Marco Notari è uno dei cantautori più interessanti che abbiamo in Italia. Un artista puro, semplice che con il suo album Io? ha aperto una porta sul suo mondo delicato, sulla cura che ci mette nel preservarlo. Un album emozionante, sincero che è la matrice del recente ep, La Terra senza l’uomo, pubblicato il 19 marzo in collaborazione con la LAV. Un’operazione che evidenzia l’attenzione del cantautore torinese per il mondo che lo circonda e il suo impegno. Prendendo spunto da questa uscita, abbiamo voluto fare due chiacchiere con Marco Notari per farci raccontare un po’ di cose. (Caterina è in streaming autorizzato)
L’Ep La Terra senza l’uomo è uscito il 19 marzo in collaborazione con la LAV. Ci puoi raccontare come nasce questo progetto?
L’idea della collaborazione con la LAV è nata a partire dal testo della title track dell’ep, che tratta il tema della vivisezione e più in generale rappresenta una riflessione su come l’uomo tenda spesso ad abusare indiscriminatamente delle altre specie e delle risorse del pianeta. Partendo anche dalla scelta di vegetarismo che ho intrapreso da qualche anno, ho provato a vivere la paura e la rabbia di un animale che trascorre la sua vita, se così si può chiamare, in un allevamento industriale o come cavia da laboratorio, trattato al pari di una merce in una sorta di lager. Quando ho pensato a come realizzare il videoclip del brano (che uscirà nelle prossime settimane), è nata l’idea di chiedere delle immagini alla LAV che rappresentassero una testimonianza di ciò di cui parla il testo. A quel punto ci siamo resi conto che l’uscita dell’ep cadeva in prossimità delle giornate nazionali contro la vivisezione e ci è parsa una bella idea sostenerci a vicenda.
Parlaci di questo video che vede all’opera di Marcello Saurino…
L’idea è stata quella di realizzare un video di denuncia e per farlo utilizzeremo delle immagini che ci hanno fornito la LAV, come ti dicevo, e Greenpeace. Queste immagini ci permetteranno di seguire concettualmente il testo della canzone. Conoscevo Marcello Saurino per alcuni video molto belli e vicini a ciò che avevo in mente. Lui si è subito dimostrato molto contento di poter lavorare al video del brano, e nelle sue mani l’idea di partenza si è ulteriormente evoluta. Fra qualche giorno sarà possibile vederne il risultato.
Hai realizzato una cover di Caterina di De Gregori molto bella e delicata. Perché hai scelto proprio questo brano?
Innanzitutto perché amo profondamente Francesco De Gregori e lo considero uno dei vertici più alti nella storia del cantautorato italiano, inoltre a questo brano sono molto legato perché lo ascoltavo spesso con mio padre quando ero bambino ed evoca ricordi della mia infanzia. L’arrangiamento è nato durante una pausa in studio mentre registravamo Io?, e la scelta di inserirlo nell’ep nasce anche dalla sua affinità a livello emotivo con molti dei brani del mio ultimo disco, che ho scritto per persone a me vicine. De Gregori scrisse questo brano per la cantante ed etnomusicologa Caterina Bueno, una persona a lui molto cara che conobbe giovanissimo quando quest’ultima lo assoldò come chitarrista per un suo tour.
Parliamo dei due brani live contenuti nell’ep: Le stelle ci cambieranno pelle, primo estratto dal tuo ultimo album Io?, e Ninfee, brano tratto da Oltre lo specchio, tuo primo lavoro in studio. Una scelta che crea una sorta di anello di congiunzione tra i vari passaggi della tua carriera o sbaglio?
Sì, in effetti mi sembrava un’idea interessante inserire le versioni live dell’ultimo e del primo singolo della mia carriera una di seguito all’altra. Sicuramente nella scrittura e nell’arrangiamento dei due brani si sente che sono passati alcuni anni, ma credo anche che ci siano dei tratti distintivi che in qualche modo li rendono affini. Inoltre mi piaceva l’idea di fare scoprire qualcosa del mio passato musicale a chi mi ha conosciuto con Io?.
Raccontaci un po’ il brano Thesiger, che prende spunto dalla vita dell’esploratore Wilfred Thesiger.
Wilfred Thesiger è una figura che mi affascina molto, da quando l’ho scoperto lo scorso anno durante un viaggio negli Emirati Arabi Uniti. Mi trovavo nella città di Al Ain e nell’antico forte mi sono imbattuto in una mostra di (splendide) fotografie scattate dallo stesso Thesiger quando attraversò tra il 1945 ed il 1949 per ben due volte Il Quarto Vuoto, il deserto più grande del mondo che si trova a cavallo tra Emirati Arabi Uniti ed Oman. Per compiere questa impresa restò prima per qualche tempo presso una tribù di Beduini, per apprenderne gli usi e lo stile di vita che gli avrebbero permesso di sopravvivere in un ambiente così inospitale, poi reclutò due giovani della tribù e insieme compirono l’impresa. La mostra si concludeva con un video girato alcuni anni fa in cui l’esploratore ricordava il periodo con i beduini come il più bello della sua vita, e quelle persone come un popolo dotato di un’ospitalità e di una profondità di spirito che lui non aveva più trovato in nessun altro luogo e popolazione del mondo. Con lo stesso affetto un anziano beduino, all’epoca uno dei due giovani che lo aveva accompagnato nel suo viaggio, lo ricordava come la persona più straordinaria che avesse incontrato in vita sua. E’ stato molto bello vedere in maniera così chiara un punto d’incontro tra due culture apparentemente distanti. Direi che in un certo senso Thesiger a livello concettuale riprende il discorso iniziato con il brano L’invasione degli ultracorpi contenuto in Io?.
Come nel caso dell’ep La terra senza l’uomo, anche a settembre per l’ep Io? – Extra avevi scelto di utilizzare il web come mezzo per la distribuzione. Ci vuoi spiegare le motivazioni?
Credo molto nel web come strumento che, se utilizzato correttamente, possa concorrere al rilancio di un settore ormai profondamente in crisi. Inoltre penso che una delle sue potenzialità sia quella di poter mettere in contatto diretto un artista con i suoi ascoltatori. La scelta di distribuire in questo modo i due ep rappresenta proprio un tentativo di instaurare un contatto sempre più diretto con chi ascolta la mia musica saltando i meccanismi tradizionali di distribuzione.
Ho avuto la fortuna di vederti finalmente dal vivo qualche settimana fa e mi ha colpito molto la completa coesione tra te e i Madam, il vostro continuo scambiarvi di posizione, di strumenti, come se foste un unico musicista. Ci vuoi parlare di questo sodalizio?
Nel corso degli anni la formazione dei Madam è cambiata alcune volte, ma ciò che è rimasto costante è il rapporto di amicizia che mi lega alle persone che suonano con me. Credo che questo sul palco si percepisca, e concorra a renderci maggiormente band rispetto ad altri progetti cantautorali. In particolare in questo tour ho la fortuna di lavorare con diversi polistrumentisti, il che ci ha permesso di riprodurre in maniera molto fedele la ricchezza sonora di Io?. Devo aggiungere infine che anche il gran numero di concerti tenuti per presentare il disco (ormai siamo arrivati ad una cinquantina in poco più di sei mesi) ha contribuito ad aumentare l’affiatamento sul palco.