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Les Amants – Enrico Pieranunzi & String Quartet

Somigliamo a quei rospi che nell’austera/notte delle paludi si chiamano e non si vedono,/piegando al loro grido d’amore/tutta la fatalità dell’universo” (René Char). Il pianoforte di Enrico Pieranunzi inscrive sulla pelle un disegno simile delle anime innamorate, dà loro figura di canto, forma di melodia che si fa traccia nella carne…ed è la carne dell’anima ad avvertire e scoprire in sé l’inchino del creato alla voce degli amanti, inchino e voce portati nei sensi e nel sangue da una musica che è tocco. Les amants, il progetto di Les amants, è stato “un sogno, un capriccio, una sfida” e come per un sogno, per un capriccio o per una sfida è stato necessario il compiersi di uno slancio. Con l’arrischiarsi della volontà o del desiderio è iniziato un sublime dialogo tra un trio di piano, basso e sax e un quartetto d’archi…a tratti si è fatto lotta oppure viaggio, abbraccio o gioco, sempre evento ed avvento di bellezza. Tutto ha avuto il suo cominciamento nella ricerca tentata, osata, da alcune dita audaci sul pianoforte, hanno cercato nuovi luoghi o immagini sonore, un’apertura all’altro che ben presto si è scoperta tensione verso le vibrazioni degli archi. Anelando un dialogo, i suoni si sono incontrati e nell’intrecciarsi hanno creato dei solchi…tracce o itinerari, segni da sentire ed insieme vie da percorrere. Il cammino ha avuto la sua origine nei Racconti mediterranei (Egea – 2000), il battito delle storie ispirate dal Mare Nostrum è stato raccolto da Les amants, accolto come gemma fertile e dischiuso perché quel palpito potesse dispiegarsi attraverso il fiorire di nuovi incanti. Il viaggio delle mani e dei cuori ha dato vita così al suo flusso e trovato la sua rosa dei venti nella memoria di Fauré, Debussy, Bach e Brahms…forse è proprio l’evocazione di quest’ultimo a far sì che, ascoltando Les amants nel buio di una camera o degli occhi chiusi, appaiano tra le palpebre e l’iride gli amanti raccontati con la luce da Louis Malle, come un velo soave e serico che trasforma la musica in carezza. Nella penombra dell’ascolto e dell’abbandono, la voce e i gesti delle anime innamorate fanno eternamente dono del Canto nascosto e del Canto del mare, dipingono The kingdom (where nobody dies), Where I never was e The flower, tessono per la figlia di Alcinoo una meraviglia da udire…è nella Canzone di Nausicaa che s’incarna ad ogni attimo il grido d’amore che piega la fatalità dell’universo, quel grido sussurrato dai versi di Char. La linea del piano, arricchita dal sassofono e dal contrabbasso, dal respiro e dal fremito, trova istante dopo istante, nel luogo aperto dallo slancio, l’occasione di dialogare, rapportarsi, congiungersi e danzare con l’aria resa densità vibrante dai violini, dalla viola e dal violoncello. In questa danza o congiungimento, gli slanci arditi del jazz si coniugano con una certa classicità raccontando la forza primigenia dell’attrazione, dell’innamoramento, quella forza che esplode quando due sguardi diventano una sola bocca… quando si ha la certezza che “non disperderà la morte la memoria amorosa” (René Char).

Credits

Label: Egea – 2004

Line-up: Enrico Pieranunzi (pianoforte) – Marc Johnson (contrabbasso) – Rosario Giuliani (sassofoni) – Gabriele Pieranunzi (violino) – Alessandro Cerco (violino) – Francesco Fiore (viola) – Daniela Petracchi (violoncello); E con Angelo Cicillini (viola in Canto del mare)

Tracklist:

  1. Canto nascosto
  2. Canto del mare
  3. The kingdom (where nobody dies)
  4. Les Amants
  5. Canzone di Nausicaa
  6. Where I never was
  7. The flower

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