21/03/2012 – Day 1: Circolo Ribalta, Vignola (MO)
Comincia il tour, furgone caricato, ci siamo tutti: la Band e i nostri compagni/assistenti di viaggio Denny, Claudia e Vincenzo, la sciarpa del Napoli come talismano. Alla prima sosta per il rifornimento ci rendiamo conto che i nostri calcoli sul consumo di GPL erano troppo ottimistici, il furgone consuma quanto una Ferrari ma è veloce come una Panda. Come al solito un blocco del traffico all’altezza di Firenze causa lavori autostradali ci fa accumulare un ritardo spaventoso per cui arriviamo a Vignola dopo le 21. Nonostante tutto, l’accoglienza è ottima, il locale (un ex lavatoio comunale) ha un’attrezzatura audio e un fonico esperto che riducono i tempi del soundcheck al minimo con il migliore dei risultati. Prima di cominciare il live ceniamo con una zuppa di cereali e legumi, affettati, verdure e vino rosso: ci voleva proprio per risollevarsi. Poi finalmente si suona, parte ufficialmente il tour: il pubblico non è numeroso ma giusto per un mercoledì sera e molto partecipe, suoniamo belli carichi, il sound sul palco è potente… siamo soddisfatti. I presenti apprezzano, infatti vendiamo tanto merchandising e conosciamo persone molto interessanti per collaborazioni future.
22/03/2012 – Day 2: Club Zica, Beograd (Serbia)
Sveglia all’alba, si riparte, destinazione Belgrado, più di 900 km di distanza, tre paesi da attraversare e relative frontiere in entrata e in uscita: sarà dura ma abbiamo tutti i documenti in regola anche se dalle voci che girano questo non è sufficiente. Passiamo invece senza problemi Slovenia e Croazia accumulando però ritardo, in entrata in Serbia ci fanno notare la mancanza del timbro della dogana croata sul Carnet degli strumenti e ci chiedono di accostare.A questo punto il furgone, che da ora in poi indicheremo con il nome de Il Gioiellino, non ne vuole sapere di rimettersi in moto, quindi tutti giù a spingere per spostarlo… a quel punto ci lasciano andare senza problemi. Il Gioiellino, dopo una mezz’oretta di riposo, è pronto per affrontare lo strappo finale fino a Belgrado. Finalmente, giunti in città tra navigatori che perdono la bussola nel vero senso della parola, ci aggiriamo alla ricerca della venue che sembra essere sempre dietro l’angolo ma irraggiungibile causa sensi unici e strade chiuse. Al secondo giro in tondo ll Gioiellino si stanca e, nel bel mezzo di un’illegalissima inversione ad U su di un ponte ipertrafficato, si spegne e non ne vuole sapere più di rimettersi in moto, e allora di nuovo tutti giù tra auto che sfrecciano a tutta velocità a cercare di mettere in posizione meno pericolosa il furgone. Fortuna che due ragazzi vedendo la situazione scendono dalla loro auto e ci danno una mano a spingere in zona di sicurezza e telefonano al locale per avvisare che siamo vicini e magari farci recuperare da qualcuno. Grazie ragazzi, non sappiamo nemmeno i vostri nomi ma grazie ancora, ecco per voi due t-shirt Low-Fi! Finalmente arriviamo al club, il promoter mette in chiaro che il locale “is illegal” infatti non ha un’insegna e vi si accede attraverso una scala ripidissima a lato di una rivendita di liquori, e il suo nome completo è “Panic Room Club Zica”. Il palco è molto piccolo quindi si decide di non montare il set di percussioni acustico ma di usare il Drum Pad, soundcheck breve, il sound non è male ma l’impianto è un po’ vecchiotto e non sempre regge bene il nostro volume di suono. Ok, birra sul palco, si suona!
23/03/2012 – Day 3: Hard Rockers, Pristhine (Kosovo)
Notte in ostello vicino alla stazione di Belgrado, ci prepariamo ad affrontare quella che consideriamo la tappa più impegnativa e difficile del tour. La situazione politico-militare della regione è nota con tutti i problemi annessi, quindi l’attraversamento della frontiera Serbia-Kosovo ci preoccupa non poco. Ci svegliamo come sempre di buon’ora per partire il prima possibile e anche quelli dell’ostello ci mettono fretta entrando a rifare le stanze mentre ci rivestiamo dopo la doccia. Imbarazzante. Il viaggio scorre via veloce in autostrada da Belgrado a Nis, qui si esce e ci addentriamo nella campagna serba con un po’ di ansia in più, ma il paesaggio rurale nella sua immobilità temporale ci rasserena un po’. Attraversiamo Prokuplje, paesino caratteristico balcanico, questa è l’Europa dell’Est. Dopo un po’ sulla strada tutta curve che sale sempre di più troviamo segnali stradali di ogni genere, ci fermiamo dietro ad una interminabile fila di tir immobili, gli autisti tutti giù dai propri mezzi ci fanno segno di superarli… ci siamo, ecco la frontiera. Il Gioiellino affronta la salita con grande slancio e passiamo alla sinistra del muro dei Tir così velocemente che non ci rendiamo conto che improvvisamente siamo arrivati all’ultimo camion che nasconde alla nostra vista il posto di polizia serbo. Sbuchiamo allo scoperto e contemporaneamente alla nostra destra accorrono due guardie armate urlandoci qualcosa: ferma! Ferma! Passaporti, contestazione di aver superato il limite di velocità, pena prevista 15 o 50 €, non capiamo, ma poi tutto si risolve senza problemi e sopratutto senza pagare nulla… usciamo dalla Serbia. Ingresso in Kosovo, assieme alla polizia kosovara ci sono militari della KFOR che ci chiedono informazioni sulla Band e sul genere di musica che suoniamo, mentre gli altri si occupano delle formalità burocratiche richieste per entrare in Kosovo a cui eravamo preparati, nessuna sorpresa. Tutto bene, siamo passati, il paesaggio cambia completamente, ad uno scenario rurale si sostituisce un susseguirsi di cantieri di case e quant’altro in costruzione… ricostruzione postbellica o speculazione e riconversione del territorio?
Ovunque sventola la bandiera albanese, c’è un forte senso di appartenenza.
Pristina, vecchio e nuovo che avanza, tradizione e modernità, per strada polizia americana, carabinieri, militari francesi, le ragazze… ma l’acqua in alcune zone è ancora razionata.
“Giaggi”, il promoter, ci aspetta fuori dal locale, è molto espansivo ed accogliente e subito ci offre boccali di birra come benvenuto, per la prima volta siamo in perfetto orario per cui dopo aver montato il nostro set aspettiamo di fare il check ma lo faremo solo prima di suonare, davanti ad un già consistente pubblico. Prima di noi suona una cover band familiare, padre al basso e due ragazzi giovanissimi alla chitarra e alla batteria molto simpatici e bravi. Il nostro live è esplosivo, il pubblico, che già durante le prove ballava si scatena, su ogni pezzo e alla fine siamo costretti a fare quattro bis, non ci lasciano più scendere dal palco. Dopo il concerto ci tratteniamo a lungo nel locale e conosciamo anche qui persone interessate a farci suonare in giro nella regione, e Melos e… che ci ospita nella sua casa per la notte.
24/03/2012 – Day 4: La Kana, Skopje (Macedonia)
Il risveglio non è dei migliori: manca l’acqua, niente doccia, se ne parla a Skopje. E’ una giornata di sole calda e piacevole, andiamo in giro alla ricerca di souvenir come veri turisti, poi ritorniamo al locale per recuperare gli strumenti e salutare i ragazzi che ci offrono come aperitivo un altro giro di birra così tanto per ripartire con le idee chiare! Speriamo di ritornare presto, grazie a tutti!
Il passaggio alla frontiera avviene senza problemi ma, una volta arrivati a Skopje, il navigatore non trova la strada della venue: chiediamo ad un paio di tassisti che molto gentilmente telefonano al promoter per farsi spiegare bene quale sia la zona da raggiungere e poi si offrono di accompagnarci sul posto per appena 2€. La Kana si trova nel centro della città chiuso al traffico, molto caratteristico, con case basse e botteghe che danno sulla strada, c’è un po’ di gente in giro e si intuisce la presenza di due diverse etnie, islamici e ortodossi. Il locale ci piace subito, tappezzato com’è di immagini e icone della new wave post punk, dai Joy Division ai Killing Joke e così via, la porta del bagno su cui svetta a grandezza naturale il Mensch logo degli Einsturzende Neubauten. Mentre ci apprestiamo a fare il soundcheck veniamo a sapere di aver ricevuto un invito a cena dall’Ambasciatore italiano in Macedonia e ci chiediamo come sia possibile una cosa del genere visto che il nostro sound non è certo rappresentativo delle tradizioni culturali italiane, poi tutto si spiega: ad attenderci fuori dal locale c’è l’Ambasciatore con Vladimir, consulente dell’ambasciata, appassionato di musica ’80, che ci rivela di aver vissuto all’inizio degli anni ’90 per circa sette anni a Napoli a cui è rimasto particolarmente legato, per cui saputo che eravamo in città non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione di conoscerci. All’inizio la cena, in un ristorante con ottima cucina tradizionale macedone, è un po’ formale e da parte nostra forse c’è un po’ di imbarazzo ma poi piano piano l’atmosfera si scioglie e il tutto passa via piacevolmente. A proposito delle due etnie, l’Ambasciatore ci spiega che a Skopje, come nel resto del paese convivono, più o meno pacificamente, albanesi e macedoni: più o meno perché proprio in questi ultimi giorni in città ci sono stati scontri tra le due parti con agguati e spedizioni punitive, una situazione che cova silenziosamente ma che potrebbe esplodere da un momento all’altro. Questo è anche il motivo per cui stasera non si vede tanta gente in giro per strada: la tensione non è ancora calata del tutto. Quando suoniamo però il locale si riempie, anche qui il suono è perfetto, la carica tanta, sensazioni positive, il pubblico che balla e partecipa… come poi ci conferma la nostra crew, il miglior live del tour fino ad ora.
Poi cominciano i problemi. Finiamo tardissimo e il passaggio all’ora legale ci ruba un’ora di sonno e domani a Salonicco, il cambio di fuso orario ci farà perdere ancora un’altra ora, quindi ci proponiamo una veloce dormita giusto per recuperare un po’ le forze… illusione: l’accomodation è a Kumanovo ad appena 30km da Skopje e una volta arrivati il posto non è proprio dei migliori, anzi lascia molto a desiderare, usare il bagno è un’impresa ardua ma in tutto l’alloggio vige un regolamento ferreo, che sia uno scherzo? Insomma recuperare le forze è impossibile e dopo tre ore di dormiveglia ci ritroviamo catapultati nel van sicuramente non pronti ad affrontare il pur breve viaggio verso la Grecia.
25/03/2012 – Day 5: La Favela, Thessaloniki (Grecia)
Come era prevedibile arriviamo verso le 18 ora locale a Salonicco in uno stato pietoso tipo “Brutti, sporchi e cattivi”, il caldo avuto durante il viaggio e che troviamo in città non aiuta. Inoltre ad aggravare la situazione pare ci siano problemi logistici organizzativi, restiamo quindi per un po’ parcheggiati in una sorta di limbo a non fare nulla. Finalmente la venuta di Christob(non scherziamo, il promoter si chiama proprio così) mette tutto a posto, così si comincia ad allestire il palco, procediamo con il soundcheck e tutto fila liscio ma la stanchezza è sempre più pesante. Terminiamo le prove che è già molto tardi, via subito all’alloggio, abbiamo giusto il tempo per una doccia veloce e poi si ritorna al locale che intanto si è già riempito all’inverosimile. L’accomodation è casa di Christo, anche lui ha una band, ed è abituato ai lunghi tour su e giù per l’Europa, è una persona disponibilissima e con lui ci rilassiamo anche troppo. Mentre a piedi velocemente torniamo al Favela, Fabio accusa un malore che poi si rivelerà essere solo un accumulo di stress e stanchezza e si ferma per strada a prendere qualcosa per distendersi, si perde altro tempo e lo show tarda ad iniziare. Quando poi siamo tutti al completo pronti sul palco ad iniziare, il mixer in sala si spegne e non riescono a riavviarlo, altro tempo passa e il pubblico rumoreggia… pochi minuti e si comincia: il live scorre bene ma si avverte una certa stanchezza di fondo, almeno noi e la crew lo notiamo ma fuori non traspare e il pubblico sembra gradire. Il fatto strano che capita è che brani veloci che suoniamo fino ai 170 bpm improvvisamente ci sembrano rallentati, come se andassero con il freno tirato. Finito, si torna a casa di Christo, e finalmente in un vero letto possiamo prepararci ad affrontare il lungo viaggio di domani verso Istanbul.
26/03/2012 – Day 6: Peyote, Istanbul (Turchia)
Stamattina belli freschi ripuliti e riposati ci mettiamo in cammino verso la Turchia sempre con un po’ di ritardo sulla tabella di marcia, ma da Salonicco al confine è tutta autostrada, quindi nessun problema. E invece l’intoppo si presenta dopo un po’ quando incominciamo a notare che su quel tratto autostradale non esistono aree di servizio ma ogni tanto, in corrispondenza di un’uscita, una freccia indica una fantomatica zona rifornimento, il più delle volte non proprio nelle immediate vicinanza e sempre senza GPL. Incomincia il tour dei paesini costieri alla ricerca di un pieno di gas, si esce e si rientra in autostrada decine di volte finchè il miraggio di un’area di servizio fornita di GPL diventà realtà.
La frontiera tra Grecia e Turchia ha il sapore d’altri tempi, l’iconografia perfetta della linea di confine vista in tanti film: il ponte con le garitte e i militari a presidiare, diviso a metà, da un lato le balaustre con i colori greci, dall’altro le bandiere turche… storicamente i due popoli non hanno un buon rapporto reciproco, vedi Cipro. L’attraversamento della frontiera è lungo e molto burocratico ma non ci sono problemi e così si entra in Turchia: da qui fin quasi alle porte di Istanbul, solo statale… si farà tardi. Arrivati su una sorta di tangenziale ci sembra di essere arrivati a Napoli altezza Corso Malta nell’ora di punta: le ben cinque corsie sembrano quasi raddoppiate, in un traffico che avanza lento ci sono mezzi di ogni tipo che sbucano indifferentemente da destra a sinistra con la classica strombazzata di clacson incazzata, ci sentiamo un po’ a casa. Siamo al tramonto avanzato e attraversiamo velocemente la città ma lo sfondo che ci appare davanti agli occhi è spettacolare, le cupole delle moschee e i minareti che svettano in questa luce violacea tendente al blu, le stradine che incrociamo fino ad arrivare a Piazza Taksim piena di gente e di vita, dove ci aspetta il promoter Hemi. Con lui a bordo arriviamo al Peyote attraversando un dedalo di stradine dove il Gioiellino passa a stento, e troviamo un locale su tre livelli, noi suoneremo al secondo piano, con un’attrezzatura audio di alto livello, con tecnici professionali, che fanno sì che il check si risolva in brevissimo tempo. Uscendo dal locale da una porta diversa da quella dell’ingresso ci troviamo in una viuzza piena di tavoli di ristoranti, venditori di cibo da strada, botteghe artigiane, insomma di tutto di più e stracolma di gente nonostante il tempo sia cambiato e soffi un vento gelido. Tutta la zona circostante è piena di gente, ma Hemi ci spiega che essendo lunedì non c’è nessuno perché nel fine settimana lì non si riesce nemmeno a camminare. Ottima cena in un ristorante tradizionale e poi via al club, come al solito siamo in ritardo. Per essere un lunedì nel locale c’è abbastanza gente anche se forse la struttura dei tre piani in queste situazioni risulta essere un po’ dispersiva. C’è sempre un po’ di stanchezza nella performance, ma i presenti rispondono con entusiasmo e questo ci spinge a concedere ancora un paio di bis. Dopo l’esibizione ci tratteniamo a parlare e a bere con Hemi su al terzo piano dove c’è un bar con tavolini molto accogliente. Hemi è una persona gradevolissima ed un ottimo promoter, dal nostro arrivo alla partenza tutto si è svolto nel migliore dei modi senza alcuna difficoltà con un alto livello di professionalità. Thank you Hemi, see you soon! Adesso andiamo a dormire in un ostello qua vicino al Peyote, molto carino… domani nuova trasferta lunga.
26/03/2012 – Day 7: Swinging Hall, Sofia (Bulgaria)
Sveglia come al solito all’alba, entro le 9 bisogna recuperare il furgone dal parcheggio e poi schizzare via verso Sofia dove ci aspettano nel pomeriggio. Il live sarà trasmesso in diretta alla BNR la Radio Nazionale Bulgara, quindi i tempi sono precisi, non si può fare ritardo. Arriva una notizia negativa: gli show di Bucarest e di Bacau, in Romania, sono stati annullati ed è in forse anche la data di Budapest. Partiamo con una certa apprensione perché sul passaggio della frontiera bulgara ci sono stati fatti dei racconti raccapriccianti di corruzione, perquisizione, orchi, draghi, insomma un’impresa al di là delle possibilità umane, e infatti viene caldamente consigliato su tutti i manuali di sopravvivenza di prendere, al Duty Free in uscita dalla Turchia, una bottiglia di Pozione Magica rigorosamente da 1 Litro, preparata da gallici druidi a Jarnac, France, regione di Cognac, da offrire ai frontalieri in caso di necessità. Ovviamente seguiamo alla lettera tutte le indicazioni, ma poi arrivati alla dogana bulgara l’unico ad aver bisogno della pozione è Gioiellino che si pianta al controllo passaporti e giù tutti a spingere sotto gli sguardi divertiti delle guardie. Incredibile, siamo passati indenni e senza fare uso di doping, e adesso siamo a Sofia anche abbastanza in orario. Ci incontriamo con Cvetan davanti alla sede della Radio, a poca distanza dal locale dello show. Lo Swinging Hall è un bel club molto grande e, come tutti i posti in cui abbiamo suonato fino ad ora, molto ben attrezzato tecnicamente: abbiamo a disposizione tutto quello di cui abbiamo bisogno per l’audio e anche un buon parco luci, sarà un ottimo show. Ormai il soundcheck è praticamente una formalità, si trova subito la quadra, e così abbiamo il tempo di andare a cena e rilassarci un po’. Ritorniamo al club, è tutto pronto, i tecnici per la messa in onda sono in postazione, ancora dieci minuti e si comincia anche se la sala non è ancora piena, ma durante il live arriverà ancora qualcuno. Esecuzione tirata e potente, anche se tra di noi percepiamo qualche sbavatura di troppo, che esalta il pubblico: dopo lo show al banchetto del merchandising c’è folla, ogni cd venduto deve essere aperto ed autografato, un punkrocker di una certa età dice che gli ricordiamo i Front 242 per l’elettronica e i Killing Joke per l’andamento di alcuni brani, non male come riferimenti. Facciamo qualche ultima foto e poi ci incamminiamo verso l’ostello, relativamente vicino così abbiamo modo di vedere un po’ la città. L’Art-Hostel non è un semplice bed’n’breakfast, ma un centro culturale con una galleria espositiva, un giardino e un locale sotterraneo dove si svolgono performance concerti e party, specie nei fine settimana. Il proprietario è gentile ed ospitale, ci offre del tè caldo per riscaldarci dal freddo invernale della notte e ci lascia le consumazioni per prendere un drink di benvenuto al party che si svolge sotto di noi.
Al mattino stufe accese, docce bollenti, il freddo non ci lascia e cominciano i primi raffreddori. Viene a prenderci un’altra collaboratrice della radio e ci porta a prendere dei dolci tipici bulgari in una zona di mercatino pubblico molto caratteristica, vediamo ancora uno spicchio di città, stavolta di giorno, una capitale europea con il fascino dell’atmosfera orientale, con ancora qualche reminiscenza del periodo sovietico, quando “bulgaro” era sinonimo di obbedienza assoluta all’ortodossia comunista. Un’ultima sosta al palazzo della Radio per una foto con il logo RNB alle spalle con i promoter e altri redattori, e poi via sul van verso Bucarest che sarà semplicemente una tappa verso Cluj-Napoca, unica data confermata del tour romeno.
27/03/2012 – Day 8: Day off in Bucuresti (Romania)
Ce la prendiamo comoda, il tratto di strada è lungo e tutto su statale, ma siamo attesi in tarda serata a Bucarest. Tra i due paesi, essendo entrambi parte della comunità europea, non c’è una vera e propria frontiera dunque si passa senza problema. Dopo pochi km in territorio romeno, ci fermano per un controllo ad un posto di blocco di polizia. Sembra sia tutto a posto, invece ci contestano di aver superato il limite di velocità attraversando una cittadina poco prima. Alla richiesta di spiegazioni più approfondite prima di firmare il verbale della multa, il poliziotto che parla solo romeno si incazza e se ne ritorna alla macchina con i nostri documenti. Ma cazzo, abbiamo attraversato otto paesi diversi e altrettante frontiere in entrata e in uscita senza avere alcun problema e adesso ci troviamo bloccati a poco più di 60 km da Bucarest per un limite di velocità! Dai, scendiamo ed andiamo a pagare anche senza spiegazioni, basta che ci muoviamo da qui. Niente da fare, non abbiamo Lei, la moneta romena, e i poliziotti non accettano Euro… ci fanno ancora aspettare. Poi dopo una buona mezz’ora lo sbirro ritorna per restituire i documenti e ci lascia andare come se niente fosse, bah. Si accavallano una ridda di ipotesi sull’accaduto ma l’importante è essere ripartiti e non aver pagato nulla. Adesso proviamo a contattare il nostro appoggio a Bucarest per avvisare che di lì a poco saremo in città: niente da fare, il numero risulta inesistente… siamo fregati, ma per fortuna è solo la solita agitazione che fa commettere errori banali, basta togliere lo zero al numero dopo il profilo internazionale e magicamente il telefono squilla. Ci lasciano un appartamento tutto per noi con il frigo pieno, restiamo a casa, in tv danno Milan-Barcellona di Champions, e ci prepariamo una montagna di spaghetti, un po’ collosi a dire il vero, ma ottimi per la nostra fame. Buonanotte…
29/03/2012 – Day 9: Day off in Cluj-Napoca (Romania)
Alle 11 viene a prenderci il promoter che ci porta a fare colazione, poi sempre con molta calma ci rimettiamo in moto alla volta di Cluj dove domani abbiamo lo show. Arriva la notizia che anche il live a Budapest è annullato, ma recupereremo la data ad Alba Iulia, meglio che niente. Ad alcuni di noi il raffreddore peggiora prendendo anche la gola, qualcuno ha forse anche un po’ di febbre, almeno questi due giorni di pausa forzata serviranno a rimetterci in forma. Per uscire da Bucarest ci vuole più di un’ora, poi comincia la traversata dei Carpazi Meridionali per entrare in Transilvania. La strada si inerpica in un paesaggio naturale di straordinaria bellezza, a tratti costeggia un corso d’acqua che si intuisce gelida, infatti fa molto freddo come testimonia la coltre bianca che ancora ricopre i bordi della strada. Arrivati in città ci dirigiamo nella strada dove incontreremo il promoter: siamo proprio davanti al locale dove domani suoneremo. Stasera c’è una serata con tre band adesso impegnate nel soundcheck, ci rilassiamo un po’ ai tavoli bevendo una birra anche se siamo veramente stanchi e febbricitanti, in attesa di andare all’accomodation, abbiamo assoluto bisogno di calore, cibo e aspirine. Lasciamo il van CARICO per strada fuori al locale dove rimarrà per due notti, senza nessun problema, meditate… e andiamo a piedi a casa, tragitto breve attraverso il centro cittadino, dove ci aspetta una tavola imbandita. Dopo cena ritorniamo al club per vedere che situazione ci aspetta l’indomani, il locale è pieno di gente… ottimo segno, domani ci sarà da divertirsi!
30/03/2012 – Day 10: Flying Circus Pub, Cluj-Napoca (Romania)
Al risveglio è un continuo di starnuti e nasi colanti, a Cluj è inverno pieno. Tiriamo fuori tutti gli indumenti pesanti che ad inizio tour pensavamo di non dover usare mai, sciarpe guanti e cappelli, per stasera bisogna essere in piena forma. Usciamo da casa per mangiare qualcosa, sono già quasi le 16 e ci infiliamo nel primo posto al chiuso che offre un menù a prezzo fisso, un piatto caldo ci vuole anche se non è proprio un granché. Vorremmo girare un po’ per la città che si presenta molto piacevole ma oltre al freddo adesso ci si mette anche la pioggia. Sulla strada verso il Flying troviamo un caffè molto accogliente pieno di gente, siamo in zona universitaria, facciamo una sosta per un tè caldo e poi siamo pronti per affrontare il soundcheck, è ora ormai. Il palco è grande e abbiamo modo di sistemare le nostre postazioni nel miglior modo possibile, Denny si occupa dei suoni e ci fa suonare il palco bello, potente e pulito, se in proporzione in sala è lo stesso a qualcuno sanguineranno le orecchie stanotte. Soddisfatti delle prove ritorniamo a casa dove ci aspetta una cena calda, piatto forte, per la gioia dei veg, uno spezzatino di soia con patate cucinato in maniera eccellente tant’è che tutti pensano inizialmente che sia carne. Quando ritorniamo al locale ci aspettiamo di trovarlo pieno e invece c’è poca gente: panico, tensione, possibile che ieri ci fosse tanto pubblico e oggi di venerdì poco o niente? E non è nemmeno tanto presto… il tempo poi di bere una birra e avere le rassicurazioni del promoter che come d’incanto il Circus è pieno, il pubblico rumoreggia, ancora pochi minuti e si comincia. Il pubblico si infiamma e fino alla fine non si risparmia, il Cirus è una bolgia e quando arriviamo a fine scaletta esplode in cori da stadio: usciamo per due volte suonando ancora per venti minuti circa poi tocca ai dj tenere in pista questa fantastica audience. Già l’anno precedente suonare qui a Cluj era stata un’esperienza bellissima ma stavolta non ci sono parole per descrivere quello che proviamo in questo momento. Anche il nostro promoter è entusiasta della serata e non smette di ripeterlo, e fuori dal backstage è un continuo avvicendarsi di gente che viene per complimentarsi e scambiare qualche parola con noi. La serata è lunga ed è piacevole restare avvolti nell’atmosfera festosa del Flying, domani la tappa è breve e abbiamo tutto il tempo che vogliamo.
31/03/2012 – Day 11: Art Cafe Downtown, Alba Iulia (Romania)
La mattina passa veloce dormendo e facendo gli ultimi preparativi: abbiamo deciso di metterci in viaggio verso Napoli direttamente stasera dopo il concerto, alcuni di noi hanno impegni nel pomeriggio di lunedì per cui cercheremo di arrivare nelle prime ore del mattino. Poi siamo sinceramente un po’ delusi perché oggi avremmo dovuto suonare a Budapest invece c’è questa soluzione di ripiego che non ci convince molto, ieri eravamo quasi sul punto di annullare tutto. Per recuperare il Gioiellino lasciato tutto solo al locale ci facciamo un ultimo giro turistico per Cluj, anche se ormai quel quadrilatero di strade lo abbiamo percorso in lungo e in largo per decine di volte, cercando anche qualcosa da mangiare, ma sabato mattina, anzi per meglio dire primo pomeriggio, troviamo quasi tutto chiuso. Così dopo un brunch offertoci a casa dai nostri contatti, a base di fette di pane girate nell’uovo e poi fritte e accompagnate da burro e marmellata, una cosina leggera insomma, ci mettiamo in marcia verso Alba Iulia, accompagnati dal promoter.
L’Art Cafe si presenta bene, è praticamente una villetta con un ampio spazio antistante, divisa internamente in tre ambienti: due grandi ali laterali, quella di sinistra adibita a sala live e quella a destra con divanetti e tavolini e un ambiente centrale più piccolo, in corrispondenza dell’ingresso, col bancone del bar. L’ambiente è molto piacevole e già a quest’ora, sono circa le 18:30, con un bel movimento di gente… la cosa si fa interessante. Lulu, il proprietario, ci invita a sederci in attesa che venga sistemata la zona palco e ci offre da bere rimanendo un po’ sorpreso quando ordiniamo solo tè e caffè, niente alcolici: sicuri che siete una rock band? Caro Lulu, aspetta a stasera, potresti pentirti di aver lanciato questa sfida. Il locale è tappezzato ovunque di locandine della serata, grafica molto curata, e così nei bagni ci sono le nostre foto che osservano tutto quello che succede, imbarazzante, specie se in quel momento, nel bagno affollato, vorresti passare il più inosservato possibile. Più passa il tempo e più aumenta l’afflusso di gente, per cui facciamo un soundcheck praticamente già davanti ad un pubblico schierato in prima fila. Ok, siamo a posto con i suoni, andiamo a cena in un ristorante a pochi passi da qui, e quando ritorniamo il locale si è quasi riempito. Siamo carichi, tutta questa gente non può deluderci ed infatti è così, ne viene fuori uno dei live più emozionanti del tour, il pubblico davanti a noi balla senza fermarsi un momento, non ci sono mai cali di attenzione, la sala è in delirio… quanti bis facciamo? Ne perdiamo il conto, è come risuonare di nuovo tutta la scaletta. Che serata inaspettata e pensare che non ne eravamo per niente convinti, siamo soddisfattissimi, il tour è stato tutto positivo, ma questi due ultimi live valeva la pena di farli anche da soli. Adesso comincia il party, c’è una bellissima sensazione di festa, sfrenatezza, alcool e sudore… è l’essenza del rock, e come è ovvio in questi casi dobbiamo raccogliere le nostre cose ed andare via perché ci aspetta il lungo ritorno verso casa. Qualcuno cerca di ritardare, di rallentare almeno un po’ l’inesorabile momento dei saluti, degli addii e forse degli arrivederci, tutti lasciamo ad Alba Iulia un pezzo di cuore. Si ritorna a casa…
01/04/2012 – Day 12: In the van
Sulla strada del ritorno lasciamo il promoter a Cluj durante la notte, in una città in piena attività festaiola e proseguiamo in direzione Ungheria. Passiamo per Budapest durante la mattinata e proseguiamo in direzione Lubiana per evitare il passaggio alla dogana croata. Siamo come in una bolla di sapone, in uno continuo passaggio da un’apparente lucidità ad un sonno più che leggero, uno stato di dormiveglia continuo, e così maciniamo chilometri su chilometri. Siamo adesso nei pressi di Bologna, sta per cominciare il secondo tempo di Juventus-Napoli, la trasmettono in autogrill, ci prendiamo quest’oretta di pausa e ci intossichiamo il resto del viaggio. Gli ultimi km sembrano allungarsi sempre di più, si ha l’impressione di andare indietro anziché guadagnare terreno, siamo ormai al lumicino, avanziamo molto lentamente e finalmente con un paio d’ore di ritardo sulle previsioni chiudiamo il capitolo di quest’avventura.