Torniamo ad incontrarci virtualmente con i Jumpin’ Quails, freschi di pubblicazione del loro secondo album dal titolo Atomic rendez-vous. Un mix di indie rock e pop con spruzzi di elettronica rende il nuovo lavoro della band torinese decisamente coraggioso perchè, consapevole di giocare in un campo affollato, non si fa trovare privo di caratteristiche per poter riuscire a distinguersi positivamente. Dalla parte della band si è schierato anche Ezra (Casino Royale) alla produzione del disco, e il bravo regista Mauro Talamonti che ha realizzato il videoclip di Dream (foto 2 e 3 scattate durante le riprese).
L’anno passato avete tenuto un tour con alcune date all’estero, in particolare nell’Est Europa: perché avete deciso di fare questa esperienza e come (se) ha influito nella vostra musica?
Ci piacciono le cose nuove e l’Est Europa per noi è stata un’esperienza nuova. Non abbiamo pianificato il tour in previsione di aprire a un nuovo pubblico. Abbiamo avuto una timida richiesta da parte di un promoter locale, e partendo da quella singola data abbiamo pianificato il tour. È stata una bellissima esperienza che, se non ha influito sulla nostra musica, ha sicuramente lasciato un segno nelle nostre vite: non capita così spesso di immergersi in modo così profondo (e il palco è un punto di osservazione sempre privilegiato) in realtà tanto diverse da quella cui sei abituato. Eventi che qualcosa ti lasciano.
Qual è la differenza che vi è apparsa più netta tra il mondo della musica in Italia e quello all’estero?
Il pubblico italiano a volte ricorda un bambino che fa i capricci perché non vuole assaggiare del cibo che non conosce. Il pubblico straniero, in generale, ha meno tabù alimentari: è onnivoro e soprattutto curioso di assaggiare piatti nuovi.
Ezra alla produzione del disco: come è nata la collaborazione e da chi è stata cercata/voluta?
Con Ezra siamo praticamente vicini di casa, viviamo nello stesso quartiere e ci conosciamo da un bel po’ di tempo. Fortunamente ci stimiamo a vicenda, per cui la collaborazione era inevitabile. Consideriamo anche che Ezra aveva già messo le mani, seppur in maniera molto minore, sul nostro progetto precedente (Bishops in Tea Shops). Per Atomic Rendez-vous invece abbiamo voluto sfruttare da subito le sue potenzialità di produttore.
Il suo lavoro quali frecce ha aggiunto all’arco dei Jumpin’ Quails?
In maniera molto poco modesta, possiamo dire che i Jumpin’ Quails si sono presentati da Ezra con una faretra già ricca di frecce, poiché avevamo dei provini piuttosto definiti. Ezra però è stato determinante: ha saputo aggiungere il curaro in punta.
Atomic Rendez-vous: cosa rappresenta questo titolo?
Il titolo è un omaggio indiretto a Blondie e a due sue famose canzoni: Atomic e Hanging On The Telephone, ma è anche una crasi dei temi trattati nel disco: i bombardamenti atomici sulla pista da ballo, gli incontri tra parentesi nella notte e i fallout emotivi al crepuscolo.
Se c’è, qual è l’elemento che nei vostri intenti vuole essere il più importante in questo disco?
Il risultato di ogni nostra produzione (e questa non fa eccezione) è un lavoro variegato, poliedrico… ma non in modo esasperato o studiato a tavolino, i nostri pezzi vengono fuori così spontaneamente. Non ci sono brani paragonabili tra loro. Se proprio vogliamo trovare un filo conduttore, va cercato nella forza con cui ogni brano tenta di dipingere un’atmosfera particolare o un preciso stato d’animo. La ricercatezza dei suoni, sebbene a loro volta molto diversi da canzone a canzone, concorre tuttavia a definire questo filo conduttore.
La vostra band ha un’estetica molto precisa, seppur varia. Sia dal punto di vista musicale che per l’immagine, l’incrocio tra il moderno e un certo fascino “retrò-vintage” è un vostro marchio. Perchè questa ricerca? Ci sono altre realtà attuali, nei vari campi artistici, che vi attirano/influenzano per via di un approccio simile?
La nostra estetica è così precisa forse perché… non è studiata a tavolino. In verità abbiamo dei riferimenti culturali abbastanza definiti, seppur molto vari, e l’estetica ovviamente li riflette. Cerchiamo semplicemente di trovare una sintesi tra le cose che ci piacciono e non solo a livello musicale: i Devo e John Cooper Clarke, i Sonics e Philip Dick, Hieronymus Bosch e Gainsbourg. Va detto che per tradurre in immagine tutti questi riferimenti ci viene in aiuto il nostro amico e designer Dario Bovero, che cura le nostre grafiche fin dall’inizio ed è ben conscio di quali siano i nostri orientamenti culturali.
Per completare la risposta, c’è anche da dire che oggi sono in molti ad evere un approccio simile: viviamo in un epoca in cui l’informazione circola veloce e frammentata, per cui il citazionismo postmoderno e il rimasticamento di codici diversi è pressochè inevitabile. Poi ovviamente ognuno sceglie le proprie fonti.
Il disco è uscito in digitale insieme alla pubblicazione di un bellissimo video diretto da Mauro Talamonti. Dancefloor, donne, sensualità, musica, furia rock’n’roll: non c’è il rischio di cadere nei cliché?
Certo che sì, ma a noi piace giocare con i cliché, nella musica e nei testi, come nei video. Anche se utilizzare elementi così abusati in un video può essere rischioso, proprio perchè sono elementi semplici e comuni. Ne parlavamo a proposito con il regista Mauro Talamonti. In realtà la discussione verteva sulla cucina e di come un piatto apparentemente semplice come gli spaghetti aglio, olio e peperoncino sia in realtà un campo di prova per i migliori chef: pochi ingredienti, così comuni, li metti insieme ed è fatta. Sembra facile, ma non lo è: tutti i cuochi sono capaci a mandarti in orgasmo le papille gustative col tartufo bianco, ma fartelo avere con l’aglio è prerogativa solo dei migliori. Comunque, qualche giorno dopo questa discussione culinaria, il buon Mauro ci telefona con l’idea per il video che avete visto. Crediamo che sia stato il suo modo di lasciar intendere al mondo la sua statura di grande chef. Di sicuro, a noi il video è piaciuto.
Le “quaglie” sono tre, ma da inizio anno avete una musicista in più nei live. Cosa farete in quattro che in tre non potevate fare? (no doppi sensi…)
Gli arrangiamenti dei brani di Atomic Rendez-vous sono pensati per quattro strumenti: batteria, basso, chitarra e sintetizzatori, e quindi per riprodurne il sound nei live abbiamo bisogno di otto mani. A differenza del passato, poi, volevamo avere più libertà: prima le tastiere erano suonate da Jacopo e Salvatore, ma ormai erano trincerati dietro gli strumenti. E comunque, con una ragazza sul palco scongiuriamo il rischio di essere una boyband!
A quando l’uscita fisica del disco? I vostri prossimi impegni?
Il disco uscirà in formato “classico”, cioè cd e vinile, in autunno. Contemporaneamente cominceranno i nostri impegni live con un piccolo tour di presentazione dell’album: ci vedrete in autunno in Francia, Germania e un po’ anche in Italia. Nell’immediato, per non perdere l’allenamento, abbiamo due date in luglio: l’11 luglio a Torino al Bunker in occasione dell’EdisonBox Fest (il festival della nostra casa/etichetta) e il 23 luglio a Cuneo, all’ormai storico Festival Nuvolari.