Esce nel 2003 Senza Peso dei Marlene Kuntz. Nel titolo la dichiarazione di intenti del gruppo di Cuneo: quella di realizzare un disco meno ostico dei precedenti. L’effetto sembra non gradito e si urla alla compiuta commercializzazione del prodotto Marlene già iniziata, secondo alcuni, col duetto Godano-Skin ne La canzone che scrivo per te. Sono passati cinque anni dall’uscita di Senza peso e lo riascolto per la non so quale milionesima volta e, per la non so quale milionesima volta, mi chiedo come si possa parlare di un lavoro leggero o di uno snaturamento dell’essenza del gruppo. Certo i testi sono più chiari e le chitarre più soft, fondamentale anche la presenza degli archi e del pianoforte di Warren Ellis e Rob Ellis (anche produttore del disco), ma la rabbia e le filippiche, che da sempre contraddistinguono la musica di Godano e compagni, sono ancora presenti così come la poesia. Quella rabbia e quella poesia che hanno trovato un nuovo letto in cui scorrere confluendo in una crescita personale del gruppo più che nella mera intenzione di costruire un prodotto più pompeggiante e più vendibile. In Senza peso la scrittura di Godano si allontana dallo stile ermetico e decadente per aprirsi a delucidazioni del suo pensiero che nulla tolgono alla profondità dello stesso e la conseguenza, a livello di sonorità, è quella di chitarre meno fragorose che restano pur sempre al centro della melodia, ma lasciano spazio all’entrata in scena di archi e pianoforte che creano atmosfere più complesse dipingendo immagini, lampi di emozioni, attimi di storie e visionari sogni su tele immacolate. Le architetture possono apparire all’impatto semplici, ma già da Sacrosanta verità, in cui il cinismo delle parole è ben argomentato dalle serrate chitarre che lo accompagnano, si evince che l’ascolto attento non è dei meno accidentati e tanto meno scontato. E come parlare di banalità o superficialità in A fior di pelle in cui Godano la sua rabbia per i giorni di Genova la canta, non la urla, la sussurra in tutta la sua tragicità. In Notte torna la realtà che si confonde col sogno e diventa visione in una canzone in cui ciò che è finito in un tempo immemore torna in una notte, con una folata di vento mentre si cerca qualcosa che possa distrarci da vecchie recriminazioni. E il ritratto disegnato in Schiele, lei, me sembra di vederlo in tutta la sua nitidezza se per un istante si socchiudono gli occhi e ci si lascia trasportare in quella stanza. Sinuosa l’atmosfera di Danza in cui gli ammiccamenti serpeggiano giocando tra chitarre, archi e percussioni che trovano la loro compiuta finitezza nella voce di Godano. E ancora l’eros che diventa più cinico nella sua velocità in Lubricità, incontro tra sconosciuti nel “motel Voluptas”. Chitarre decise sottoscrivono il testamento per la propria Uscita di scena e che tornano di nuovo morbide a raccontare la storia di un’altra fine in Ricordo.
Le note e le parole si susseguono così nella nuova poetica musicale dei Marlene Kuntz che li porta a lambire con la stessa intensità e la stessa forza chi si ferma ad ascoltare. Le parole e le note che aprono le porte di storie e visioni, di amore e di morte, di rabbia ed eros che non lascia il tempo per rimpiangere il passato di una band che è andata avanti e ha continuato a donarci piccoli gioielli nonostante non fosse facile dopo la meraviglia stupefacente di Catartica.
Credits
Label: Emi Music Italy – 2003
Line-up: Cristiano Godano (voce e chitarre) – Riccardo Tesio (chitarre) – Luca Bergia (batteria) – Dan Solo (basso)
Tracklist:
- Sacrosanta verità
- Ci siamo amati
- Notte
- A fior di pelle
- Danza
- L’uscita di scena
- Schiele, lei, me
- Ricordo
- Con lubricità
- Laura
- Secondo chi vorrà
- Fingendo la poesia
- Scorre
- Spora n 101
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