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Musica, video ed un bizzarro incontro a tempo: intervista a tre troupe finaliste di 45girifilm festival

La seconda edizione di 45girifilm festival si è conclusa il 16 Ottobre tra i festeggiamenti dei premiati, ed il dispiacere dei finalisti rimasti a bocca asciutta. Un evento pressoché unico nel suo genere dove musica indipendente e giovani creativi videomaker si sono incontrati ad un appuntamento al buio. I sorprendenti numeri del festival sono già stati raccontati, per questo noi abbiamo voluto fare un passo ulteriore abbracciando virtualmente tre troupe che hanno prodotto i video che rappresentano al meglio il comune “sentire” di LostHighways. The Factory Prd., I Cinematopeici e Seiperdue hanno risposto con piacere alle nostre curiosità in questa insolita intervista collettiva che esprime al meglio la loro sensibilità artistica.

45girifilm ha creato una passerella tra due mondi che camminano sempre su binari paralleli, talvolta incrociandosi, ma difficilmente attraversandosi in modo così permeante. Qual è il vostro rapporto con il mondo della musica indipendente? Vi riconoscete un po’ come “cugini”?
The Factory Prd.: Sì. La musica indipendente è una sperimentazione che si fa strada tra le regole scritte e non scritte delle grandi produzioni. Il mondo della musica, ormai da anni, si è ripiegato su se stesso e le “nuove voci” sono sempre meno. C’è tanta volontà di apparire e poca di rinnovarsi. Spesso ci affidiamo a prodotti (musica o video) già utilizzati, già assodati. Si rischia troppo poco, e per questo la musica indipendente è uno dei pochi motori del rinnovamento. Noi seguiamo quella stessa linea.
I Cinematopeici: Crediamo che le piccole produzioni video condividano con la musica indipendente interessi simili che spesso finiscono per perdersi quando entrano in gioco gli interessi del grande pubblico. Tra i valori in comune ci sono la voglia di sperimentare, la freschezza delle idee, l’innovazione creativa.
Seipedue: La musica in generale è sempre stata un motore creativo molto forte e un comune denominatore tra di noi. Siamo tre soci, ma anche tre amici che si conoscono da moltissimi anni, siamo cresciuti con gli stessi riferimenti musicali che vengono perlopiù dalla musica indipendente, anche se non solo. Ascoltavamo i Massimo Volume, i Marlene e i CCCP, per citare il panorama italiano; i Pixies, i Sonic Youth, gli Eels, gli Einsturzende, gli Stereolab. Prima di provare a fare videoclip, ne abbiamo guardati per anni.

Voi che fate dell’immagine la vostra professione (o ambite a farla divenire tale), quale importanza credete che abbia il videoclip musicale? Ho l’impressione che la società attuale sia immersa nell’immagine, ma in realtà non le sia così vicina quanto alla musica: come si può creare la “vicinanza”?
The Factory Prd.: Sicuramente il videoclip è fondamentale per le band e per la musica in sé, infatti attraverso l’immagine, si possono percepire molte note “silenziose” di una canzone, quel substrato che traspare soltanto conoscendo le motivazioni che hanno spinto la band a scrivere una canzone, o il loro retroterra personale. La “vicinanza”, allora, è proprio questa possibilità di dare un volto aggiuntivo alla musica e soprattutto alla band. È come poter vedere l’altro lato della luna, il dark side of the moon, quello che sta dietro e che la musica, da sola, non riesce a trasmettere completamente. Oggi viviamo in un mondo dove abusiamo dell’immagine, della rappresentazione visiva; per questo pensiamo che ci sia bisogno di dare qualità a queste immagini, soprattutto grazie ad una buona dose di sperimentazione.
I Cinematopeici: In realtà, anche se immagine e musica parlano due linguaggi semiotici differenti, esercitano uguale forza sul pubblico. Così come ognuno di noi ha un brano del cuore, molto probabilmente, allo stesso modo, ricorda bene delle immagini che lo hanno particolarmente emozionato.
Seiperdue: Penso che siamo tutti concordi nel dire che non abbiamo l’ambizione di scalfire, tanto meno di modificare la società attuale con le nostre immagini. Cerchiamo di fare contenitori “belli” da vedere e contenuti che abbiamo un po’ di umanità e sincerità. A volte ci riusciamo, a volte no. Questa è la regola base, che applichiamo ai progetti, videoclip compresi. Ma senza nessuna pretesa di avvicinare la realtà all’immagine.

Domanda rivolta a Factory Prd. Nel vostro videoclip fisicità, movimento e ritmo saltano immediatamente all’occhio. Che importanza svolgono in tutto questo i trucchi, i colori, l’interazione della protagonista con gli oggetti per far sì che lo spettatore rimanga incollato allo schermo?
The Factory Prd.: Da subito la canzone ci riportava ad una atmosfera tribale, che già di per sé esalta il ritmo, i colori, gli odori. È una musica molto “sensuale”, ovvero “dei sensi”. Questo permette l’utilizzo di varie tecniche, che contribuiscano anche a dare uno spessore che non deriva solo dall’immagine, bensì anche dalle sensazioni, dal movimento, e soprattutto dalla possibilità di far emergere un prodotto multisensoriale, da gustare con la vista, ma anche con l’udito, il tatto e il gusto. Poi abbiamo pensato di prendere tutto questo e di catapultarlo in parallelo nella vita di una ragazza normale, per vedere che effetto faceva. Irrompere nella normalità, spezzare la routine, invadere la quotidianità di una persona con il ritmo martellante, continuo, in crescendo, di un “richiamo” naturale, selvaggio. Il risultato è il nostro videoclip.

Domanda rivolta a I Cinematopeici. Il video offre tante riflessioni spinte soprattutto dagli occhi commossi ed illuminati dell’anziano protagonista. Forse, tra tutti i videoclip il vostro è il “più vero”: è stata una caratteristica volutamente cercata?
I Cinematopeici: Per non scadere in soluzioni banali, sin dall’inizio ci siamo voluti discostare dal contenuto letterale del testo della canzone, pur cercando di mantenere la leggerezza poetica della melodia. Ci piaceva molto l’idea della giostra come simbolo dell’innocenza in contrasto col volto segnato di un anziano ma non ci aspettavamo un risultato così toccante. Il protagonista (il nonno del regista!) ci ha sorpresi tutti con la sua naturalezza e spontaneità, regalando al video tutta la sua magia.

Domanda rivolta ai Seiperdue. Il vostro video è quello che più colpisce per la tecnica ma anche la componente poetica è molto forte. Come è nata la splendida idea del pacco “fragile” e della scoperta del suo contenuto?
Seiperdue: L’idea del pacco è nata piano piano, in una discussione durata tutta una notte con Davide Labanti, che ha diretto il video. Per non stare troppo attaccati al testo della canzone, abbiamo cercato di pensare a un altro tipo di “diverso”, rifiutato da tutti. È nato il personaggio del fattorino che consegna un pacco che nessuno vuole. Poi però si doveva dare una centralità a questo pacco. Per questo il pacco diventa sempre più grande ad ogni rampa di scale. Ha un contenuto fragile, ma di per sé è un fardello. Il resto è venuto da solo: il passaggio del pacco da origine dei tuoi mali a sede delle tue delizie non era nemmeno stato delineato con precisione, è venuto naturalmente durante le riprese.

Vincitori e vinti hanno avuto modo di partecipare ad un’esperienza certamente stimolante che ha inoltre offerto visibilità: nelle future edizioni basterà questo o ci sarà bisogno di altro? Avanzate proposte, indicate direzioni.
The Factory Prd.: Riteniamo che il festival abbia dei punti di forza notevoli, come l’affluenza di partecipanti e pubblico, oltre alla distribuzione in diretta della premiazione su diverse sale. Ci siamo trovati molto bene e la musica fornita era assolutamente di pregio, tutt’altro che banale, stimolante e variegata. Inoltre, da non sottovalutare la possibilità fornita dal festival di conoscere ed interagire con altre realtà simili alla nostra.
I Cinematopeici: L’esperienza è stata senza dubbio stimolante, per quanto riguarda la visibilità invece ti devo contraddire: secondo noi è stata scarsa e chiaramente l’attenzione si è concentrata maggiormente sul primo e sul secondo videoclip, date le molte polemiche. Per quanto riguarda le future edizioni probabilmente sarebbe bene attivare una rete di scambi tra le troupe, più iniziative con i mediapartner, promozioni, incontri etc, per favorire collaborazioni.
Seiperdue: Per noi è stata una bella esperienza, faticosa, stimolante, anche frustrante, va detto, perché la posizione del secondo arrivato non è mai del tutto felice. Ma nel nostro piccolo ha dato il via a un’apertura verso l’esterno, a una stagione di collaborazioni con persone con cui non avevamo mai lavorato, come il regista Davide Labanti, e buona parte della troupe, che vale forse più della vittoria in sé.

Per ultimo vi chiedo una manciata di parole per introdurre i vostri videoclip, per offrire un suggerimento, una chiave di lettura, anzi, di visione.
The Factory Prd.: Quando realizziamo un videoclip cerchiamo sempre di leggere tra le righe, a volte rischiando di attribuire alla canzone qualcosa che va oltre o che si allontana dal testo, ma cerchiamo sempre di offrire una nuova chiave di lettura, una trasposizione “altra”, che non per forza abbia un approccio didascalico alla musica. Per noi il video non è asservito alla canzone, bensì la compensa, le dà corpo, e soprattutto le fornisce un nuovo terreno, un nuovo canale di fruizione. I nostri videoclip partono sempre da un’emozione, ed è da essa che prende corpo tutta l’opera.
I Cinematopeici: Il nostro protagonista dimostra come, nonostante il cammino della vita sia gravato dal peso delle esperienze, si possa mantenere una purezza infantile nel proprio animo, anche grazie alla bellezza delle piccole cose. Permettetemi di ringraziare Elisa Miggiano, la mia compagna, che insieme a me ha contribuito alla realizzazione del videoclip in veste di producer e sceneggiatrice, e che nella fretta della consegna mi sono clamorosamente dimenticato di scrivere nei titoli di coda!
Seiperdue: Nessuna chiave di lettura: la storia è lì, abbastanza esplicita e noi l’abbiamo pensata come una storia, non come una metafora. Se poi chi lo vede ci legge un significato più ampio, ben venga. Ma l’interpretazione è libera.

Buona visione!

45girifilm

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