Love is Talking, nuovo tour dei Paolo Benvegnù. Seregno, Tambourine, 8 ottobre 2011. Le nostre strade non si incrociano da un po’ e, come una sorta di necessità fisiologica, ho bisogno di ritrovarli davanti a me su un palco. Così avviso la redazione, perché penso che potrei fare un live report, ma mi viene risposto: “perché non un’intervista?”. Adrenalina a mille, in meno di un secondo rispondo il mio sì. Poi mi sovviene la mia emotività maledetta, il sabato pomeriggio mentre preparo le domande, che si riveleranno poi del tutto superflue, perché Benvegnù ti porta dove vuole. Con i miei prodi e baldi compagni di venture musicali e di vita parto alla volta di Seregno colma d’ansia. Arriviamo, entriamo, e Paolo ci guarda un po’ perplesso: “che ci fate così presto qua?”, noi lo salutiamo e gli spieghiamo che io, grasse risate, lo devo intervistare e così come quattro buoni amici iniziamo le nostre elucubrazione sull’… è così che va il mondo (citando alcuni Maestri)…o, almeno, il nostro. (Avanzate, ascoltate è in streaming autorizzato dallo stesso Benvegnù: scelta dalla redazione per “un motivo particolare”; foto di Serena Remondini)
Dopo i tuoi primi lavori più intimistici incentrati sulla ricerca del sè come individuo, arriva Hermann in cui invece sembra che la prospettiva sia rivolta alla ricerca del sè come essere sociale. Perché questo cambio di prospettiva?
Innanzitutto perché è un lavoro corale, soprattutto come scrittura. Ho la fortuna di trovarmi con delle persone con cui mescolo i giuochi. Sì, è vero che l’idea era quella di parlare dell’uomo in senso generale. È significante anche parlare dei desideri dell’uomo, dell’amore e quindi della fuga dalla morte: a-mors, amore come la negazione della morte, è il segno che ogni persona ha, ovviamente. Una ricerca di questo tipo è per certi versi, paradossalmente, più personale, ma la scrittura degli altri fa in modo che sia “relativamente” personale. Ho capito tante cose grazie alla scrittura degli altri.
L’uomo è un animale dalle grandi potenzialità, ma le ha riversate tutte nell’avere più che nell’essere. Credi che la sua missione sia miseramente fallita nel nome della ricerca del superfluo o che ci sia ancora un margine per la sua “redenzione”?
Sono arrivato al punto di pensare che gli uomini sviluppino le potenzialità che possono, perché comunque, se ci pensi, è come essere buttati in un pianeta sul quale non è che sai effettivamente perché ci sei. Quali cose sappiamo realmente? Per quanto la scienza e la tecnologia si siano evolute, riguardo al mistero della vita, al mistero della seduzione naturale, al mistero della morte, non sappiamo nulla. Però cerchiamo in ogni cosa, altrimenti l’iperconsumismo, l’ipercapitalismo, non esisterebbero.
Una ricerca dell’avere più che dell’essere, appunto…
È una ricerca fittizia, è una ricerca facile, una ricerca legata al denaro. È una ricerca legata al consumare, ma fondamentalmente è una ricerca. Certo, penso che se molte persone avessero letto qualche libro in più, avessero incontrato sulla loro strada film in più, o meglio, fossero state attente a tutti i segnali che avvisatori prima di noi hanno dato, avrebbero avuto molto di più.
Tu sei un po’ un avvisatore…
Sì, ma molto presuntuosamente. Dopo la fase emulativa, che contraddistingue lo stadio di avvicinamento a un “artigianato” qualsiasi, che sia pittura, scultura, poi c’è il momento della creazione, o quantomeno, il tentativo di creazione che sottende in sè una volontà di divinazione. Questo è da un lato presunzione assoluta e dall’altro, però, è anche ciò che ha spinto gli uomini a muoversi da quello stadio iniziale. Questo è ciò che cerco di fare ma, in tutta franchezza, non posso dirti se il senso della divinazione sia da me centrato oppure no. Per quanto mi succede prima, durante e dopo i dischi, normalmente le cose che intuisco poi si verificano, forse è normale essendo concentrato su certi temi.
Però c’è anche attenzione nella ricerca di quei temi..
Sì, ma è anche una specie di maledizione. Io sono una persona molto “pesante” e, perciò, la ricerca è anche una fatica e la fatica non comporta, giustamente, una restituzione né immediata né futura. È una ricerca fine a se stessa e questo scatena molte domande e un peso enorme di risposte sbagliate e giuste. Però se posso dire una cosa che forse ho capito e che mi sembra corretta, così ad occhio e croce, e non perché lo dico io, ma perché l’ho vista anche scritta e firmata da altri, è questa: la legge si basa sul bene e sul male. In realtà il bene e il male in valore assoluto sono identici, o meglio sono una compenetrazione, come il mare che è talmente bello ma anche terribile. Il santo e l’assassino più greve hanno, per certi versi, la medesima dedizione alla stessa cosa, poi ovviamente c’è un segno che è il segno verso l’alto ed io sono tendenzialmente teso verso il bene. Eppure molte volte, e come tutti gli uomini, percorro una strada lastricata di ambiguità.
Siamo un fiume in piena ed arriviamo alle intuizioni senza più domande o risposte…
La conoscenza non dovrebbe essere esibizione della conoscenza. Ecco perché, a mio parere, le canzoni rimangono canzoni, e devono rimanere tali, perché ognuno può vedere ciò che vuole. Il mio obiettivo è, nel mio quotidiano, nel mio personale, di riuscire ad essere una persona giusta. Una persona giusta non deve necessariamente fare il giusto movimento, semplicemente deve seguire ciò che Freud chiamerebbe la castrazione, cioè: parto da lì per poi ricrearmi, ricreare un’idea, un pensiero, un segno e, ovviamente, mi capita tante volte di vedere nelle altre persone segni evidenti dello stesso pensiero nelle mani, nei gesti e mi sento appartenente. Al contrario molte volte nella parte dirigente di questo Paese, non soltanto politicamente, non mi ci ritrovo e questo mi fa stare male. Penso che gli uomini debbano stare bene considerando l’altro perché è l’unica maniera di vera armonia nell’umanità. Poi… l’armonia tra l’umanità e l’universo… quelle sono cose che penso di non riuscire mai nella vita a comprendere realmente.
Tornando ad Hermann, un’altra delle “ovvietà” è che tutti nasciamo da una donna, ma spesso ce ne dimentichiamo…
E parecchio direi, e di questi tempi anche molte donne si dimenticano questa cosa…
Molte donne sono imprigionate in modelli preconfezionati di beltà volgare o tentano in ogni modo di liberarsi del loro essere femminile. Un acceleratore della discesa in verticale verso il peggio che pare non avere mai fine in questa società?
A proposito della volgarità, il fatto è che tante persone non hanno gli strumenti per comprendere il senso della dignità. Questi strumenti dovrebbero essere insegnati a scuola, dovevano essere insegnati trent’anni fa, in questo momento di caduta dell’ipercapitalismo sarà difficile recuperare. Gli insegnanti sono tra gli umani, sono le persone più importanti. Se io non avessi avuto la fortuna nel tempo di appassionarmi a dei segni che delle persone più adulte di me mi hanno evidenziato, penso che vivrei una vita nella totale cecità.
La discesa in verticale dipende dalla mancanza di modelli sani…
Da un lato è vero, perché siamo in un momento molto strano, le persone che hanno potere, specialmente in Italia, hanno ancora il revanscismo della seconda guerra mondiale, nel senso che si infrangono tutti i limiti senza pensare ai danni che provocano. Però io vedo anche tante persone molto sane in giro per il mondo, per il mio mondo, che va da Arezzo a Cuneo, a Seregno questa sera. Il punto è che siamo sotto invasione di un tipo di umanità che non recede dalla voglia di spargere il proprio seme perché è malata. Tanti hanno sempre più bisogno di soldi per fuggire, ma non serve fuggire, tanto prima o poi il tuo dolore ti prende anche se sei ricco e potente.
Ma ormai non si tratta più di un solo uomo, è più uno stile di vita perverso a dominare…
È una forma sociologica, ma è una forma umana. Io sono convinto che dopo questa deviazione aberrante ci sarà un rinascimento legato non tanto al merito, perché in Italia è impossibile, non c’è mai stato, quanto al congiungimento di persone particolari e incredibilmente normali. Una persona normale che ama il proprio lavoro e fa il logopedista o il falegname non è un cretino perché non ha i soldi, è una persona che ama il proprio lavoro e magari vuole costruire una famiglia, avere dei figli. Questo ha un senso. Questo non è sbagliato.
Come siete anche voi…
Noi non possiamo nemmeno progettarci sotto questo punto di vista, io non posso progettare la mia vita oltre venti giorni. Per i prossimi venti giorni so cosa farò, ma poi so che dovrò fare un altro lavoro perciò ecco il vero errore. L’invasione, di cui dicevamo, ha fatto evaporare il senso del qui e del futuro rispetto a qui. Se tu non hai il famoso “centro di gravità permanente”, di cui parlava il Maestro, se tu non hai una misura del qui ed ora, non puoi progettare il futuro ed è terribile perché navigano a vista normalmente soltanto i naufraghi. In questo momento in questo Paese la maggior parte delle persone sono naufraghe. Ognuno cerca il proprio margine, il proprio galleggiamento, ma quando il mare diventa pieno di naufraghi si ritira… e allora i naufraghi prendono possesso della terra.
Parlando di merito, siete stati nominati per la Targa Tenca nella categoria Miglior album dell’anno. State raccogliendo ciò che avete seminato?
Quando succedono queste cose a me non si sposta nulla, io so cosa devo fare per andare molto più in là di dove sono adesso, perciò ringrazio molto ma so che non è niente: le intuizioni che ho avuto fino adesso non sono nulla rispetto a quelle che vorrei avere, non per bulimia ma, semplicemente, per senso della vita ed io sono disperatamente attaccato alla vita. Mi piace tutto di questa vita, anche i momenti difficili, le frustrazioni. Per esempio, l’essere qui a suonare, non ricordarmi alcune parti perché sono un po’ di giorni che non suono con questi ragazzi perché devo fare un altro lavoro, avere il timore di non ricordarmi una cosa, ma soprattutto avere il timore di non riuscire a godermi il senso di portare casa propria in casa d’altri. Parlo del mio senso di un’esibizione, che vedo come accoglienza reciproca.
Prossimi progetti, a parte il tour?
Sono quelli di un essere umano. Il mio progetto è quello di riuscire a respirare per i prossimi mesi. Respirare significa avere un respiro per sé e per gli altri. Il più delle volte non riesco a respirare per gli altri e questo mi dispiace. Alle volte non riesco a respirare per me. Riuscire invece ad armonizzare questo respiro, poterlo dare alle persone che nel quotidiano mi sono care: questo è il mio desiderio. Poi non so se succederà perché è sempre una grande corsa, ed è strano perché ho iniziato a fare musica per non correre tanto come correvo prima. Però, rispetto alla corsa di un lavoro non appassionato, questo che ho adesso è appassionato… perciò non ne sento il peso.