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Questione di necessità: Twilight Singers w/Manuel Agnelli @ Locomotiv (BO) 03/04/11

Si sa, è sempre così: le cose migliori arrivano quando non le aspetti. L’unico sforzo, in questo caso, è stato l’acquisto di un biglietto per un concerto in un piccolo locale di una città qualsiasi. Nemmeno sai che è appena uscito il nuovo disco di un’importante band che da qualche anno si fa aspettare, e per caso scopri un concerto proprio nella tua città: insomma, è questione di fortuna, fato, destino. Chissà. Però capita di scoprire che di niente altro avevi bisogno come di quel concerto, di quelle vibrazioni che attraversano la pelle.
La serata bolognese è tiepida mentre mi avvicino all’ingresso del Locomotiv. Il mio fido compagno di concerti dice che ha sentito una comune amica la quale gli ha detto che Greg Dulli e Manuel Agnelli sono andati a cena nel ristorante siciliano dove quasi sempre vado prima dei live. Nella mente mi sganascio pensando al bonario volto di Greg sorridere ai camerieri all’arrivo di arancini e pesce spada, poi bevo una birra ed “entro nella serata”.
Ad aprire il concerto dei Twilight Singers ci pensano i Craxi, neonata band composta da Alessandro Fiori (voce e tastiera), Enrico Gabrielli (chitarra), Luca Cavina (basso) e Andrea Belfi (batteria).
Un viaggio schizofrenico che pare giocare con una chiara dicotomia: precisione e qualità della sessione ritmica contro ostinatamente folli parti di chitarra, tastiera ed immagini surreali contenute nei testi. Da una parte la potenza che si equilibra con l’estro di Cavina e Belfi, dall’altra le note sbagliate di Fiori e la rumoreggiante chitarra di Gabrielli. I Craxi portano sul palco una guerra interiore, che se a momenti riesce ad affascinare, nella maggior parte delle volte stanca l’orecchio, la mente, e pure la voglia di applaudire per uno spettacolo legittimo, che però alimenta un sistema che tende a rubare spazio a molti giovani per spianare la strada ai mille progetti paralleli dei personaggi già affermati con altri meritevolissimi progetti.
La serata comunque va avanti, e dopo un interminabile cambio di palco che vede i tecnici della band americana impazzire dietro ad un amplificatore antipatico, le luci si abbassano per la seconda volta e la temperatura sale nel locale affollato ma non eccessivamente fitto di gente.
Lo storico frontman americano appare sul palco con la sua band insieme al suo amico Manuel Agnelli;  Last night in town apre il concerto.
La sequenza è più o meno questa: un brano dall’ultimo disco Dynamite Steps alternato ad un brano da un disco precedente, e via così. In questo modo è bellissimo incontrare pezzi magnifici ed indimenticabili come Fat City (lontano 2003 – Blackberry Belle) e Forty dollars (2006 – Powder Burns) per poi incappare in una cupissima ed inaspettata I milanesi ammazzano il sabato, cantata da un Manuel Agnelli fino a quel momento quasi in imbarazzo, ligio al dovere nei panni stretti di terzo chitarrista.
E’ forse in Too Tough to Die che Greg Dulli tira fuori il meglio di sé mostrando la sua grandezza che va ben oltre il suo imponente fisico. Il soul scorre nelle vene di Greg ed in questo brano esce fuori fumoso e corrosivo. A metà del brano la musica si abbassa di volume; nella sala il silenzio è inviolato perfino da chi più lontano segue il concerto nei pressi del bar. Greg arretra con un paio di lunghi passi e canta a viva voce soltanto lievemente amplificato dal microfono posto a metri di distanza. L’effetto è impressionante, coinvolgente, vero: la musica pulsa come sangue in circolo mettendo a nudo la carnalità indicata anche dallo stesso titolo del brano.
La lenta ed emozionante Get Lucky vede il frontman alla tastiera prima di lasciare il posto a Manuel Agnelli che torna sul palco per il piccolo capolavoro di melodia che è la storica Teenage Wristband.
Leggera sulle ali di una tastiera, la voce di Greg si innalza insieme ad un crescendo di batteria e chitarra che non può lasciare impassibili: una magnifica alchimia tra rock e pop.
Poco dopo è l’ormai conosciutissimo singolo, On the corner, ad infiammare nuovamente il pubblico fino alla delizia di una sorta di medley che con Another Brink in the Wall (Pink Floyd) apre strada ad una graffiante versione di Never seen no Devil passando per Miles iz dead.
I fragorosi applausi di un pubblico entusiasta vengono immediatamente coperti dell’inconfondibile ritmo di My time (has come), nonché la versione dei Twilight Singers de La vedova bianca degli Afterhours. E’ proprio in questo momento che Greg invita a salire sul palco Dario Ciffo, storico ex violinista degli Afterhours. In questa situazione non può che non avere inizio una esibizione memorabile, ricca di scambi di sguardi divertiti e complici: Manuel intona La vedova bianca, con visibile imbarazzo iniziale Dario canta le seconde voci e pizzica il violino, Greg si alterna con le strofe nella sua versione americana. Il pubblico divertito è affascinato da una palese e genuina sintonia umana ed artistica esibita sul palco.
I musicisti si ritirano nel backstage ma gli applausi non permetto a loro di riposarsi molto: altri tre brani prima di salutarci tutti quanti.
The Killer, splendida come sempre nel suo crescere di passione, e la devastante Waves, esempio incredibile della unione di rock duro e tagliente alla melodia che solo i Twilight Singers riescono a creare con tale perfezione. A chiudere l’intero concerto il compito spetta ad una cover, deliziosa ed in un qualche modo distensiva: Brain dei The Action (band britannica degli anni ’60-’70) fomenta il clima di festa in un bellissimo duetto Dulli-Agnelli stemperando la tensione, amplificando i sorrisi, strappando applausi anche ai più timidi e pigri.
Non ci sono altre parole per descrivere un concerto che è stato un successo totale per svariati aspetti.
La band, in tutti i suoi componenti (batteria, basso, chitarra/cori, violino/tastiere, voce/chitarra) è di altissima qualità; il suo frontman porta appresso una storia artistica degna delle più riconosciute icone del rock mondiale; i Twilight Singers sono tornati dopo alcuni anni di silenzio che vedevano lo stesso Dulli occupato in altri lavori (Gutter Twins insieme a Mark Lenegan su tutti); un colpaccio per il Locomotiv che si conferma una nuova meta per importanti tour internazionali; la presenza di Manuel Agnelli, che fanatismi a parte, sul palco insieme a Greg Dulli dimostra di riuscire con umiltà professionale a stare in un dovuto secondo piano pronto a trasformarsi per dare il meglio non appena gli venga chiesto di farlo.
Ultimo motivo per il quale questo concerto si può considerare un successo totale: lo sguardo di Greg Dulli mentre canta. Sfido a trovarne molti altri in giro, tra i più grandi e ricchi palchi o sgangherati tavolati delle periferie. Quale sarà il segreto di quella luce? Non lo so, ma di quella avevo bisogno. (Foto di Emanuele Gessi)

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