Un’occasione da non perdere come questa vale ben di più che qualche chilometro di autostrada: la sonorizzazione de L’ultima risata di Friedrich Wilhelm Murnau è uno spettacolo completo ed affascinante che completa l’ascolto dell’ultimo disco dei Drunken Butterfly. Incontriamo la band marchigiana nel retro de La Tenda di Modena, per un’intervista rubata a pochi minuti dall’inizio del live.
La chiacchierata fa luce sulla serietà di una band che si muove nella scena musicale italiana con professionalità e lucidità, senza perdere di vista l’ispirazione che viene pescata dalla sperimentazione e dalla continua ricerca di nuovi stimoli. L’affascinante progetto di sonorizzazione di un film muto del 1924 non è altro che una tappa nell’ambizioso ed appassionante percorso artistico dei Drunken Butterfly. (L’Atlantic Hotel è in streaming autorizzato; si ringraziano Antonia Peressoni e Federica Di Lorenzo Di Michele – Irma Records)
E’ passato un anno dall’uscita del vostro album L’ultima risata. Il fatto che siate ancora qui a proporre il vostro spettacolo è da intendersi un buon segno, vero?
Sicuramente in termini di richiesta è stata un’annata positiva perchè in molti continuano ancora a chiedere di proporre questa sonorizzazione del film. Con questo tipo di concerto la richiesta è ancora maggiore rispetto ad un nostro “normale” live, segno che la particolarità della proposta attira di più.
L’ultima risata è un disco che nasce da un progetto fondamentalmente live, come quello di questa sera. Potete raccontarci in poche parole qual è stata la genesi del progetto?
Tutto è nato da una proposta dell’Arci di Macerata che organizza tutti gli anni una rassegna dedicata alla sonorizzazione di film d’epoca muti; fino a quel momento non erano stati chiamati veri e propri gruppi, ma piuttosto il pianista, musicisti jazz o venivano create sonorizzazioni con sintetizzatori. Un gruppo rock non era mai stato chiamato a partecipare e quando ce l’hanno chiesto abbiamo deciso di provare questa nuova esperienza. Effettivamente è andata bene e da lì è nato tutto, dalla decisione di registrare e fare un disco all’idea di continuare a portare in tour lo spettacolo.
C’è un forte contrasto tra i fotogrammi in bianco e nero di un vecchio cinema muto e la vostra musica ricca di modernità. Uno scontro naturale o voluto? E’ stato mitigato o esaltato?
Ognuno di noi usa non solo il proprio strumento, io nasco chitarrista ma poi sul palco suono anche piano e synth. Ne deriva un suono molto ricco, è nel nostro DNA, ed utilizzando più strumenti il risultato è un suono stratificato. Nel momento in cui ci siamo approcciati al film non abbiamo assolutamente pensato di limitarci ma continuare nella nostra direzione. Ovviamente trattandosi di un film del 1924 il contrasto che noti sicuramente c’è.
La sonorizzazione del film è stata una sfida nuova per la band. Per chi non conoscesse i vostri precedenti dischi, chi erano i Drunken Butterfly prima de L’ultima risata?
Noi abbiamo una nostra storia che nasce nel 2000. La prima esperienza positiva è relativa alla partecipazione all’Arezzo Wave come vincitori della regione Marche. Da lì i primi contatti con l’etichetta discografica… un po’ come succede per molte band.
Cosa è cambiato per voi ne lavoro di composizione de L’ultima risata?
Il progetto della sonorizzazione, a livello musicale può essere considerato come una continuazione di ciò che abbiamo fatto in precedenza. Non c’è stato un vero e proprio stravolgimento musicale e pure le sonorità presenti in questo disco legato al film, fanno parte del nostro standard musicale. E’ vero, però, che quando fai un disco partendo da zero l’unica cosa che hai da tirare fuori è l’ispirazione del momento, a livello molto personale, di sensazioni e sentimenti.
In questo ultimo progetto si è stati fortemente condizionati da ciò che si aveva davanti, quindi le scene del film. Paradossalmente è risultato anche più facile, perchè si ha già un canovaccio da seguire.
Se penso a sonorizzazioni di film, la mia mente va ai Giardini di Mirò (Il fuoco) e ai Massimo Volume (La caduta di casa Usher), band all’apice della loro carriera, con granitiche fondamenta. Per le band che ho citato si può pensare che una scelta artistica del genere possa anche essere motivata da un “voler togliersi uno sfizio”. Senza nulla togliere alla vostra, di carriera, questa scelta appare più azzardata e rischiosa…
Penso di poter dire in modo certo che tra i progetti dei Drunken Butterfly questo è quello che ha funzionato di più. Siamo riusciti a fare molte date, ed oltre a questo il disco ha avuto recensioni positive in modo praticamente unanime. Lo spettacolo, poi, è stato presentato nelle più svariate situazioni: dal grande festival al più piccolo circolo Arci che non può contenere più di trenta persone, quindi si presta anche ad essere realizzato in diverse realtà.
Allargando il discorso, per quanto riguarda i live, la “forma spettacolo” pare essere attualmente sfruttata da molti, tanto da sembrare talvolta una “moda”. La musica si trova accostata a video, immagini, performance grafiche dal vivo… vi chiedo: nella scena musicale che vedete intorno, cosa stimola questa creatività? E’ colpa di un pubblico dormiente o cos’altro?
Oggi c’è una quantità di proposte enorme, e secondo il mio punto di vista, troppa. Questa, sì, è una sorta di moda: a quattordici-quindici anni si hanno già i mezzi per creare un gruppo, registrare un demo e farsi conoscere. Da un lato è una cosa buona perchè si crea del movimento intorno alla musica, dall’altro lato ha squalificato un sistema. In termini economici, c’è un’offerta talmente vasta che la domanda va inevitabilmente a diminuire; ne consegue che il tentativo di caratterizzare una band o un progetto musicale risulta l’unico mezzo per distinguersi nel mare di offerta disponibile. Tant’è vero che per il nostro futuro certamente penseremo a qualcosa di nuovamente diverso.
Ora continuerete a proporre il vostro spettacolo di sonorizzazione accompagnati (ed accompagnatori) dal film di Murnau, ma quando e come si svilupperà il prossimo progetto dei Drunken Butterfly?
Noi siamo molto curiosi, sia nell’approccio alla strumentazione che a livello di tipi di musica. Rimanere sempre sulle solite cose, alla fine risulta stancante. Abbiamo già iniziato a ragionarci sopra e comporre un po’… credo che entro fino anno avremo una quantità di pezzi sufficiente per poter pensare ad un album, quindi la prossima pubblicazione non vedrà la luce prima del 2012, inoltrato.