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Il nuovo post-rock impegnato: intervista a Hazel Wilde (Lanterns on the lake)

Si può comporre musica sperimentale senza trascurare gli effetti devastanti della crisi economica sulle nostre vite? In pratica è possibile creare una musica che segua le orme di gruppi come i Mogwai e i Ride ed allo stesso tempo capace di testi specchio della precarietà sociale che ha sconvolto le nostre città. Con Until The Colours Run ai Lanterns on the lake è riuscito facile mettere in atto quest’attitudine perché non vivono di sola musica, devono avere anche un secondo lavoro. LostHighways ha voluto assolutamente intervistare questa band che non ha la spocchia delle next big thing made in UK.  Da Newcastle con passione.

Quali sono le principali differenze tra Until the colours run e i vostri precedenti lavori?
A livello di suono direi che è più ricco e più vivo di colori rispetto a Gracious Tide. C’è più spazio e meno rumore, suona potente in spazi aperti, è un disco che ha dinamica in questo senso. Le canzoni di Gracious Tide furono scritte per lo più in modo frammentato, il loro sviluppo compositivo è avvenuto per addizione di parti durante le registrazioni. Questo era dovuto al fatto che eravamo vincolati dalle nostre giornate lavorative e per guadagnare tempo potevamo registrare le nostre parti soliste a casa nei ritagli di tempo libero. Uno dei nostri principali obiettivi in questo album è stato quello di riuscire a scriverlo e registrarlo insieme come collettivo e ci siamo ritrovati a ideare le canzoni nel giro di un mese o giù di lì nella nostra sala prove. Ecco, potevamo sviluppare le canzoni in un ambiente più “live” rispetto al passato. Quando l’abbiamo registrato, abbiamo voluto soprattutto catturare quell’energia che si era manifestata quando stavamo componendo le canzoni e così la maggior parte di questo disco è stata registrata come se fosse un possibile “live”.

Dichiarate di aver caricato il vostro songwriting di esperienze emozionali e politiche…
Sì, credo che il disco sia denso di questi contenuti, nel clima sociale attuale è inevitabile che influenzi la tua esperienza e quindi anche la tua scrittura di brani. Molte persone, giovani e meno giovani, stanno diventando più impegnati a livello politico in  una scala a cui forse in Occidente non eravamo abituati. Questo disco porta con sè il peso di questa situazione. Direi d’altra parte che è il riflesso proprio di una scrittura più emozionale e personale, paradossalmente.

Mi volete parlare del primo singolo Another Tale From Another English Town?
Penso che possa essere considerato un ponte evidente tra Gracious Tide e Until The Colours Run. Le parole sono un esempio della tematica sociale di cui abbiamo parlato prima. Per noi del nord-est dell’Inghilterra è stato forte l’effetto delle perdite di posti di lavoro e dei tagli che il nostro governo ha messo in ato. Quel contesto è stato imprescindibile per noi che stavamo lavorando al disco, assolutamente influenzato da quest’esperienza.

Il vostro suono può essere definito come un rock sinfonico con attitudine folk. Ci sono delle particolari band che hanno ispirato la vostra musica?
Siamo spesso sorpresi dalle similitudini con certe band che i critici ci attaccano addosso, molto spesso non sono le band che veramente ci hanno influenzato. Direi che c’è una grande miscela di influenze sui Lanterns On the Lake, da band e artisti con i quali siamo cresciuti: The Verve, Bob Dylan, The Cure, Mogwai, solo per citarne alcuni.

Quanto è importante la presenza del violino nella vostra musica?
Altrettanto importante come qualsiasi altro strumento. Gracious Tide è stato un disco pesantemente basato sul violino ed è stato molto frutto del modo in cui è stato registrato. Speriamo che abbiamo  raggiunto più equilibrio tra gli strumenti nell’ultimo lavoro.

Avete aperto alcune date dell’ultimo tour degli Explosion in the Sky. Come è stata quest’esperienza?
Noi siamo sempre stati dei loro grossi fan e quindi avere la possibilità di aprire i loro concerti e vederli suonare ogni sera è stato veramente emozionante.

Quale canzone vi piace di suonare live e perchè?
Tricks dal vivo, ti fa sentire bene suonarla.

Quanto è difficile produrre un album con un approccio indie rispetto a quello mainstream?
È molto difficile. Soprattutto se non si dispone di molto denaro e di strumenti per la registrazione. Anche se siamo riusciti a prendere in prestito un paio di microfoni e abbiamo trovato una sala per registrare in un mese, l’esperienza è stata molto più difficile di quanto lo sarebbe stata in uno studio. Abbiamo “aiutato” questo album utilizzando un computer portatile e Paul, il nostro chitarrista, l’ha prodotto.

Credo che la vostra musica sia veramente perfetta per essere  la colonna sonora di un film. C’è un regista con il quale vi piacerebbe collaborare in tal senso?
Sì, saremmo assolutamente lieti di collaborare a un film e di fornire una colonna sonora. Amiamo i lavori di Vincent Moon… il suo mondo di sogno, fare qualcosa con lui sarebbe fantastico.

Another tale from Another English town – video ufficiale

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