L’anno scorso, già in carenza da Love festival, ho raggiunto la collina che porta alle cave di Santa Maria sopra Levane, in provincia di Arezzo. Non è facile descrivere la sensazione di vuoto lasciata dall’Arezzo Wave dentro di me. Ma per la prima volta dopo molto tempo, salendo lassù a Santa Maria, ho sentito che non tutto era andato perso per la mia terra, che c’era ancora la possibilità di poter sentire lo stesso tipo di orgoglio che si prova quando a casa tua inviti i tuoi amici e cucini il tuo piatto migliore. E’ questo quello che ho provato l’anno scorso arrivando nell’area del festival. Immaginate la sommità di una collina, una sorta di anfiteatro naturale con un palco posto al centro. E intorno le colline Valdarnesi e l’erba, le lucciole e lassù il cielo scuro, pieno di stelle.
E la gente, tanta gente seduta sull’erba o in piedi a ballare. Il Ne Pas Couvrir è un evento organizzato dall’associazione Diversi Uguali in collaborazione con il Comune di Bucine e l’Associazione Valdarno Spa. E’ una manifestazione che ha l’intento di promuovere non solo la musica ma anche il teatro, la fotografia, la pittura e il disegno e non per ultima la solidarietà. Il primo giorno del Festival è un’alternarsi di nuvole grigie e vento. Salgo in collina all’ora di pranzo mentre la mostra fotografica sta ultimando la sua forma. Per la prima sera è prevista una cena a favore del Camerun e le oltre 250 persone intervenute sono costrette a cenare sotto i tendoni, perché (come abbiamo tanto temuto) la pioggia inizia a cadere.
Alle dieci e mezzo come per magia il fonico spenge il bottone della pioggia e le Malades du Reve salgono sul palco. E’ un gruppo composto da giovani ragazze che già l’anno scorso ha saputo mettersi in evidenza come una fra le 9 band selezionate per partecipare all’Arezzo Play Art 2007. Sono schierate sul palco in maniera quasi geometrica e lasciano andare nell’aria note intime e deliziose. La loro musica è un folk rock molto intimo che non manca di personalità. Alla fine dell’esibizione salgono sul palco un gruppo di ballerini che rappresentano una fra le delegazioni straniere arrivate al Festival. Infatti una delle novità di quest’anno è il progetto di interscambio culturale. Il festival ha vinto uno concorso europeo che ha permesso ad associazioni straniere di poter partecipare all’evento attraverso il finanziamento della comunità europea. Sono arrivati a Levane delegazioni dall’Ungheria, Olanda, Austria, Danimarca, Finlandia, Lituania. Le voci ruvide, i vestiti tradizionali ci portano in un’altra epoca molto lontana dalla nostra, ma in realtà presente non molto lontano da noi. La condivisione, la fusione è lo spirito di questo spazio. E poi il folklore muta e dall’est si passa alla Puglia con i Sud Folk che trascinano i presenti durante un concerto totalmente intriso di Taranta, Pizzica. Il gruppo è numeroso e sul palco ci sono anche due ballerini che incitano alla danza. A metà concerto mi sono girata verso il pubblico e probabilmente il vero spettacolo era li. Ballavano veramente tutti. La serata prosegue con il Dj set e si concluderà solo a notte fonda.
Il secondo giorno parte male. Durante la mattina una tromba d’aria distrugge la mostra d’arte e la pioggia battente inonda la zona intorno al palco. Durante la giornata la situazione non migliora e gli organizzatori si vedono costretti ad annullare parte della programmazione serale. Sarebbe impossibile utilizzare il piccolo palco per la parte teatrale. Con quello che si è salvato montiamo una piccola esposizione fotografica all’interno. L’inizio dell’evento è posticipato alle 21.30 con la speranza che la pioggia si plachi. Anche qui come per magia la pioggia cessa quando i musicisti iniziano il soundcheck, ma le condizioni metereologiche hanno scoraggiato i più e stasera siamo veramente in pochi a crederci. I primi a salire sul palco sono gli RnR Terrorist, mi rendo conto che sono di parte, ma il chitarrista di questo gruppo potrebbe essere paragonato al pifferaio magico della storia. Quando inizia a suonare mi ipnotizza. Durante questa tre giorni è protagonista anche il contest che premierà una delle band facendola suonare come gruppo spalla dei Marlene Kuntz il 5 Luglio allo stadio di Montevarchi e saranno proprio gli RnR a vincere. Dopo di loro salgono sul palco gli Upon The Sea e l’atmosfera si fa molto più intima e surreale. Alcuni pezzi sono malinconici e struggenti, l’immancabile luce rossa sottolinea i fendenti delle chitarre e il ritmico incedere della batteria. La voce del canta tante tiene in piedi visioni flebili pronte a sciogliersi fra le gocce della pioggia. E’ già notte fonda quando salgono sul palco i Lombroso. Partono con alcuni brani del vecchio album che mi piacciono moltissimo. L’atmosfera si scalda da subito e quando mi giro verso il pubblico, che durante la serata è piano piano aumentato, mi accorgo che molti stanno cantando. Le versioni del live sono tutte un po’ più veloci. Forse tutti sentono l’esigenza di muoversi, di riempire questo posto e dargli la giusta valorizzazione.
Agostino si toglie la maglia alla terza canzone e comincia a martellare senza sosta sulla batteria. Spettacolare poter guardare da vicino la flessuosità dei suo muscoli. Hai la netta percezione che sia un macchinario senza sosta. E’ veramente incredibile da guardare. E Dario è la contrapposizione perfetta. Delicato, preciso, dosato. Solo in alcuni momenti si lascia andare. Il concerto è veramente carico sono sicura che i presenti abbiano veramente apprezzato. Io di sicuro. Anche la seconda sera proseguirà fino a notte fonda con il Dj Set.
Il sabato mattina mi sveglio e quando apro la finestra e vedo il sole quasi non credo ai miei occhi.
Salgo in collina al tramonto e mi godo lo spettacolo di veder sparire il sole in questo posto meraviglioso. Perché in tutta onestà anche solo per questo varrebbe la pena di venir quassù. La serata parte presto con gli In Viola che propone un grunge rielaborato e piuttosto potente. Hanno un bell’impeto, forse sono fin troppo potenti perché i presenti preferiscono rifugiarsi ai lati del palco. Quando ancora si possono vedere gli ultimi colori salgono sul palco i Novanada, gruppo fiorentino che non conoscevo. La voce ruvida, le contaminazioni post grunge e psichedeliche e le movenze sceniche molto spettacolari danno al live un impatto forte. E poi sinceramente anche il posto stasera ci mette del suo
E’ la volta dei Tom Violence, gruppo del valdarno che mi ha sincerante e favorevolmente colpito.
Il nome del gruppo introduce alla grande il loro sound che non è per niente scontato. Mi muovo intorno al palco estraniandomi totalmente dalla situazione e la voce del cantante chiama le mie inquadrature. E’ il concerto che ho vissuto in maniera più intima e personale di quelli visti in queste sere. Scendono dal palco e a fatica riprendo percezione del resto. Durante gli stacchi gli stranieri stanno continuando ad esibirsi in piccoli pezzi di cabaret. La notte sta portando con un sè un freddo inaudito, sono congelata e finisco col vestirmi a strati con tutto quello che trovo in macchina. Il chitarrista dei Cayorosso ha il capuccio della felpa in testa, e questa volta per necessità. Salgono sul palco, c’è bisogno di calore e riescono veramente a scaldare il pubblico che con inesorabile lentezza sta arrivando in collina. Il live è frenetico e molto danzereccio. I Cayorosso sono una contaminazione continua sia da un punto di vista sonoro che linguistico.
Si passa da sonorità rock punk e elettroniche a suoni latino-americani e si canta sia in italiano che in spagnolo. Veramente bravi. Poi tocca alla musica balcanica dei Figli di Madre Ignota, gruppo numerosissimo sul palco e decisamente molto stravagante. Il concerto cattura tutti da subito. E’ impossibile non sentirsi coinvolti da queste sonorità. La teatralità del cantante e le molte gag che mettono in scena durante le canzoni contribuiscono a formare uno spettacolo veramente molto ben riuscito.
Anche l’ultima serata del festival si concluderà molto tardi.
Il tempo non è stato clemente e purtroppo l’intero svolgimento del festival ne ha risentito di molto.
Ma se devo essere sincera quello che penso è che nella nostra zona purtroppo manchi la cultura verso questo tipo di manifestazioni, perché sono convita che se questo festival si fosse svolto in una città le persone non si sarebbero curate della pioggia. Da noi sì, invece. Quindi siamo noi il limite del Festival. E sinceramente spero che questo possa cambiare. Alla fine è inutile sentirsi orgogliosi per quello che la propria terra riesce a produrre quando ci si rende conto che per primi siamo noi stessi a non saperlo apprezzare.
Gli stranieri sono stati il simbolo di questo festival. Loro che si sono divertiti anche nella pioggia e nel fango. (Lost Gallery)