La mia città è serena come non mai. In una delle sue piazze principali, piazza Dante, si respira quella pace, quell’aria crepuscolare di fine giornata di primavera che non si respira da nessun’altra parte del mondo. Quei momenti in cui la si ama perdutamente e ci si dimentica degli stupri che subisce, dalla Camorra ai cumuli di rifiuti all’angolo della strada. Questa sera celebriamo la manifestazione itinerante contro il racket Pizzo-free, promossa dal tour Sicilia Libera. Oltre alle prelibatezze che sono offerte a cifre irrisorie da coloro che vogliono cambiare la tradizione d’omertà di un’isola intera vi è la possibilità di ascoltare la musica di qualità della città partenopea. Quella musica che sposa questa causa della manifestazione dimenticandosi totalmente del cachet.
Tra i vari artisti che si succedono sul palco, due band attirano l’attenzione della folla. La prima band è quella degli Gnut. Il loro folk misto al jazz si spande nell’aria e colora la notte che sta calando. Il profumo della vita con i suoi sapori senza tempo è emanato dall’ensemble partenopeo che stasera si presenta senza il contrabbasso ma con il trombettista Charles Ferris in grande spolvero. Le liriche di Claudio Domestico sono elegie di tormento interiore, di equilibrista della vita. Da Esistere passando per Senza scampo, fino a Vira verso il sole gli Gnut non si risparmiano nella veste live concedendosi a code di improvvisazioni ai limiti del jazz rumoristico, dove la passione e la sintonia della band emergono in una maniera unica e sublime. Folgorato all’istante dagli Gnut, per sempre. Quindi è la volta degli Epo. Un gruppo che meriterebbe platee più grandi e soprattutto una più intensa attività live che Napoli non riesce a offrirgli. Gli Epo non demordono e fanno bene. L’ingresso floydiano della cover Catari‘ è di quelli che fanno girare una piazza intera. Mentre la voce di Ciro Tuzzi scalda l’atmosfera, il basso di Alessandro ricama linee di suono denso che vengono caricate di energia asimmetrica dalla batteria impeccabile di Daniele. Gli Epo sono affiatati e dialogano alla perfezione, al di là di qualsiasi limite tecnico dell’amplificazione di piazza. La scaletta è breve ma intensa: tutti brani tirati fuori dal fortunato Silenzio Assenso, da Neve a In cattività, da Sporco ad un nuovo brano che esalta la loro propensione per il rock alla RadioheadChitarre serrate, nervose di vita pulsante. Una serata di fine primavera con una colonna sonora densa di poesia, densa di speranza verso la musica di qualità che lava la faccia di una terra un po’ puttana. (Foto by A.)
sosteniamo l’antiracket con iniziative come queste; parlarne e rendere tutti partecipi è già un inizio.
complimenti per la recensione, molto intensa e “diplomaticamente” amara nella parte finale