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La padrona del giardino – Carlo Muratori

Pennellate che dischiudo campi, colori come macchie, come chiazze di luce, di ombra…le tracce dei chiaroscuri del reale sono il volto o la pelle di dieci atti d’amore e cura che hanno forma liquida di musica. Carlo Muratori ha scelto di vestire i suoi canti con l’evocazione di un dipinto di Silvestro Lega, La padrona del giardino (1887). Alice Verderame ha omaggiato questa tela ricreandola e la visione scaturita si è posata sulle superfici di un disco che possiede, come i tratti di Lega, la ricchezza dei contrasti fatti di tinte compatte o screziate… la ricchezza dei contrasti che arrivano ad essere armonia fondendosi in un’unica e complessa concrezione di bellezza. I tocchi di colore parlano ai sensi con un linguaggio silenzioso dicendo dell’essenza di una musica che ha scelto di cantare, e così illuminare, le radici, la terra che si riconosce come origine o madre, come casa. I componimenti di Muratori hanno in comune con la pelle scelta il sapore di intimità e l’essenzialità, che contraddistingue tanto la forma quanto la sostanza. I suoni sono intrecciati con maestria per creare una trama dai molti fili, densa eppure leggera, sottile come un velo di luce. Le voci degli strumenti sono ordite come una stoffa da cui lasciarsi avvolgere…tra la catena e la trama fioriscono disegni di suoni che fanno sentire storie, frammenti di vissuti trasformati in poesie. In questa fioritura musicale c’è da ascoltare “la notte che danza di vino e d’amore“, Il sipario e ‘Assah riri, il canto “di raggi di luna del riso e del pianto“, l’amore che accompagna chi parte per la guerra, “La religione come antica danza per una tacita preghiera che soffia fiera sulla fiamma“. In un giardino profumato di cura c’è L’amore che beve da ac-cogliere, un canto che evoca il racconto de Il treno di cartone (di Veronica Tommassini), e ‘Mpare, che richiama presso gli occhi L’uomo di vetro detto con le visioni da Stefano Incerti. Tra canne di bambù tramutate in flauto e legni fatti viole e violini, c’è lo splendore della Notte dell’Ascensione, un canto bellissimo ispirato dall’omonima poesia di Antonino Uccello, c’è Fabbrico con una voce fuori campo che porta presso i cuori la tenerezza di un’antica ninnananna siciliana, E di la vò, e c’è l’incantevole poesia di Stranu amuri, radiosa ed ammaliante con il suo essere adorna di corde vibranti, dono dei gesti sapienti del Steichoros Ensamble. Questa musica, trasformata in giardino di colori, è stata nutrita d’amore e di cura, con quella cura e quell’amore che hanno scelto di riversarsi in molteplici linguaggi per fare delle parole o dei suoni dei semi. Strumenti di oggi e di ieri, delle proprie terre o di luoghi lontani, la lingua della propria origine intrecciata a quella dell’Altro… l’attenzione dell’anima è reclamata dai dettagli che un’altra anima ha inciso applicando se stessa, riversando se stessa, in questi si trova un respiro prezioso, i bagliori racchiusi in una culla di mani, il calore di un posto che sa far sentire a casa il pensiero e il corpo, un dono. Se ci si abbandona alla musica, ai suoi rami che ghermiscono come dita o braccia di pura linfa, ci si ritrova presso un battito che proviene dall’origine e mantiene il suo slancio teso verso questa… ci si trova dentro un fondo scuro che diventa fulgido chiarore nell’istante in cui lo si scopre fondante. “Soccombere ti bisogna per vincere. Chiudere gli occhi per poterti svegliare. È nella notte del cuore che devi perderti, se vuoi ritrovare la luce” (Gesualdo Bufalino). E quel che offre Carlo Muratori è un cuore in cui perdersi, tra frutti e fiori, tra sfumature e colori puri, tra il chiaro e lo scuro… la possibilità di perdersi, quindi la possibilità di ri-trovarsi.

Credits

Label: Odd Times Records – 2008

Line-up: Carlo Muratori (voce, chitarre, programmazioni, mandola, bouzouki, string e samples arrangement) – Francesco Calì (fisarmonica) – Marco Carnemolla (basso, contrabbasso) – Francesco Bazzano (batteria e percussioni) – Stefano Melone (programmazioni, arrangiamenti, piano, cori) – Giancarlo Parisi (zammaruni, nay, bansuri) – Enzo Augello (batteria) – Maria Teresa Arteria (piano elettrico) – Giovanni Arena (basso) – Puccio Panettiere (batteria) – Giorgio Rizzo (darbouka, zarb, cajon) – Oreste Muratori (cori) – Carmela Genovese (cori); E con Steichoros Ensamble: Alessio Nicosia (violino) – Marco Giuffrida (violino) – Isidoro Simone Paradiso (viola) – Alessandro Longo (violoncello); Testi e musica di Carlo Muratori

Tracklist:

  1. Il tamburo
  2. ‘Assah riri
  3. Nassiriya
  4. Stranu amuri
  5. Fabbrico
  6. L’amore che beve
  7. ‘Mpare
  8. Cantari cantari
  9. Notte dell’Ascensione
  10. Il sipario

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Un solo commento

  1. roby dal midwest

    complimenti valentina,una bellissima recensione che coglie nel segno gli umori e i profumi di un disco meraviglioso che sono contento venga ospitato su queste virtuali pagine..
    un disco del profondo sud che ha colpito al cuore me del profondo nord!!

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