E ora come diavolo faccio ad arrivare là, di fronte al palco? Che poi, palco non è. Definiamola semplicemente “pedana”. Sedie, tavolini, tanta gente, tutti accalcati: l’interno del Bar Modo è stracolmo di persone che chiacchierano sorseggiando vino, birra o spritz. È l’orario dell’aperitivo nel centro di Bologna ed il Modo è sicuramente una delle mete preferite da quella parte di città giovane e “alternativa” che cerca un punto di ritrovo spartano ma indubbiamente caldo nella sua atmosfera conviviale.
Quella che sta per iniziare è la seconda serata di una interessante rassegna musicale, promossa ed organizzata da La Fabbrica insieme al Modo e Rocketta Live: il neonato In Modo Acustico appare come una sfida coraggiosa, un test per provare nuovi luoghi e modalità per fruire ed offrire musica. Oltre che per il clima estremamente intimo nel quale il live dovrà forzosamente svilupparsi, la rassegna si contraddistingue per la proposta musicale che proviene esclusivamente da aldilà dei confini nazionali.
Il giovanissimo Allie apre la serata con la sua chitarra acustica e la sua voce leggerissima, forse anche troppo leggera per poter essere apprezzata da un pubblico che in parte nemmeno si rende conto di essere tale e preferisce rimanere ancora per un po’ insieme di chiassosi avventori del locale.
Esattamente di fronte alla postazione allestita per l’esibizione, ad un paio di metri scarsi da essa, l’unico divanetto presente nel locale è occupato da Eleni e Daniel Benjamin. La prima di nazionalità greca, il secondo tedesco, insieme una coppia nella vita, così come sul palco. La complicità è assoluta, e si nota dai primi gesti sul palco, dalle prime note e parole cantate. C’è qualcosa di rituale nella loro esibizione, qualcosa di magico e profondo che va al di là delle parole e della musica. C’è la bellezza delle composizioni, indiscutibile, ma c’è anche la passione per lo show e per quella teatralità che ha l’odore antico dello zolfo dei due fiammiferi che hanno acceso guardandosi negli occhi, proprio un attimo prima di attaccare con brano d’apertura. Due voci belle e bilanciate, capaci di intrecciarsi con eleganza e precisione, un clavicembalo, batteria, chitarra acustica, un organo a pedale per i bassi, un synth; altro? Sì. Campane, cembali, e qualche decina di mazzi di chiavi estratte dalle tasche del pubblico, al quale i Sea+Air hanno richiesto partecipazione durante uno dei brani. Simpatia, anche nel sopportare il via-vai di persone che sfiorano gli strumenti per l’unico passaggio verso la toilette; coraggio nel sorridere agli errori commessi durante il canto a causa del vociare, delle risate, dei bicchieri che si rompono e dei brindisi. Eleni e Daniel sembrano in pace con il mondo, lontani da ogni tensione, liberi nel proprio esprimersi con il loro pop-rock anomalo, tanto moderno quanto stimolato da un fascino per l’antichità che vive nel suono unico del clavicembalo. Take me for a ride, la cover del brano Mercy Street di Peter Gabriel, la sorprendente Do animals cry?, la coloratissima The heart of the rainbow: i Sea+Air stupiscono in ogni brano per la varietà delle melodie e per la bravura nell’esecuzione che li porta quasi sempre, entrambi, a suonare almeno due strumenti contemporaneamente.
Sono realtà come queste, stracolme di qualità, che fanno riflettere sull’assurda leziosità di certi meccanismi dell’indie-italico (abituati a palchi differenti e pubblico maggiore, i Sea+Air sono disposti a portarsi un ingombrante e delicatissimo clavincembalo a spasso per l’Italia per una serie di date in club più o meno piccoli, solo per il gusto di godersi l’esperienza, mentre band italiane con ben meno successo – esclusivamente nazionale – talvolta si credono già arrivate).
Tanto di cappello a Eleni e Daniel Banjamin, e a chi ha appoggiato il loro tour italiano. Complimenti anche a La Fabbrica e al Modo che hanno intrapreso un’esperienza coraggiosa. Le difficoltà di questo concerto sono state molte in quanto il live è stato goduto dai pochi (tra i tanti presenti) che sono riusciti ad incastrarsi in un piccolo spazio a ridosso dei musicisti stessi; c’è da dire però che forse proprio questa situazione estrema è stata un valore aggiunto per i live di questa sera. I Sea+Air, tra i tintinnii dei bicchieri di vino al bancone e il vociare di fondo, apparivano come pietre preziose incastonate nella quotidianità della giovane vita cittadina: una bella immagine che i presenti di certo conserveranno per molto tempo.
Home / Editoriali / Angoli d’arcobaleno nel centro della città: Sea+Air @ In Modo Acustico (BO) 19/03/13
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