L’Oroscopo Speciale – Samuele Bersani

Cristiano D’Anna Recensioni, Yesterday Roads Lascia un commento

Ho rimesso ordine nei miei dischi.E’ un qualcosa che andrebbe fatto a cadenza regolare. Non per tenerli puliti o per sistemarli nell’ordine preferito (da quando vidi il film Alta Fedeltà ho sempre provato a sistemarli in ordine “autobiografico” ma non ci sono mai riuscito), non per spolverarli, non per fare qualcosa un pomeriggio di domenica. Bisognerebbe farlo a cadenza regolare perché alcuni dischi si dimenticano, magari ci piacciono da morire ma, stranamente, si dimenticano e allora, ritrovarseli tra le mani ci spinge a riascoltarli. Mi è capitato spesso e ancora una volta domenica scorsa. Il disco che avevo dimenticato è L’oroscopo Speciale di Samuele Bersani. Al tempo lo presi per curiosità, perché ero attratto dalle sonorità acustiche e dai testi di questo eccezionale cantautore nostrano troppe volte sottovalutato. Adorai questo disco alla follia e poi lo misi via, col tempo l’avevo davvero rimosso. Un peccato di cui renderò conto nel paradiso degli Appassionati di Musica perché questo è veramente un gran bel disco. Bersani riesce a sposare la delicatezza delle musiche, delle note della chitarra e del pianoforte che si intrecciano in qualcosa che non è mai troppo complesso o troppo semplice ma comunque ricercato, con i testi poetici e spesso ermetici di cui questo disco è pieno. Perché, a detta di chi scrive, sono i testi che la fanno da padrone ne L’Oroscopo Speciale. L’intero album è pervaso da un sublime senso di ironia che si palesa nel verso e nella licenza poetica, in alcune cadenze del cantato che sembrano slegate dal senso della canzone. Qualche esempio? Morelli Mirko: “E’ tutto il giorno che canto / Una canzone che fa”, e qui l’ascoltatore si aspetta un vocalizzo che segua la musica, invece la canzone riprende con: “cagare infatti ho pianto / Per la difficoltà / A dimenticarne il testo”. Ecco l’esempio tipico della metrica di Bersani, una metrica che si incastra perfettamente su dei testi spiazzanti e spesso irriverenti, simpatici o trasognati. Ci sono davvero tutte le tonalità della nostalgia e dell’irrequietudine in questo lavoro.
L’apertura è afidata a Il Pescatore Di Asterischi, di una tenerezza stupenda da subito (“C’è un quaderno che nascondo / ma non ho mai scritto cosa sei per me / perché è facile, tu mi leggi dentro / io no”) e arriva alla magica conclusione di Replay, ma le otto tracce che si dipanano fra la prima e l’ultima sono indimenticabili. Non ce n’è una che passi inosservata. Morelli Mirko è forse la più acida, dove si esplicita quasi il senso di inutilità delle cose superflue. La titletrack ha un arpeggio di chitarra acustica che da solo vale l’acquisto dell’album. Perché è difficile? No, perché è semplice e incisivo, delicato e sognante.
Nella bellissima Non Portarmi Via Il Nome viene da sorridere quando lui si descrive bambino che confondeva Sandokan con “un eroe del Cile Libero o con una stella del calcio”. E poi ecco arrivare Lunedì, ipnotica e quasi onirica, la surreale Il Fossile, e poi la famosissima Chiedimi se sono felice, usata nell’omonimo film (insieme a Replay)del noto trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo. E se in Slavia fa la sua comparsa una chitarra elettrica, la frase iniziale “siano fiamme dell’inferno / a riscaldare il nostro inverno”, così come l’intera canzone, risulta quasi amara nel testo e nel significato che si può leggere nel titolo e nelle parole. Ma c’è anche posto per la nostalgia e il rimpianto in Isola prima di arrivare al capolavoro di Bersani, quella Replay che potrebbe benissimo essere accostata alle pietre miliari del nostro cantautorato.
Un disco perfetto e incantevole, che andrebbe ascoltato e conservato gelosamente. Talmente leggero e delicato che è facile farselo scorrere addosso e allora bisogna riascoltarlo una seconda volta per apprezzarne il suo senso di pace. La bellezza della discrezione.