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Il rapporto Marlowe: intervista a Salvo Ladduca (Marlowe)

Fiumedinisi è l’ ultimo lavoro dei Marlowe, band di Caltanissetta. S’impongono sulla scena musicale italiana con un rock intenso di ascendenza cantautorale. Una musica onirica, la loro, bagnata dalle torbide e silenziose acque della notte. La curiosità ci porta ad intervistare Salvo Ladduca, vocalist e chitarrista del gruppo.

Vorrei incominciare dal video di Chiedi al buio, colpisce la trasposizione che ne è stata fatta con un lavoro che ben si adatta alle atmosfere scure e sognanti del pezzo. Come gruppo, avete collaborato all’idea tematica del video? Poi sarei curiosa di sapere se c’è un legame con Twin Peaks, a cui alcuni particolari – il gufo, l’immagine del corvo e il corpo ritrovato avvolto nel cellophane – sembrano ricondurre.
Testi e musica dei Marlowe hanno, a mio avviso, una caratteristica precipua nell’evocare immagini, sospese e cupe per lo più, mi chiedevo, quindi, se sussista un rapporto diretto della vostra musica con cinema e letteratura e in che misura eventualmente incida nella scrittura dei pezzi.

Con Corrado Vasquez c’è stata, dall’inizio, una collaborazione aperta, siamo partiti da un’idea diversa della storia, ma con il mio desiderio della parte live in bianco e nero, come la scena dei Crime and the City Solution ne Il Cielo Sopra Berlino, che fra l’altro confesso è uno dei miei film preferiti. Per le altre scene abbiamo lasciato al regista decidere la trama e siamo soddisfatti del prodotto finito anche perché si sposa bene con la canzone in questione. Di certo con Corrado dall’inizio siamo stati uniti dai gusti in comune, amiamo Wim Wenders, David Lynch, Bergman, Bunuel e tanti altri, quindi i riferimenti provengono dai magazzini cerebrali delle opere del cinema d’autore che abbiamo assorbito nel tempo.
Il cinema, la letteratura, l’arte in generale incidono tanto nella nostra musica e nei nostri testi, tutti e quattro oltre a fare musica, siamo amanti della pittura, della fotografia, della letteratura e quindi è naturale che le nostre creazioni abbiano il sangue intriso di fotogrammi di scene, pagine e colori.

Di forte suggestione è il raffronto fra particolari scultorei e parti del corpo della protagonista del video. L’arte, in modo particolare quella barocca, che tanta diffusione ha avuto in Sicilia, riesce con l’insita teatralità tipica di questo stile, ad arricchire di pathos i frames del video come il brano stesso. Io sono napoletana, nella mia città, come da voi, la scultura barocca ha creato nei secoli una sorta di mondo parallelo, quasi una specie di popolo di marmo, come è stato definito, così reale e al tempo stesso distante dal sembrare porre davanti ai nostri occhi sinistri fantasmi di pietra. L’ascolto di alcuni brani di Fiumedinisi mi aveva, già mesi fa, riportato come in flash di memoria accecanti a quadri e fotografie surrealiste, quanto sentite la vostra musica legata ad una più vasta temperie artistico-culturale? E come lasciate che fluisca nei vostri brani?
L’intreccio avviene in maniera molto naturale e nello scrivere i testi a volte me ne accorgo di quanto abbia assorbito certe espressioni, immagini, sfondi particolari della nostra terra, le sofferenze della nostra isola… quello che accade è meraviglioso, molto affascinante e allo stesso tempo molto lancinante.

Il video è stato girato a Mussomeli, nei pressi di Caltanissetta, vostra città d’origine. La vostra musica scura e onirica sembrerebbe ad un primo sguardo non poter avere alcuna relazione con una terra notoriamente così solare, eppure proprio questo video credo suggerisca mirabilmente come vi sia, invece, una profonda consonanza, come questa musica attinga proprio alle pieghe d’ombra e silenzio intimo e riflessivo che solcano le strade della vostra cultura e della vostra terra. E’ importante per l’autenticità della produzione artistica mantenere un rapporto profondo con le proprie origini? E quali invece sono stati i riferimenti altri che vi hanno influenzato musicalmente?
Con la nostra terra c’è un rapporto molto intenso, un po’ come un figlio che ama suo padre nonostante quest’ultimo lo picchi ogni giorno perché ha problemi con l’alcool. La Sicilia, come d’altronde la nostra inconsistente nazione, con i  suoi mali ha contribuito a farci sputare una buona dose di veleno nei testi delle nostre canzoni.
Come riferimenti musicali ne abbiamo molteplici, ascoltiamo davvero tanta musica, dalla classica, al jazz, al folk… siamo molto dipendenti dagli ottimi lavori.

La critica discografica ha da più parti riconosciuto Fiumedinisi come il vostro lavoro più maturo e probabilmente meglio riuscito. In che misura ritenete che ciò si realizzi? Quali sono le conquiste che credete possano avervi portato a tale maturità?
Facciamo musica da diverso tempo. Fiumedinisi è solo un ritratto di quello che siamo oggi, domani non saprai mai chi sarai e quello che farai. Siamo contenti che la critica abbia assorbito le nostre sensazioni ma non ci fermiamo qui, amiamo molto le scommesse.

Nell’ascoltare Fiumedinisi ho avuto la sensazione di trovarmi davanti ad un lavoro fortemente omogeneo, quasi un concept album sia per sonorità che per lo spirito dei testi. Era nelle vostre intenzioni questa sorta di circolarità?
Sì, questo sì. Siamo partiti dal concetto di concepire un disco con suoni molto eterei e aperture più corali dei dischi precedenti. Tutto è uscito fuori in un determinato periodo e c’è stata come una sorta di magia che ci ha fatti seguire con totale fluidità le idee, la composizione in stretto legame e con tanta serenità.

Ci sono stati momenti difficili nel vostro percorso? Se sì, come li avete superati e quali sono o sono stati gli stimoli che vi hanno spinto ad andare avanti?
A dir la verità sono stati pochi i momenti di instabilità, ci lega da tempo una sana e solida amicizia e capiamo quando dobbiamo affrontare una situazione o stare un po’ lontani per trovare il tempo per riflettere. Il “rapporto Marlowe” lo consiglierei a tutte le coppie innamorate.

Numerose sono state le collaborazioni di una certa rilevanza che hanno arricchito il vostro percorso e bagaglio artistico, mi viene in mente innanzitutto il nome di Cesare Basile. Quanto sono state importanti per la vostra crescita?
Sono state tutte importanti, hanno arricchito la nostra percezione artistica e specialmente la nostra umiltà. Da Cesare Basile a Paolo Messere, a Hugo Race con il quale abbiamo ultimamente trascorso un po’ di tempo insieme e avuto l’onore di essere la sua band  in un concerto nella nostra terra.

Ho trovato particolarmente belli ed intensi altri due pezzi del vostro ultimo album, Dei tuoi miracoli e La stanza di Veronica. Ti andrebbe di raccontarne la genesi? Pensate di realizzare altri video e magari per uno di questi due brani?
Dei tuoi miracoli è nata da una nostra prova in acustico e poi l’abbiamo lavorata con tutta tranquillità sia a livello musicale che a livello di testo, li dentro c’è un po’ di scompiglio cerebrale di un vissuto personale. La stanza di Veronica invece è un pezzo che ho scritto nel 2003 e che mai avevamo compreso nelle registrazioni, forse la canzone aspettava Fiumedinisi per partecipare al banchetto, ai tempi è stata ispirata da un romanzo di Coelho, Veronika decide di morire.
Per il video si era pensato di fare qualcosa con Dei tuoi miracoli, ma alla fine considerando il fatto che il pezzo in questione è stato l’anteprima del disco a partire da Agosto 2010, e quindi molto diffuso, abbiamo preferito dare spazio a Chiedi al Buio. Non sappiamo se ci saranno altri video per Fiumedinisi. So solo che sto scrivendo altro sia da solo che con il gruppo.

Nuovi progetti nell’immediato futuro?
Progetti in cantiere ce ne sono, e diversi, vi terremo aggiornati.

In fondo alla gola – Preview

Hugo Race & Marlowe – Video Live

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