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Un vento improvviso: intervista a Claudio Domestico (Gnut)

Come un vento che arriva improvviso. Sulle note e sulle parole che scivolano dal cuore alla mano. Dalla mano alla voce. E ritornano, dentro. Cambiano, vestendosi di nuovi sensi. Ogni volta si adagiano su strutture tese e coerenti, ma pronte all’improvvisazione, al gioco dei fiati, delle corde, della pelle. Seguendo i sussurri fragili del folk, delle virate deliranti del jazz e… di tutti i segreti sonori non catalogabili. Come un vento che gioca con la corda dell’equilibrio e la smuove fino a definire una linea d’orizzonte su cui stendere le emozioni nonostante lo sforzo.
Gli Gnut spiano la musica e la amano con la passione dell’intuizione, orchestrano le parole e le spingono nei versi della malinconia che assaggia il giallo del mortificante esistere, perché scegliere significa anche rinunciare a tutto il resto. Umori cupi e sferzate impetuose, come il gioco del paradosso impone. LostHighways incontra Claudio Domestico e la sua poesia dell’attimo. (Foto by Agostino D’Antonio)

Partiamo dal titolo del vostro album d’esordio DiVento. Questo vento ricorre nei versi finali anche del brano La Cura. Quale concetto c’è dietro?
Ci piaceva molto l’accostamento tra il vento e il diventare… In questi anni siamo stati guidati dai riscontri che abbiamo avuto presentando il progetto in giro e dagli incontri che abbiamo fatto… è stato come un vento che ci ha portato a prenderci sul serio ed a insistere sulla nostra voglia di fare musica.

Penso che Esistere sia una delle più belle canzoni scritte sull’equilibrio precario della vita. Per scrivere canzoni di tale intensità bisogna vivere come un equilibrista della vita (come quello del bellissimo artwork di BiRò)?
Sfortunatamente non ci sono trucchi o tecniche particolari per scrivere canzoni… L’unica cosa che è indispensabile per scrivere belle canzoni è riuscire a trovare il modo giusto di buttare fuori quello che si sente nel modo più sincero possibile, senza forzature…ma queste sono solo parole. La verità è che non lo so nemmeno io. Le canzoni mi vengono (a volte bene…e a volte male).

Come nascono le strutture musicali dei vostri pezzi? Sembra quasi che fuoriescano da jam-session accordate ai tuoi versi. Ogni componente del gruppo si sintonizza sul tuo mood e dice la sua…
Quando ho scritto i pezzi di DiVento vivevamo tutti a Napoli, dove avevamo una sala prove/scantinato nel quale ci vedevamo quasi tutte le sere. Quindi mi capitava di scrivere nel pomeriggio e di trovarmi a suonare il pezzo la sera stessa con tutta la band. Questa cosa ha contribuito molto sulla qualità degli arrangiamenti ed anche sul mio modo di scrivere.

La giornata tipo di Claudio Domestico alle prese con il suo songwriting?
Sveglia ore pasti… intorno alle 14.30… pranzo abbondante ma non troppo… caffè altissimi livelli… pausa di riflessione… pochi impegni nel pomeriggio… voglia di non fare niente… e cazzeggio con la chitarra!
Il primo pomeriggio è decisamente un buon momento per scrivere… Un altro momento molto prolifero è all’alba… mi capita di tornare a casa e, invece di buttarmi a letto, faccio le 7.00/8.00 abbracciato alla chitarra.Non capita spesso e non sempre il giorno dopo ricordo quello che ho scritto!

Vi ho visto molte volte live e ho notato che le digressioni jazz trovano sempre più spazio lasciando in certi momenti ai margini le tue liriche… quasi un affiatamento musicale che fa perdere le coordinate della forma canzone… cosa ne pensi a tal proposito?
Penso che sia uno degli aspetti più interessanti dei nostri live. Quello che vogliamo trasmettere quando suoniamo è la nostra passione per la musica e il nostro reale divertimento nel farla insieme, senza pose particolari nè costumi bizzarri e cercando di essere noi stessi fino in fondo.
Ovviamente abbiamo cercato di limitare questa tendenza altrimenti ci saremmo divertiti da soli! Quello che suoniamo restano pur sempre delle canzoni dalle quali non vogliamo allontanarci troppo.

In qualche live avete anticipato già qualche brano nuovo… è in cantiere un nuovo disco?
Tra meno di un mese saremo in Francia a registrare il nostro secondo disco.
Sono passati tre anni dall’uscita di DiVento, quindi ho avuto tutto il tempo di scrivere altre cose… e sinceramente non vedo l’ora di iniziare a buttare giù le nuove canzoni! La produzione artistica sarà di Piers Faccini e Guido Andreani e ci saranno anche un bel po’ di sorprese!

Il vostro rapporto con gli EPO?
E’ un rapporto basato su una grande stima reciproca, sincera collaborazione ma soprattutto è un rapporto di amicizia!

Come vi tratta Napoli e l’Italia a livello live (riferendomi all’offerta di concerti)?
Mah! Suonare dal vivo in Italia senza avere un video in alta rotazione su mtv è sempre difficile. Le agenzie hanno difficoltà ad organizzarti i concerti e i soldi sono sempre pochi e riescono a malapena a coprire le spese.
La cosa non ci pesa moltissimo perché per noi è un piacere enorme ritrovarci e suonare insieme (soprattutto da quando viviamo in città diverse). La cosa che dispiace è che ci sono miliardi di band che si fanno il culo per quattro soldi e pochi artisti che si fanno i miliardi facendo quattro stronzate.

Il web (es. Myspace, peer to peer, Lastfm) può aiutare a far emergere artisti che non hanno visibilità dai grossi media?
Internet è un mezzo potentissimo che può essere molto utile per la diffusione della propria musica. Però ha anche l’enorme difetto di essere decisamente troppo dispersivo. Ormai ci si trova di tutto e con una semplicità estrema.
Ho l’impressione che tutte queste informazioni facciano in modo che la gente non si affezioni più a niente. Tutto è diventato più superficiale. Anni fa se ti capitava di sentire una canzone bellissima, non potevi far altro che aspettare che la ripassassero in radio o al limite di “ribeccare” il video in tv… e questa cosa ti costringeva a comprare il disco… che sicuramente avresti ascoltato con molta attenzione (i dischi costavano 35.000 lire!!). Adesso è tutto più superficiale… basta un clik per avere sul pc la DISCOGRAFIA di un artista… così… gratis! E’ assurdo! Dietro ad una discografia ci sono studi di registrazione, musicisti, anni di composizioni, arrangiamenti, fonici, strumenti, uffici stampa… etc etc… cioè il lavoro di centinaia di persone che non avranno alcun compenso.
Mi auguro davvero che nascano presto delle regole per gestire questa cosa bellissima ma molto pericolosa che è il web!

Esistere– Preview

Esistere – Video

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