benissimo insieme. Raccontatemi quest’intesa…
Enrico: Qua la cosa si fa psicanalitica. Sono soprattutto un batterista e in secondo luogo uno che ama gli strumenti a corda. Cerco di cantare da anni, con risultati che non sono io a dover valutare, diciamo che conosco i miei limiti e ho sempre prediletto l’espressività alla tecnica. Quando con Luca e altri abbiamo iniziato a scrivere in l’italiano (scelta chiara e condivisa fin da subito) all’inizio ho avuto dei problemi, anche perché suono principalmente la batteria dal vivo: e qui dalla Formula3 a Phil Collins ti lascio immaginare i commenti, prova tu a portare Dave Grohl come esempio. Insomma nei vecchi Chomski, la questione voce/strumentale era un motivo di discussione. Quindi quello che dici mi conforta e mi fa molto piacere, c’è un grande lavoro su se stessi. La nuova versione del gruppo e soprattutto Tomi, ma anche mio fratello Paolo (già voce di Bandamanera), mi hanno aiutato moltissimo innanzitutto a concedermi il diritto di cantare; e poi a comprendere che il minimalismo, la cura della costruzione melodica e armonica era il modo di trasformare i limiti in risorsa: in studio Tomi è stato un grande regista. È da quando sono piccolo che amo le armonizzazioni, dai Beatles ai Church fino ai Low, Ida, Iron and Wine e Fleet Foxes, ma in Italia, nel paese del “belcanto” e del virtuosismo alla Pelù, Negroamaro, Carmen Consoli, devi stare attento a non fare il coro degli Alpini o i Cugini di campagna… Quello che sembra naturale è frutto di ricerca, gusto e attenzione estrema.
Tomi, raccontami delle diversità di questo progetto rispetto alla tua storia con i Perturbazione. Mi riferisco sia alla voce, alla tua scrittura, al basso.
Tomi: Le canzoni sono tutte scritte da Luca ed Enrico eccetto che per i testi e le melodie vocali de Le opinioni e de Il massacro di San Bartolomeo, ma abbiamo arrangiato tutto insieme, lavorando molto sull’uso delle due voci, anziché cantare separatamente è venuto fuori questo modo di lavorare molto sulle armonizzazioni, io sto più sulle medio-alte e le voci sono comprimarie, inoltre per me suonare il basso è una vecchia passione anche se sono abbastanza scarso, ma loro erano fermi nel 2008, i vecchi Chomski erano loro due senza il resto della band e così mi hanno chiesto di provare e con un po’ di lavoro abbiamo trovato il nostro suono.
La scrittura di Enrico è decisamente minimalista e in qualche modo più “zen” della mia. Al contrario io ho cercato di portare storie che avessero un riferimento letterario, ma non di una contemplazione sterile per dei modelli del passato, piuttosto per come la letteratura ha influenzato la mia vita quotidiana. Penso di aver portato quei testi perché sia Luca che Enrico sono dei capacchioni, entrambi laureati in filosofia, che insegnano o sulla quale hanno fatto e fanno ricerca, e probabilmente una parte inconscia ha selezionato il materiale che avevo a disposizione andando a cercare quel mondo. In pratica, se dovessi semplificare, direi che è scrittura da senso di inferiorità culturale!
Firmi anche l’artwork. Quanto il suo concept è legato ai brani?
Tomi: Tanto, spero! Tutti quei cavi e l’acqua che sale non preludono a niente di buono, c’è inquietudine e senso di catastrofe, ma anche energia e saturazione.
Minima (colpa) è un brano che trovo perfetto. Mi piace molto la chiave usata per affrontare un tema come quello del senso di oppressione. Mi raccontate la storia di questa canzone?
Lavori anche come analista?! La musica è di Luca, da cui viene quasi sempre la struttura armonica delle canzoni, io non ho fatto altro che sintonizzare il mood della canzone con il tema del senso di colpa e di inadeguatezza, un mio “classico” privato ma credo molto comune, personificandolo e facendolo parlare: una voce che ti sveglia a pizzicotti fin dal mattino e ti segue in ogni dove, sempre in agguato. A quel punto non resta che rispondere, come fa il ritornello, con una invocazione del proprio “nirvana” personale: “Voglio addormentarmi/senza sogni o guai/senza sdebitarmi per cose che non so/stare dentro a un cerchio di morbida pietà”.
Faccio l’analista per deformazione! Ninetta risistema in musica una poesia di Ferlinghetti. Come mai avete scelto proprio lui?
Enrico: La gattofilia, che accomuna i Noam e le nostre famiglie, è per me una strategia di nirvana. C’è davvero qualcosa di meraviglioso nel mondo felino. Tra tutte le liriche dedicate ai gatti The cat era perfetta per la sua stilizzazione e si attagliava perfettamente a Ninetta, la mia gatta nera. Eliot, Fortini o Caproni, per non dire Baudelaire, erano più classici e metricamente inutilizzabili per una pop song, mentre Ferlinghetti è di per sé un simbolo… Il problema vero è che l’altro gatto Lu adesso aspetta un romanzo con dedica. Anche il video che ha realizzato per noi Maicol Casale, regista gattofilo, nasce dallo stesso spirito: non ha avuto dubbi nello scegliere quel brano e ha fatto recitare Jesus, il suo gatto maschio, lui e Ninetta si assomigliano!
Dov’è la Berlino ideale?
Enrico: Berlino è una città che incanta per la facilità di viaggiarci e per il modo in cui la primavera quando arriva timidamente si sente e viene enfatizzata, lungo la Sprea e in ogni angolo possibile sorgono spiagge. Credo che un po’ qualcosa di simile avvenga a Torino: ci sono molti modi di vivere la città e creare spazi di condivisione, senza aspettare che arrivi dall’alto, e questo succede soprattutto nei grandi centri urbani dove la maggior alienazione e il bisogno di riprogettare il futuro si sentono di più e provocano una maggiore iniziativa. La Berlino ideale è dove stai bene e hai contribuito a creare quella cosa, il sottotitolo che avevo pensato era “Un paese diverso”.
Le opinioni è un brano che dà prova del vostro pop colto e raffinato, senza mai essere eccessivo o pretenzioso. La letteratura non è una citazione per ostentazione, è un dettaglio che si fonde col testo fino a farsi cogliere appena. Ditemi di quella linea sottile tra romanzi e vita, di questi rimandi al clown di Böll, a Zeno dei buoni propositi…
Tomi: La distanza tra i nostri mondi letterari, la letteratura, il cinema e le canzoni che ci influenzano e la vita quotidiana sembra una caratteristica del mondo informatizzato. Troppe informazioni uguale nessuna informazione, così fatichiamo a riconoscere nel vicino di casa un personaggio di Dickens, e quando questo accade ci sentiamo comunque alienati, nel mezzo di due interpretazioni del mondo, quello letterale e quello letterario.
Il massacro di San Bartolomeo… è un ricordo…
Tomi: E’ una perdita dell’innocenza, vissuta alle scuole medie davanti a un libro di storia, scoprendo il quadro che descrive il massacro degli Ugonotti il giorno di San Bartolomeo del 1572.
Solo andata è un elogio della memoria. Parlatemene.
Enrico: Non sono in grado di cogliere tutto quello che c’è dentro, nel mio lavoro studio e trasmetto forme di memoria, di sicuro il pezzo riflette qualcosa di anni di riflessione sul tema. Ma è soprattutto una storia personale: ho perso mia madre tempo fa e mio padre anziano ora ha l’Alzheimer. È un esorcismo privato e non ero sicuro di volerlo fare: ma ogni forma di espressione artistica entro certi limiti è anche un modo di mostrare le proprie ferite in pubblico; al di là della vicenda personale c’è un nucleo che può parlare a chiunque. Il riff originario era lento e circolare, l’orchestrazione che ha fatto Luca l’ha resa ancora più solenne e dolente, il deragliamento finale è una delle cose che mi piacciono di più.
I Noam hanno semplicemente liberato l’urgenza di raccontare il loro mondo fatto di malinconia e notturni oppure continueranno ad esplorare quelle che mi sembrano delle potenzialità eccellenti?
Enrico: se confronti Noam con Chomski siamo già riusciti ad aggiungere molti elementi liquidi, colore e calore nella nostra musica. Penso di non sbagliare se collego questo al fatto che abbiamo tutti bambini piccoli! Penso ai Noam soprattutto come a un gruppo di neo-padri di ultima generazione. Avere figli risolve molti problemi e ne crea di nuovi e diversi, cambia le prospettive e ne apre altre. Credo che senza il legame con le nostre vite Noam non abbia ragion d’essere: in futuro vorrei esplorare musicalmente l’elemento solare e gioioso che, pur essendo realtà quotidiana, nella dimensione artistica esce con maggior difficoltà. Oltre a “nuovo” pop alternativo, vorrei fare musica per bambini, c’è una grande tradizione italiana, ormai abbandonata allo Zecchino d’oro o ad una squallida baby-dance. E poi penso a colonne sonore e al legame tra musica e visualità, ma è soprattutto una speranza. Intanto buona primavera!
Minima (colpa) – Preview
Ninetta – Video
http://vimeo.com/21291203
Belle le domande ed interessanti le riposte… Complimenti a tutti !