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Sono un nostalgico artigiano nel campo musicale: intervista a Marco Campitelli (Marigold)

Fondati e nati da un progetto di Marco Campitelli, The Marigold si sono fatti notare negli ultimi anni grazie ai loro tre album, Divisional, Erotomania e Tajga. Il 24 aprile hanno pubblicato una ristampa del loro ultimo lavoro in studio e un Ep, Let the sun, che vede la collaborazione di Alessandra Gismondi dei Pitch. Il loro sound cupo, suggestivo ci ha conquistati così abbiamo voluto fare qualche domanda a Marco Campitelli, leader della band.

Iniziamo con la più classica delle domande: da dove arrivano i Marigold?
I Marigold sono nati nel 1998 e in questi anni abbiamo realizzato una manciata di dischi: Divisional, Erotomania, Tajga e l’ultimissimo EP Let the Sun. Abbiamo suonato in lungo e in largo in giro per l’Italia, in Austria, Slovenia e in Francia (al “Fugues Festival” dove in alto nel cartellone faceva capolino il nome di Robin Guthrie). I nostri ultimi tre dischi sono stati prodotti e missati da Amaury Cambuzat degli Ulan Bator, un fattore per noi di notevole importanza artistica, che ha reso il nostro sound molto contaminato e marcatamente europeo.

Il 24 aprile avete pubblicato l’Ep Let the sun con una ristampa del vostro album Tajga. Ci volete raccontare il perché di questa scelta?
Abbiamo abbinato all’uscita dell’EP il nostro precedente disco Tajga, quest’ultimo così è divenuto il disco di riferimento del tour da cui sono tratte le riprese live di Let the Sun. Oltre a questo c’è una motivazione più pratica: rimasti senza copie durante gli ultimi live, ci sembrava doveroso ristampare Tajga, disco che è stato davvero apprezzato ed accolto con entusiasmo da pubblico e critica.

Nella title trak dell’Ep compare la voce di Alessandra Gismondi dei Pitch. Da dove nasce questa collaborazione?
Nel 2011 con la DeAmbula Records, etichetta indipendente che gestisco insieme a Silvia Verna, ci siamo occupati della produzione dell’ultimo lavoro dei Pitch, Comme un flux, da qui la conoscenza con Alessandra.
Per la parte strettamente artistica ricordo che quando ho scritto e registrato la canzone Let the Sun immediatamente ho pensato a lei. Ricordo che prima di farle ascoltare la canzone già immaginavo la sua voce in quel contesto. Questa percezione è stata fondamentale per me, quasi come se fosse stata scritta appositamente per essere cantata da lei. Alessandra Gismondi ha un modo di cantare che da sempre mi affascina, ha un gran talento e credo che sia una delle più belle voci femminili che abbiamo in Italia!

Come per gli album precedenti, anche nel caso di Let the sun vi siete affidati alla produzione di Amaury Cambuzat. Ci potete raccontare questo sodalizio artistico?
Amaury Cambuzat non è un semplice produttore per noi, è una persona che dopo sette anni di collaborazione si è prodigato per la buona riuscita dei nostri lavori in qualsiasi modo: suonando al nostro fianco nei dischi e nei live, scrivendo parti e realizzato arrangiamenti, fino ad introdurci anche all’interno del roster della sua etichetta, Acid Cobra. Con lui abbiamo avuto una crescita musicale/artistica ed umana che ci ha portato ad un “modo” di vivere la musica emozionante e sincero.

Nell’Ep Let the sun troviamo, oltre all’omonimo inedito, anche tre brani live. Quanto è importante la dimensione live per i Marigold?
Risposta banale, ma è fondamentale ed importantissimo… è il momento in cui devi “esprimerti” a modo tuo… (e questo potrebbe non essere così banale). Il live è certamente un modo per confrontarsi con le persone che conosci dopo aver suonato e mai come di questi tempi resta per fortuna l’unico vero modo per relazionarsi. L’importanza del live per noi è esplicita nell’ultimissimo Let the Sun in cui abbiamo inserito dei brani live, una fotografia ai momenti più emozionanti per noi, al fianco del nostro attento pubblico.

E il web? Quale rapporto hanno i Marigold con la tecnologia?
Oltre al nostro sito www.themarigold.com attivo da tanti anni, siamo sempre arrivati “tardi” ai social network, cerchiamo di farne solo un semplice riferimento per la rete. Internet ha permesso a tutti di poter arrivare ovunque e questo è un bene, riconosciamo comunque anche i molti difetti di questo mondo virtuale sempre più grande ed esteso, notando tra l’altro che la quantità non è sempre qualità… anzi! In ogni caso, siamo riusciti a creare ed avere una buona cerchia di fedeli sostenitori, che apprezzano i nostri lavori e ci seguono nonostante la quantità di roba che ci gira intorno…
Per quanto riguarda invece l’uso della tecnologia all’interno della composizione musicale, la riteniamo per molti aspetti comodissima, anche se ha comunque contribuito ad abbassare i livelli qualitativi. Spesso si passano più ore davanti ai monitor dei pc ad editare dischi piuttosto che a fare dei buoni suoni in presa diretta, la creatività passa dallo strumento ad un “clik”… In riferimento a questo faccio ancora fatica a comprendere quest’ottica, mi sento un nostalgico artigiano nel campo musicale.

Abbiamo iniziato l’intervista in modo classico e la chiudiamo allo stesso modo: cosa c’è nel futuro dei Marigold?
Fra qualche mese sarà disponibile un tributo ai Codeine che uscirà per White Birch (giovane label toscana) dove siamo presenti con una nostra versione di Gravel bed, poi durante l’estete registreremo un nuovo disco e poi nuove date a seguire!

Let the sun – Preview

The Marigold Let the sun EP

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