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Cento giorni da oggi – Amor Fou

La musica non è un monolite che si erge contro il passare del tempo e delle sue rivoluzioni. La musica è come un orologio molle. Vive di soggettività. Di mutevolezza. Di stile in movimento.
Una band non può e non deve essere uguale a se stessa, cadendo nel gioco dell’autocitazione rassicurante. Una band vive il mistero e la leggerezza dell’ispirazione, dettata dagli eventi, dai sentimenti.
E’ tutto molto semplice. Le cose cambiano. E meno male. Ma, attenzione. C’è un segreto. Una matrice originaria che resta inalterata, oltre le soluzioni formali, oltre le strutture tematiche. Una matrice che accomuna i registri stilistici che segnano quelle carriere votate all’esplorazione, al fermento creativo.
Gli Amor Fou affidano a questo maggio il loro terzo disco, Cento giorni da oggi. Un disco particolarmente diverso rispetto ai precedenti La stagione del cannibale (Homesleep, 2007) e I moralisti (EMI, 2010). Diverso perché rimanda ad un altro immaginario, ad altri referenti, ad altri incastri nei testi, nel nome di una fruibilità più estesa. Ma restano immutate quell’eleganza, quella consapevolezza, quella lucidità, quell’attitudine al pop contaminato che non puoi attribuire ad altri, se non agli Amor Fou. Identità. Questo il segreto. Qualunque strada scelgano di intraprendere, i quattro di Milano hanno una precisa, inconfondibile identità.
Cento giorni da oggi racconta in maniera diretta il mondo che abbraccia, quello dei giovani ai tempi dei social network, delle insicurezze più estreme, della precarietà di intenti lungo un futuro che ha perso ogni teoria di prospettiva, della libertà sessuale, dei bisogni emotivi primari e dei grandi paradossi in cui cadono, sullo sfondo di una società vista come una sequela di gif animate in cui tutto scorre, mescolandosi e confondendosi. La scrittura dei testi si apre alle suggestioni della parola come suono (Vero ne è l’esempio per eccellenza), al lessico del quotidiano contemporaneo così condizionato dalle rivoluzioni che congiungono i continenti attraverso i canali 2.0, dai gossip della politica, dai programmi televisivi, dai fenomeni settari. Il suono di questo disco sorride agli MGMT, ai Beach House, ai Talking Heads, al Battiato dei primi anni ’80. Dance intelligente, new wave, inserti dreamy. Il tutto assorbito e riletto in quell’angolo di mondo romantico e disilluso, brillante e acuto che si chiama Amor Fou.
Il pregio di questo lavoro è nella compattezza, nel suo scorrere così piacevole dall’inizio alla fine, con picchi straordinari ovvero quella Goodbye Lenin (titolo da citazione cinematografica sottile che spinge il testo in un precisa direzione, a volerlo) che farebbe invidia ai Baustelle di un tempo, I 400 colpi e soprattutto Le guerre umanitarie, la perla più preziosa per testo, variazioni, impeto e amalgama tra le parti.
Il tutto risponde ad un’immediatezza che fa centro al primo colpo, senza tradire quella profondità di senso che Alessandro Raina (ancora più padrone delle sfumature della sua voce) orchestra sempre con grande maestria.
Gli Zombie nel video di Thriller, Alì, La primavera araba sono brani che potrebbero insegnare regole nuove e buone ai despoti dei passaggi radiofonici.
Cento giorni da oggi, un’altra grande lezione di nobile pop tenuta dagli Amor Fou.

Credits

Label: Universal – 2012

Line-up: Alessandro Raina (voce, chitarre) – Leziero Rescigno (batteria, percussioni, sintetizzatori, programming) – Giuliano Dottori (chitarre, basso, tastiere, cori) – Paolo Perego (basso, cori). Tutte le canzoni sono state scritte da Alessandro Raina (eccetto Goodbye Lènin, Una vita violenta, Zombie e I 400 colpi scritte da Alessandro Raina e Leziero Rescigno; Padre davvero e Guerre umanitarie scritte da Alessandro Raina, Leziero Rescigno e Giuliano Dottori). Tutti i testi sono di Alessandro Raina. Produzione artistica di Leziero Rescigno e Alessandro Raina. Registrato da Antonio “Cooper “ Cupertino presso Officine Meccaniche e Jacuzi Studio a Milano tra il 2011 e il 2012. Mixato da Antonio “Cooper” Cupertino presso Officine Meccaniche, Milano (eccetto Alì, Goodbye Lenin e Una vita violenta, mixate da Raffaele Stefani presso Fonologie monzesi, Monza). Masterizzato da Giovanni Versari presso La Maestà Studio (Tredozio, FC). Ospiti: Alessandro Baronciani (voce in Radiante); Davide Autelitano (voce ne La primavera araba); Antiteq (programming in Forse Italia); Martino Allegretti, Guendalina Magnoni, Claudia Mondani, Vittoria Saldutti e Mariaelena Spagnoli del coro dei bambini della scuola di musica Cluster hanno cantato in Forse Italia e Zombie. Artwork e copertina di Sterven Jonger)

Tracklist:

  1. Gli Zombie Nel Video Di Thriller
  2. Alì
  3. Goodbye Lenin
  4. Vero
  5. Una Vita Violenta
  6. I 400 Colpi
  7. La Primavera Araba
  8. Padre Davvero
  9. Le Guerre Umanitarie
  10. I Volantini Di Scientology
  11. Forse Italia
  12. Radiante
  13. Tigri (The Song)

Links:Sito Ufficiale,Facebook

Alì – Video

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